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Unità-Invasioni Barbariche e Flessibilità

Invasioni Barbariche e Flessibilità Laura DIRITTI NEGATI di Luigi Cancrini Caro professor Cancrini, avrei bisogno di 200 euro in prestito per sopravvivere fino a quando avrò...

29/06/2004
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l'Unità

Invasioni Barbariche e Flessibilità

Laura

DIRITTI NEGATI di Luigi Cancrini

Caro professor Cancrini,
avrei bisogno di 200 euro in prestito per sopravvivere fino a quando avrò il compenso per una co.co.co. di alcune ore. Il fatto è che devo pagarmi i treni e i mezzi pubblici per arrivare in stazione e gli abbonamenti costano troppo per me che sono rimasta disoccupata per mesi, spendendo tutto quel che avevo da parte dei mesi di lavoro dell'anno precedente (13.000 euro lordi), vivendo a Milano dove solo d'affitto ne pago al mese 500. Come ho fatto a camparci? Comprando i prodotti alimentari più scadenti, saltando qualche pranzo. Dal Centro per l'Impiego non ho avuto nessun lavoro, fino a adesso. Il mio cv è piuttosto bello, su tanto di formato europeo.... ma ho 53 anni. So bene che a sinistra si sostenne la Smuraglia, perciò ho dei dubbi che la sinistra possa cambiare qualcosa della Legge 30 in questo senso.

La cosa che più mi colpisce in una lettera come questa è la assoluta banalità del dramma che in essa viene denunciato. Protetta da leggi promulgate all'interno di una Repubblica che si dice fondata sui valori del lavoro, la situazione di Laura è una situazione perfettamente legale. È il risultato concreto e tangibile di tutti quei discorsi sulla flessibilità che tanto piacciono agli ospiti dei salotti televisivi. Propone in modo semplice e diretto le conseguenze di uno squilibrio sociale che le sciocchezze della destra (da Tremonti a Fini, da Maroni all'unto del Signore) stanno portando oltre i limiti della sostenibilità.
C'erano una volta i sindacati. C'era una volta lo statuto dei lavoratori. C'era una volta l'art. 18. Improteggibili dal sindacato e dai tribunali amministrativi, i nuovi assunti come co.co.co o come lavoratori il cui posto di lavoro viene inserito in un progetto si trovano, di fatto, in una situazione non tutelata e non tutelabile del tutto simile, dal punto di vista formale, a quella degli operai che cominciavano ad associarsi, nella seconda metà dell'800, per essere difesi, come soggetti in grado di assumere decisioni (di partecipare alla costruzione delle decisioni) in quello che era allora il "libero" mercato del lavoro. Ai tempi di quello che Hobsbawn avrebbe definito un secolo dopo "il trionfo del capitale", quando l'accumulazione e la crescita delle imprese venivano presentate e vissute come la prova concreta e tangibile di quei "destini grandi e progressivi" dell'umanità su cui ironizzava da Recanati Giacomo Leopardi. Immolando sull'altare di una ricchezza per pochi le vittime di un grandioso sacrificio umano: gli operai, le loro donne ed i loro figli.
Esagerazioni? Può darsi. Difficile non restare scossi, tuttavia, da un dramma come quello proposto da Laura che dovrebbe scorrere in sovrimpressione da Vespa, forse, mentre Berlusconi promette ai suoi amici una diminuzione delle tasse. La società occidentale è cambiata, certo, e perché la situazione di Laura è molto differente, comunque, da quella degli operai di cui ci parlava Engels nel 1844. Quello che non mi sembra diverso, tuttavia, è il dislivello nella distribuzione del potere fra chi ha di più e chi ha di meno, fra chi è rappresentato e tutelato e chi non lo è. All'interno di una società che è ingiusta sostanzialmente nello stesso modo e per le stesse ragioni nella misura in cui impedisce all'operaio di allora e alla Laura di oggi di sentirsi e di essere liberi: dignitosamente e ragionevolmente liberi di vivere la propria vita.
Toscana, 2004. Un collega che è medico del lavoro parla del senegalese di 24 anni ucciso, nella conceria di una regione ricca e colta di un paese fra i più "avanzati" del mondo, dai vapori che salgono dalle macchine con cui lavorava. Spiega, il medico, che questo moderno martire del "progresso" lavorava lì da quattro giorni, che il suo contratto ne prevedeva altri cinque e che nessun padrone è ovviamente tenuto a preoccuparsi, per un contratto di nove giorni, di una formazione professionale e dell'insegnamento di quelle che dovrebbero essere le precauzioni da prendere quando si fa un lavoro oggettivamente pericoloso. È una legge dello Stato, tuttavia, la legge 30 (quella che da destra viene attribuita impropriamente a Biagi) quella che rende regolare e dunque non perseguibile la morte di questi ragazzi venuti a cercare lavoro e fortuna in Italia, spiega il medico, perché la legge Treu escludeva i lavori pericolosi da questo tipo di contratti e perché è la legge 30 quella che ha abolito una limitazione ritenuta non compatibile con quel bisogno di flessibilità di cui in troppi parlano oggi senza sapere bene quello che dicono.
Quello che vorrei dirti dunque, cara Laura, non è solo quanto io sia d'accordo con te e con la tua denuncia. Segnalandoti, nello stesso tempo, il filo rosso del ragionamento che lega il dato relativo ai due morti al giorno sul lavoro in Italia e quello relativo ai diversi milioni di giovani e di meno giovani sfruttati ai sensi di una legge da abolire al più presto ad una visione del mondo fondata solo sul profitto di chi non rischia nulla. A quella visione del mondo che ispira oggi un po' dappertutto le politiche dei neoconservatori e, in Italia, gli errori e gli orrori della "casa delle libertà". Rendendo chiaro per tutti quanto sia necessaria e urgente una riflessione seria e forte della sinistra, italiana ed europea, sui temi e sui danni di quella che viene proposta come flessibilità.
Sapendo che quello che corriamo oggi non è più soltanto il rischio di un indebolirsi delle prospettive riformatrici: è il rischio inaccettabile di un ritorno a un tempo di barbarie che credevamo per sempre superato.