Unità/Bologna: Scuola-parcheggio anziché tempo pieno, periferie a rischio»
Al Pilastro i tagli all’organico stravolgono il volto e le possibilità di istituti di frontiera Sparisce l’alfabetizzazione nonostante sia straniero il 70% degli alunni. Appello agli enti locali
ADRIANA COMASCHI
Il tempo pieno offerto quest’anno alle famiglie? «Un equivoco, su cui il ministro Gelmini ha barato». Le ore di mensa per chi ha chiesto il tempo scuola normale? Coperte a fatica e l’idea - già ventilata dalle famiglie dell’Ic 1 alla Barca - di pagare un educatore non passa, si teme che molti non potrebbero permetterselo. Le medie? Messe peggio delle elementari, «nessuno ne parla ma gli insegnamenti vengono spezzettati in modo mostruoso».
BADANTAGGIO, NON TEMPO PIENO
Cronache di un disastro annunciato nella periferia bolognese. L’istituto comprensivo 11 accoglie 860 bimbi del quartiere S.Donato, Pilastro compreso, dalle materne alla media, tre le elementari. In questo microcosmo da sempre cartina di tornasole della vitalità della scuola bolognese i tagli del governo si sono abbattuti in due tempi: via una cattedra in organico di diritto, via un’altra con quello di fatto. Risultato, la dirigente Maria Amigoni ha dovuto annunciare ai genitori che «io il tempo pieno non lo assicuro a nessuno, cercherò di salvaguardare le ultime classi ma non è detto. E comunque saranno tutte ore di lezione, una sorta di ‘badantaggio’, niente a che vedere con il tempo pieno». Addio quindi alle altre attività come l’alfabetizzazione, nonostante quasi il 40% degli alunni sia di origine straniera (percentuale che sale sopra il 70% nei tre plessi del Pilastro).
Addio alle uscite e ai laboratori di teatro ed espressività in un territorio dove il disagio sociale abbonda e non tutti possono sostenere la spesa di corsi extrascolastici. Una differenza sostanziale rispetto al passato, che però «non tutti i genitori colgono» perché guardano solo al numero di ore. Non va meglio ha chi ha chiesto le 33 ore, e sono tanti, «praticamente tutte le 6 classi ovvero i 120 bambini delle don Minzoni»: a garantirle, con l’organico assegnato dal ministero, si arriva solo strappando docenti alle compresenze del tempo pieno. L’idea che possano essere i genitori a pagare un educatore per queste ore (come pure sono disposte a fare le famiglie dell’Ic 1) non è ancora stata discussa e comunque non risolverebbe il problema. «Che facciamo con le famiglie che non se lo possono permettere, rimandiamo i loro figli a casa? - si chiede angosciata la preside - Pensiamo a cosa succederà nelle estreme periferie, dove si accumulano bassi redditi e difficoltà sociali. E comunque anche le ore di mensa dovrebbero essere un momento educativo», dunque a carico della scuola. E ancora, «ci mancano 8 ore di insegnamento dell’inglese ma confido che ci daranno le forze per coprirle, sono materia d’obbligo quindi - avverte la preside - su queste il ministro non potrà barare». Diversi ma ugualmente «drammatici» i problemi in vista alla media: complice il fatto che la scuola è piccola gli insegnamenti verranno coperti con tanti spezzoni, «ma così i docenti cambieranno troppo spesso e verranno a mancare i punti di riferimento».
L’APPELLO AGLI ENTI LOCALI
Anche Amigoni venerdì sfilerà davanti all’assessore comunale alla Scuola Simona Lembi. A cui, come già il dirigente dell’Ic 1, chiede aiuto soprattutto «per coinvolgere la politica in questa battaglia». Un ragionamento portato avanti anche in provincia. «Con il municipio il contatto è quotidiano - racconta ad esempio Valerio Armaroli, docente dell’Ic di Calderara -. Non pensiamo tanto un aiuto economico quanto a una pressione degli enti locali per farci ottenere quello che ci era stato promesso». Come quel posto di inglese, già assegnato al suo Ic a maggio e tolto a sorpresa nell’organico di fatto. Per coprirlo si sono tolte ore al tempo pieno, e dire che «da noi sono cresciuti sia gli iscritti sia la richiesta delle 40 ore, le vuole l’80% dei nostri 650 alunni delle elementari: l’anno scorso avevamo 3 classi a tempo pieno, ce ne hanno chieste 5 ma con quest’organico riusciamo a garantirne solo 2, arriviamo a 3 grazie all’uso delle compresenze». E rinunciando dunque, precisa Armaroli, «a gite, uscite didattiche, teatro». Ovvio che a risentirne saranno i bimbi con maggiori difficoltà a scuola, non necessariamente stranieri.
Dall’istituto comprensivo 11 del quartiere S.Donato a quello di Calderara: alle elementari cancellate gite, laboratori, teatro. Alle medie girandola di docenti. Appello agli enti locali: fate pressioni sul governo.