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Resto del Carlino: «Sperimentazione finita Il modello emiliano è realtà»

Manzini: Entro l’anno avremo più poteri sull’offerta formativa’

09/09/2006
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Il Resto del Carlino

‘di GERARDO BOMBONATO

— BOLOGNA —
I MALI DI SEMPRE. L’anno scolastico partirà anche «in modo tranquillo», come sostiene il direttore dell’Ufficio scolastico regionale, ma i buchi neri restano quelli di sempre: pochi soldi e insegnanti insufficienti. E, in aggiunta, una riforma appena varata che non vedrà mai la luce perché i nuovi padroni del vapore hanno un’altra idea di scuola.
C’è molta confusione sotto il cielo...
«Non mancano i problemi — conferma il neo assessore regionale alla Scuola e alla formazione, Paola Manzini — e i mali della scuola non sono certo risolti solo perché è cambiato il governo. Aspettiamo la Finanziaria. Ma non c’è nessuna confusione, anzi abbiamo le idee molto chiare».
Fiduciosa, nonostante tutto?
«Bisogna sempre avere fiducia quando si comincia un’impresa. A maggior ragione quando le scelte vanno in una direzione che ritengo adeguata».
L’Emilia-Romagna è da sempre la più fiera oppositrice della riforma Moratti, ma ieri il consigliere di Forza Italia, Gianni Varani, ha sostenuto, cifre alla mano, che il modello alternativo emiliano si è rivelato un fallimento.
«Ognuno è libero di pensarla come crede, ma i dati in mio possesso sono un po’ diversi da quelli enunciati da Varani».
E cioè?
«Intanto l’anno a cui si riferisce il consigliere azzurro è il 2003, vale a dire il primo anno della legge Bastico. Qualche problema di rodaggio può anche esserci stato, ma già nel 2004 le cifre sono diverse: la percentuale di chi ha scelto il percorso integrato è salita dal 71,6% al 76,1; i bocciati nel solco tradizionale sono stati del 19,8%, quelli del canale integrato il 17,6%. E così pure per gli abbandoni scolastici: 8,6% nel tradizionale, 6,3 nell’integrato. Ricordo che la media emiliana è inferiore a quella nazionale».
Ne consegue?
«Beh, la mia valutazione è semmai opposta a quella da lui indicata. Varani parla di respinti nei percorsi integrati al 28,2% contro il 25,6%. A me risulta il 19,5% nel tradizionale e il 21,8% nell’integrato. Non vorrei che avesse scambiato i dati».
Andiamo oltre alla ‘guerra di cifre’, l’obiettivo è ridurre queste percentuali. Come si interviene?
«Fermo restando che è legittimo considerare sbagliate le scelte della giunta, io dico: ‘Ragioniamo insieme e discutiamo’. Al di là dei dati auspico su tutto un confronto pacato e sereno».
Per arrivare a...?
«Io noto una crescita della domanda di percorsi integrati che ora viene anche dai licei. Dobbiamo valutare se allargare questa sperimentazione e darle stabilità».
E quando accadrà?
«E’ la riflessione necessaria per varare il prossimo piano triennale di programmazione. Lo faremo dialogando con tutte le forze del mondo della scuola, con i partiti. Sarà oggetto di approfondimento da parte di tutti».
Ottimista, dunque?
«Attento. Io non dico: ‘Andiamo bene’. Io dico: ‘Andiamo meglio’. Il che che non significa che ci sia ancora molto da lavorare e da intervenire su alcuni tipi di scuola: professionali in testa».
Concorda con l’analisi fatta ieri sul Carlino dalla direttrice Lucrezia Stellacci?
«Mi sembra abbia tracciato un quadro abbastanza realistico. Stellacci ha dato conto di alcune novità importanti come le scelte confortanti sugli organici di fatto, anche se non di diritto, sugli insegnanti di sostegno, sul tempo pieno e sulle nuove classi. Restano aperti i nodi del precariato e delle materne. Mi auguro siano oggetto di riverifica, ma soprattuto spero che vengano date gambe alla riforma costituzionale del Titolo V».
Dopo sei anni...
«Il documento c’è e a fine settembre è in programma un tavolo Regioni-Governo per varare l’accordo quadro col Ministero. Finalmente il potere di programmazione dell’offerta formativa delle Regioni si coniugherà con la possibilitò di redistribuire il personale. Un passo decisivo».