Unità/Bologna: Parla il pedagogista: «Non si mortifica così il tempo pieno» di C.A.
Franco Frabboni: «Quella della Gelmini è una controriforma, condivido il grido d’allarme lanciato dall’assessore. Si cancella un modello di scuola che è stato premiato in tutta Europa» -
Quella della ministra Gelmini è una controriforma, non una riforma, per questo condivido e appoggio l’«urlo» di Munch dell’assessore Simona Lembi». Questa l’opinione di Franco Frabboni, pedagogista già preside del corso di laurea in scienze della Formazione, oggi a capo del Cire, Centro interdipartimentale di ricerche educative. «Mi pare che il settore scuola in Italia sia intimidito dalle operazioni della Gelmini, per questo saluto con piacere l’assessore Lembi che prende in mano il megafono ricordando che la scuola è un pezzo importante della città», aggiunge Frabboni. Che insiste nel definire «controriforma» il “disegno” della ministra Maristella Gelmini. Viste in quest’ottica, secondo Frabboni, le difficoltà di riapertura della scuola sono «coerenti con la controriforma». È evidente, infatti, per il pedagogista, che la Gelmini stia «gambizzando» la scuola pubblica adottando una visione molto «vicina a quella che era di Bush qualche anno fa e che Obama si è subito impegnato a smantellare». Di fatto, la «miniaturizzazione» della scuola pubblica per costruire un «sistema di scuola privata laica a pagamento dove il servizio risponde alla domanda individuale». Si tratta, in sostanza, di una «privatizzazione interna alla scuola pubblica». Va da sè che tutte queste operazioni si portano dietro un’incapacità di programmazione. Mentre, oggi, «è necessario rispondere alle domande delle famiglie. come ha sottolineato l’assessore Lembi. Sia per ciò che riguarda la scuola dell’infanzia, quella di fine 900 italiana, «medagliata in tutta Europa», sia per ciò che inerisce il tempo pieno. «Il modello bolognese, quello di Bruno Ciari, è guardato con stima in tutto il mondo, la sua fama è arrivata addirittura in Thailandia». Certo, «non è un modello di marmo: lo si può ridefinire e ridisegnare in linea con le richieste e le ricerche più recenti ma è ormai un’esigenza sociale». Il tempo pieno bolognese, aggiunge Frabboni, «è stato un apripista per altre realtà italiane, è una bandiera della nostra Università la cui conoscenza viene trasmessa agli studenti come un punto fondamentale da padroneggiare». Non può quindi essere così «mortificato».
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