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A Maurizio Tiriticco. Oggetto: Scuola militante e difficoltà del momento

Non mi convince il messaggio complessivo che si potrebbe dedurre dal tuo articolo e cioè che la nostra scuola non ha bisogno di interventi che le permettano di uscire dall'attuale impantanamento

18/06/2015
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ScuolaOggi

Antonio Valentino

Caro Maurizio, condivido il tuo giudizio di fondo sul ddl. Non mi convince invece il messaggio complessivo che si potrebbe dedurre dal tuo articolo (Educazione&Scuola ,17 giugno); e cioè che la nostra scuola non ha bisogno di interventi che le permettano di uscire dall'attuale impantanamento;

  • che questo modello organizzativo va bene così come'è;
  • che i livelli di demotivazione e di disincentivazione ad un maggiore cura della propria professionalità sono ubbie rancorose di chi non vuol vedere i fervori progressisti della "scuola militante";
  • che la partecipazione può fare a meno della leadership, ecc. ecc..

Questo ddl è brutto: per come è scritto, per la sua intollerabile verbosità, per la riproposizione di contenuti normativi che servono solo a diluire il brodo, per la gravità di alcune scelte (come il premio per i meritevoli e il bonus della formazione, che per come si configurano, portano acqua alla scuola dell'individualismo e della autoreferenzialità), per un Comitato di valutazione insensato, per la mancanza di una visione strategica del fare scuola. Totale, al riguardo (o quasi totale, per le ragioni che chiarirò), è quindi, per citare una mia lettura recentissima, la mia sintonia con l’analisi lucida e precisa apparsa ieri sul sito della FLC riguardanti gli aspetti critici del ddl (che in tale analisi investono indistintamente l’intero articolato; e questo spiega il quasi precedente).

Il mio rammarico nasce dal fatto che i messaggi che il fronte di opposizione ha mandato finora erano leggibili solo in termini di: immissione in ruolo per tutti, no ai super-presidi, no alla valutazione comunque definita, no a qualsiasi valorizzazione dell'impegno e della cura del lavoro docente.

C'è stato il Cartello delle 32 associazioni professionali (comprensivo di varie sigle sindacali, non solo confederali): finalmente - si è pensato - un fronte concreto, chiaro, lungimirante che unisce spezzoni di una sparpagliata sinistra su obiettivi concreti (anche se migliorabili).

Nell'azione effettiva è successo invece che ognuno ha continuato a giocare per sé - senza approfondimenti ed elaborazioni ulteriori-  e a farsi piuttosto portavoce dei mal di pancia dei vari pezzi di riferimento della categoria; ciascuno - i mal di pancia, intendo -, ovviamente, in sé comprensibile, ma non sempre “compatibile” dentro una visione attenta al bene generale e alla concretezza della fattibilità.

E sono quindi prevalsi toni di guerra e contrapposizione frontale; in cui, tra l'altro, è risultato stordente il silenzio della nostra intellighentia (dello stesso Luigi Berlinguer,  che pure ha saputo scaldare in più occasioni – in questi ultimi mesi - il popolo di sinistra, ma che non ha saputo però  porsi fino in fondo come coscienza critica rispetto ad alcune derive che si andavano prefigurando nell'azione di governo).

Dobbiamo infine ricordarci, caro Maurizio, che il pantano di oggi nasce anche dalle nostre debolezze - e incertezze e difficoltà - a contrastare la violenza dei tagli di gelminiana memoria.

A cui, tra l'altro, non abbiamo riservato una contrapposizione virulenta come quella riservata invece ad un governo che, almeno, sulla scuola sta, bene o male,  investendo.

Il male che vedo in giro -  che non è solo del mondo della scuola e che è piuttosto generale, di questo nostro paese - è che è venuta meno (e certamente per più fondate ragioni) la fiducia reciproca: dei docenti verso i loro DS e i governanti (e viceversa); dei DS vero i loro superiori (e viceversa); dei lavoratori verso il sindacato; del collega verso il collega....

Se non si ricostruisce un clima nuovo, fatto di ascolto attivo e attenzione alle posizioni dell'altro e di ricerca comune di punti di approdo possibili, non andremo da nessuna parte e saremo ancora una volta qui a leccarci le ferite, come continuiamo a fare da quasi un ventennio.

L'ho fatta lunga e sono caduto, senza volerlo, nel filosofico. E meno scuso.

Mi piacerebbe comunque che parlassimo un po' meno degli errori degli altri e un po' di più dei nostri; meno di scuola militante come categoria astratta, che copre tutti e tutto; e più di contraddizioni di un mondo, quello della scuola, troppo "seduto" sulle proprie posizioni e sulle certezze acquisite del proprio status; e che entra in agitazione non sempre per difendere la Scuola della Costituzione che evochi tu, ma piuttosto questa nostra povera scuola, povera di stimoli e di futuro per i nostri giovani e gonfia invece di malessere e sconforto per tutti. A partire dagli stessi protagonisti. E, tra essi, soprattutto da quegli insegnanti che ci mettono l’anima.

Un abbraccio


Presentazione del libro il 18 novembre, ore 15:30
Archivio del Lavoro, Via Breda 56 (Sesto San Giovanni).

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