Unità/Bologna: «Famiglie umiliate con le nuove regole per gli alunni disabili»
non sarà solo una pratica molto umiliante per le famiglie e l’alunno, molti eviteranno la Commissione. Ad esempio le famiglie straniere che si troveranno di fronte ad un’imponente macchina burocratica».
Cristiana Calà lavora da 18 anni come docente di sostegno. Nella sua scuola bolognese, quasi quattro alunni disabili su cinque rischiano di perdere il certificato.
Quali saranno le conseguenze dei nuovi criteri di certificazione?
«I ragazzi avranno un marchio di disabilità a vita. Chi invece perderà il certificato, nel migliore dei casi sarà segnalato alla scuola, nel peggiore sarà lasciato solo. La maggior parte dei disabili nelle nostre scuole soffre dei disturbi evolutivi specifici delle abilità scolastiche, quelli che sono stati cancellati dalla lista: la dislessia, le difficoltà nella lettura e nella scrittura, il disagio sociale. Insomma, tutti quegli alunni che, se seguiti ed aiutati, possono migliorare, anche a livello didattico, e condurre una vita normalissima».
Ci può fare un esempio?
«Quest’anno ho seguito una ragazza kosovara. La sua famiglia ha un disagio sociale, sono profughi, hanno vissuto la guerra. È stata seguita e ha fatto un miglioramento enorme, non solo nell’inserimento all’interno della classe, nella socializzazione con i suoi compagni; anche a livello didattico. Dal prossimo anno, rischia di perdere il certificato, annullando così il prezioso lavoro che ha fatto quest’anno. Anche perché la famiglia fa fatica a seguirla, a capire le pratiche burocratiche e difficilmente sarà accompagnata davanti alla Commissione. Diventerà un’invisibile sui banchi e le sue difficoltà potrebbero aumentare».
E per gli insegnanti cosa cambierà? «Come potremo lavorare in modo sereno e produttivo in classi di 25 alunni, con ragazzi stranieri, disabili certificati, altri segnalati, senza il supporto del docente di sostegno e dell’educatore? Non dimentichiamoci poi che in questo modo molti insegnanti di sostegno, anche di ruolo, perderanno posto nella sede di titolarità, mandando in frantumi la continuità didattica. È importante per gli studenti, soprattutto quelli disabili, avere un punto di riferimento. Poi c’è il problema degli organici: noi li facciamo ad aprile, ma le Commissioni finiranno i lavori verso settembre-ottobre».
Come funzionano le nuove commissioni?
«Prima era il neuropsichiatra a valutare gli alunni, sulla base delle informazioni raccolte dall’insegnante di sostegno, dall’educatore e dalla famiglia. Ora le commissioni sono formate dal neurospischiatra, il medico legale e la famiglia. L’alunno deve sottoporsi a dei test, per poi ricevere il certificato. Non saranno quindi più valutati i singoli casi e chi ha disturbi come quelli dell’apprendimento, a distanza di pochi mesi, non ha più quella disabilità. È molto grave: non sarà solo una pratica molto umiliante per le famiglie e l’alunno, a mio avviso molti eviteranno la Commissione. Penso ad esempio alle famiglie straniere che si troveranno di fronte ad un’imponente macchina burocratica».