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U nità-Bologna-Scuole materne, arrivano solo 46 maestre

Ieri la comunicazione dal ministero. Ma non bastano e i sindacati propongono un intervento degli Enti locali per assumerne altrettanti. Il rebus dell'assegnazione in regione Scuole materne, arr...

05/11/2004
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l'Unità

Ieri la comunicazione dal ministero. Ma non bastano e i sindacati propongono un intervento degli Enti locali per assumerne altrettanti. Il rebus dell'assegnazione in regione

Scuole materne, arrivano solo 46 maestre

BOLOGNA Quella che si è aperta ieri, per la scuola dell'Emilia Romagna rischia di essere una guerra tra poveri. Sono infatti arrivati i 46 docenti in più per le materne, da tempi promessi dal ministero dopo le forti mobilitazioni regionali, in difesa degli oltre 2500 bambini rimasti senza scuola dell'infanzia. La Direzione scolastica regionale di Lucrezia Stellacci prevede una ripartizione che assegna 12 docenti a Bologna, 12 a Modena, 5 a Piacenza, 4 a Ferrara, 3 a Reggio Emilia così come a Rimini e a Parma, 2 infine a Ravenna come a Forlì-Cesena.

Ma i criteri che Stellacci propone ai Csa (gli ex provveditorati) per l'ulteriore suddivisione all'interno delle province tra i diversi Comuni, hanno già provocato la reazione dei sindacati. Mentre resta da vedere cosa avranno da dire in proposito gli stessi municipi. "Nell'assegnazione dei posti - spiega Stellacci - terremo conto delle priorità, sia in termini di completamento che di istituzione di nuove sezioni, presentateci dai Csa della regione, e dagli Enti locali". L'obiettivo è "cercare di dare risposta alle domande di servizio rimaste inevase". Un compito arduo, ricordano subito Cgil, Cisl e Uil regionali. Perché "in regione c'è bisogno di 100 nuove sezioni di materna, e di portare a tempo pieno 63 sezioni di tempo parziale". Numeri che si traducono in un fabbisogno di "263 docenti, a cui si sommano gli insegnanti di sostegno e le dade necessari". Un punto importante, questo della sproporzione tra quanto serve e quanto invece è stato 'concesso': da qui parte il ragionamento dei sindacati, secondo cui i 46 docenti devono 'di fatto' raddoppiare.
Stellacci sembra venire loro incontro, quando dice che "abbiamo accolto la loro proposta di assegnare in prima battuta i posti alle realtà in cui il Comune si è dimostrato disponibile a intervenire simultaneamente con proprie risorse per completare l'orario delle sezioni che andremo ad attivare per la sola mattina. O per affiancare le nuove sezioni statali con nuove sezioni comunali". Dunque verrebbero privilegiati quei territori che accetteranno di pagare i docenti necessari a tenere aperta la materna al pomeriggio, mentre la mattina - dunque solo un orario ridotto - sarà garantita dallo Stato.
Ma "attenzione - avvertono i sindacati - noi abbiamo chiesto una cosa diversa. E cioé che si metta un insegnante statale solo nei Comuni disposti a mettere un insegnante comunale, oppure le risorse economiche necessarie per pagarlo". Che in questo secondo caso andrebbero assegnate direttamente alle scuole, che provvederebbero a chiamarli. Non per 'completare' una sezione, ma per 'raddoppiarla': se "con 46 docenti statali si fanno 23 sezioni, noi chiediamo che con 46 insegnanti e altrettante risorse comunali o provinciali si facciano 46 sezioni in più, tra statali e comunali". In questo modo oltretutto, sottolineano Cgil, Cisl e Uil, si avrebbe la garanzia che i Comuni assumano dei docenti (dalle graduatorie dei precari), "senza fare ricorso ad appalti esterni" per un servizio che sarebbe di "semplice" doposcuola". Ora Stellacci dovrebbe sentire Csa, l'Anci (l'associazione dei comuni) e gli assessori provinciali per discuterne. E tra qualche giorno si dovrebbe avere una 'fotografia' definitiva della situazione delle materne in regione.