Una serata tra riflessioni e spettacolo «Ma per favore, non chiamatela festa»
"Sul precariato si cambia musica", è il titolo della serata organizzata dalla FLC CGIL che si è svolta a Catania.
Di Alessandra Belfiore
«Non chiamatela festa. Per i precari non c'è proprio niente da festeggiare». È lapidaria, a scanso di equivoci, Antonella Distefano, segretaria generale dell'Flc Cgil Catania, ideatrice, insieme alla prof. Giovanna Nastasi, referente del Coordinamento precari Flc, della manifestazione "Sul precariato si cambia musica", condotta dal Roberta Lunghi, lunedì sera al Cortile Platamone, alla presenza di associazioni di volontariato della realtà catanese e di artisti del calibro di Luca Madonia o Matteo Amantia.
«Il nostro - continua la Distefano - ha voluto essere un modo per focalizzare l'attenzione sul dramma comune del precariato - comune non solo alla scuola o all'università, ma a tutti i comparti occupazionali -, utilizzando linguaggi diversi. I linguaggi della musica e dell'arte, innanzitutto, per coinvolgere quanto più possibile la cosiddetta società civile. Un messaggio di ribellione all'attuale situazione non solo catanese, ma nazionale, può passare anche attraverso le parole di un cantante o di un musicista. I precari della conoscenza devono trovare un'unione d'intenti con il resto dei lavoratori e degli uomini che si trovano nella medesima condizione».
«La condizione è generalmente critica a Catania - chiosa Angelo Villari, segretario generale della Camera del lavoro - e lo è anche per insegnanti e ricercatori, privi di certezze per il futuro. Il dramma è che purtroppo, ormai, la precarietà è diventata una sorta di stabilità».
Da condizioni come quella della prof. Anna Maria Taccetta, docente di matematica e precaria da 14 anni: «Sono quinta in graduatoria e dall'era Gelmini in poi, nonostante la mia ottima posizione, rischio ogni anno di non prendere la supplenza annuale. È assurdo e incredibile». Così come ha dell'incredibile, oltre che dell'illogico, anche il fatto di riconvertire i docenti in esubero sul sostegno, come ricorda la prof. Lucia Chisari: «E dove andranno a finire la professionalità e l'esperienza? Il sostegno non può trasformarsi in un ammortizzatore sociale, a danno dei soggetti più deboli della società, e dei precari che già da anni occupano quei posti».
La lista di testimonianze sarebbe troppo lunga, e da nord a sud, da est a ovest, i disagi da quattro anni a questa parte, sono i medesimi e minacciano, semmai, non di diminuire ma di aumentare ulteriormente: "Abbiamo ormai toccato il fondo del barile e la Sicilia è come sempre tra le regioni più penalizzate - interviene Giusto Scozzaro, segretario generale Flc Sicilia - Proprio in una terra in cui si dovrebbe maggiormente investire sulla scuola e sulla formazione, quest'anno ci ritroveremo con quasi 400 posti in meno, anche a causa di un calo demografico che non giustifica comunque questi numeri". «Il governo Monti e le posizioni adottate dal Ministro Profumo sono assolutamente deludenti - aggiunge Mimmo Pantaleo, segretario generale dell'Flc nazionale - Sia il Tfa sia il concorsone ci lasciano assai perplessi. I posti non ci sono e al concorso, a fronte di sole 10.000 cattedre, parteciperebbero oltre 300.000 candidati. Lo stesso dicasi per la situazione in cui gravitano i precari dell'Afam e i precari dell'università, la quale vede un blocco totale del reclutamento e, come è noto, il superamento della figura del ricercatore a tempo indeterminato. L'università italiana ha bisogno di una seria operazione di svecchiamento. E lo svecchiamento è possibile soltanto a partire dalla stabilizzazione del precariato». Insomma, restando in tema con la serata, la "musica" per la scuola e la ricerca, è da anni sempre la stessa. E l'anno scolastico che verrà camminerà ancora sul solco del precedente.