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Unità/Roma: Maturità: voti bassi, privatisti bocciati

La presenza del commissario esterno ha reso più impegnativi gli esami ma per alcuni presidi la prova è inutile per altri mancano criteri di omogeneità. «Con la maturità targata Moratti eravamo piombati in un letargo»

14/07/2007
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l'Unità

di Gioia Salvatori

Scrutinate quasi tutte le classi inizia la conta dei 100 e dei 60 negli istituti superiori romani alle prese con la maturità targata Fioroni testata sui ragazzi dell' '89. Impauriti dalla commissione per metà esterna, in difficoltà su temi diversi da quelli della tesina interdisciplinare e con pochi strumenti critici, i maturandi, gli orali hanno preferito parlare del Novecento, di temi a sfondo sociale e psicologico come il femminismo, l'identità e l'Io e l'ultima guerra. Poco gettonati i filosofi "più difficili" come Kant e Hegel e insofferenti verso Dante. Ai maturandi piacciono Svevo, Pirandello e il romanzo di formazione. Ai licei classici greco e latino rientrano a fatica nella tesina interdisciplinare e anche nei casi di eccellenza poche volte c'è un tema approfondito per interesse personale. Benedetta dai dirigenti la commissione mista reintrodotta da Fioroni, che ha fatto tremare i maturandi: «Ci siamo svegliati da un letargo: sulla maturità targata Moratti, con la commissione composta tutta da membri interni, ci eravamo tutti seduti - dicono i dirigenti». L'effetto abbassa voti si è visto subito: «In media più bassi rispetto all'anno scorso» - dicono i presidi dei licei Tasso e Orazio nonostante nel primo ci siano stati un 100 e lode e dieci 100 su 8 sezioni scrutinate. Peggio dell'anno scorso anche al classico Manara: «Nessuna lode nonostante in una III, la C, molti fossero presentati col massimo dei voti, e 60 (il voto minimo n.d.r) sparsi in ogni classe - dice il preside Eugenio Leone». Venti 100 di cui sette 100 e lode allo scientifico Newton, dove sono stati tutti bocciati i 4 privatisti. Soddisfatto il dirigente Mario Rusconi, anche per le relazioni dei presidenti di commissione: «Un modo per sapere da un occhio esterno lati positivi e negativi della tua scuola». Ma non manca chi rileva falle. Dal liceo Mamiani il dirigente Cosimo Guarino, pur spezzando una lancia a favore della commissione mista, spara a zero sulla maturità: «Come si fa a dire che il tal liceo sforna geni quando non esistono criteri di valutazione omogenei nemmeno all'interno di una stessa scuola? Io insegnavo italiano e un tema non ortodosso poteva valere 4 o 8 a seconda che l'insegnante apprezzasse o no l'originalità».
«Sono amareggiato. - aggiunge - Bisogna stabilire dei criteri di valutazione uniformi a livello nazionale. La maturità così come è non ha alcun senso, si può anche abolire».
Nessun calo nei voti, invece, agli istituti professionali dove diversi studenti, però, non sono stati ammessi alla maturità. Al professionale di Testaccio, De Amicis, 4 i bocciati su 10 sezioni e solo un cento. «Più o meno un risultato in media con gli anni passati - dice la dirigente Gabriella Tiberti - Resta un problema storico: che chi esce dal professionale per via dello spezzatino di materie, per il fatto che alla maturità se ne portano almeno 10, ha sempre voti più bassi dei colleghi del liceo. Problema che andrebbe risolto in nome delle pari opportunità nel mondo del lavoro, pur considerando le diverse formazioni». Molti non ammessi e pochi bocciati e un solo 100 anche al professionale Cattaneo. E i ragazzi? Il preside dell’Orazio Gregorio Franza, commissario esterno al liceo Giulio Cesare, e la professoressa di latino e greco Paola Tassini, ne fanno un quadro poco edificante. "Guai a approfondire il greco e il latino: troppo lontani da loro, non interessano i ragazzi - dice la Tassini - Mi ha stupito, invece, la grande attenzione per temi storici e filosofici. In linea di massima, però, anche chi esce da un liceo ha pochi strumenti critici". «Omologati, e con una preparazione approssimativa - dice Franza degli studenti - talvolta neppure avevano dietro tutti i testi utili a fare l’esame. Per lo più disimpegnati ma senza cattiveria e con una certa purezza d’animo. Di certo non una massa di drogati e bulli come qualcuno vorrebbe descriverli anche se talvolta non sanno chi erano Kennedy e Martin Luther King. Come dire: bravi ragazzi specchio di questa società».
Gioia Salvatori