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Unità: L’Aquila, apre la scuola ma è a 150 chilometri

E la normalità è al di là da venire a L’Aquila.Anche se gli sforzi sono stati tanti. E i professori e gli studenti ce l’hanno messa tutta per animare con una presenza massiccia, al di là delle più ottimistiche previsioni, le aule nei prefabbricati e quelle recuperate alla furia del terremoto

22/09/2009
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l'Unità

di Marcella Ciarnelli

Primo giorno d’autunno. E sembra già inverno con tutta l’acqua che viene giù.Mada queste parti pare sia normale. Anche la nebbia. Primo giorno di scuola. E la normalità è al di là da venire a L’Aquila.Anche se gli sforzi sono stati tanti. E i professori e gli studenti ce l’hanno messa tutta per animare con una presenza massiccia, al di là delle più ottimistiche previsioni, le aule nei prefabbricati e quelle recuperate alla furia del terremoto. Pochi assenti in una giornata che segna un piccolo passo verso la rinascita. Eppure, e questo è il grande problema, per arrivare a scuola dagli alberghi e i residence sulla costa in tanti si sono dovuti mettere in viaggio alle sei della mattina «senza colazione ». Dopo un paio d’ore in pullman, ed anche di più perché il traffico ha stretto in una morsa le poche strade di accesso a scuole ed istituti, e figurarsi cosa succederà quando tutti riapriranno, ecco banchi e cattedre. I vecchi amici, un ritrovarsi che fa bene al cuore. Le lezioni e poi, di nuovo nei pullman per un ritorno faticoso a quel «tetto» sul mare che, sì è meglio di una tenda, ma è così lontano. E che ancora per mesi sarà l’unica abitazione possibile. Così sarà oggi, domani, e poi per settimane, mesi.
È normalità questa? Chissà se l’entusiasmo reggerà la prova di questa quotidiana transumanza o se alla fine qualcuno non preferirà chiedere un nulla osta, almeno per i primi tempi, e frequentare le scuole lì dove sono le residenze provvisorie. Se ne parlava già nei corridoi. Meglio fuori sede, si spera a tempo determinato, piuttosto cheuna quotidiana «gita» di almeno centocinquanta chilometri. «Sono tornati in classe in 4.409, il quaranta per cento in 27 plessi. Gli altri, fino al totale di 11.143 torneranno sui banchi di scuola entro il 5 ottobre» dice Carlo Petracca, Ufficio scolastico regionale che ci tiene a dire che «i docenti hanno già tutti un contratto, anche i precari». Però deve ammettere che la lontananza e il traffico «sono problemi » da affrontare. Scuola Media Teofilo Patini, zona di Pettino, proprio sulla faglia. Intorno c’è il silenzio innaturale delle case disabitate. È stata recuperata e dipinta di un colore squillante. «Un fiore giallo di speranza in una zona grigia dove il 95 per cento delle case sono distrutte » dice orgoglioso il preside Massimo Cococcetta, che guida anche la “Mazzini” poco distante, ma quella è in una struttura prefabbricata che lui però non ha aperto finchè nonc’è stato il certificato di agibilità. 400 in attesa. Poi alle 9,30 tutti dentro. Ora bisogna organizzarsi con tutti quei ragazzi e docenti, «turisti dell’emergenza ». Rosaria Calì, professoressa di lettere, anche lei tutti i giorni Roseto-L’Aquila-Roseto si offrecome«volontaria dell’accompagno ».
Alla Patini è arrivato, omaggio della Ericsson e dei suoi dipendenti, un sistema interattivo multimediale. Ci sono tutti i supporti possibili, compreso avveniristiche lavagne. Sugli schermi in corridoio scorre un episodio di Herry Potter. Un po’ di magia non fa male. Alla Giovanni XXIII aspettavano il ministro Gelmini che nonsi è fatta vedere. Giustificazione per l’assenza? I funerali di stato dei sei parà caduti a Kabul. Fiori e tappeto rosso saranno per un’altra volta. Forse il 28 settembre, lei può solo in quel giorno. Per ora “tanti auguri”.Anche il sottosegretario alla Protezione Civile, Guido Bertolaso è andato ai funerali. Ma prima è andato alla scuola «Gianni Rodari» di Pile. Si è preso applausi e richiesta di autografi. Ha preso impegni ed ha ascoltato le richieste. In tutte le scuole in pochi giorni si faranno le prove di evacuazione. Lo conferma Ezio Galanti, responsabile della Protezione Civile proprio per le scuole. Oggi incontrerà i rappresentanti del Comitato scuole sicure che chiede garanzie sulla sicurezza di tutti gli edifici prima di farci entrare bambini e ragazzi. Tornano alla memoria i nomi e la facce di quelli che non studieranno più. Sono morti nella notte del 6 aprile. La scuola di Paganica, finanziata dalla Regione Lombardia, non ha aperto. Causa qualche pozza d’acqua all’interno. Si provvederà. All’Amiternum si arriva sguazzando nel fango. A Bazzano bisogna rendere più sicura la zona per un’eventuale evacuazione. Ora c’è un traliccio. All’Itis, 850 studenti, si fanno due turni… Prove tecniche di normalità..