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Anche i presidi contro la Buona scuola Ci sono le responsabilità, non il ruolo

Una petizione a mattarella per chiedere l'equiparazione agli altri dirigenti

19/05/2015
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ItaliaOggi

Giovanni Bardi

Lasciati fuori dal ruolo unico, la Buona scuola sta aizzando anche i presidi che pure sono considerati da molti centrali nella riforma. Del mantello da superpreside, infatti, non se ne faranno niente se continueranno a restare discriminati dal resto dei dirigenti pubblici. I presidi scrivono così una petizione indirizzata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per chiedergli di sostenre la loro battaglia per essere inquadrati nell'area della dirigenza pubblica, dopo l'esclusione della dirigenza scolastica dai ruoli unici contenuta nella riforma Madia. La petizione on line, prime firmatarie le dirigenti scolastiche Maria Augusta Mozzetti e Roberta Moncado, in pochi giorni ha già superato le 600 adesioni, ma i numeri crescono di ora in ora. Per i dirigenti scolastici si perpetua l'ingiustizia che distingue sin dall'inizio quella scolastica dalle altre dirigenze statali, sia sotto l'aspetto delle responsabilità che della retribuzione.

I dirigenti scolastici hanno tutte le responsabilità dei colleghi amministrativi, così come risultano loro assegnate dalla riforma della pa, ma con una complessità senza pari. Mentre un dirigente scolastico si occupa di un organico composto in media da 100 persone, un dirigente amministrativo di seconda fascia ne dirige uno di 5, ma mentre quest'ultimo guadagna mediamente 90mila euro lordi l'anno, il dirigente scolastico ne prende 55.000.

E se le le parti fisse e variabili dello stipendio differenziano ciò che percepisce un dirigente di area pubblica e un dirigente scolastico «ne consegue l'inevitabile riflessione che per lo Stato la scuola valga meno di un ufficio». Il dirigente scolastico partecipa della funzione dirigenziale pubblica ed in particolare statale, in virtù dei decreti legislativi 59/1998, 29/1993, 165/2001 e 150/09. Ma questo lo diceva anche il Consiglio di Stato già nel 2003. Dunque, il dirigente scolastico è dirigente dello stato a tutti gli effetti, senza contare che per il loro reclutamento si propone di passare per la scuola nazionale di amministrazione. Ma allora perché escluderlo dal ruolo unico e rigiocarsi i superpoteri nel ddl Buonascuola? Di cos'altro dovrebbero rispondere i presidi, che sono già imputabili «di tutto quanto accade» nella loro scuola? La risposta sta nei risultati educativi, pur in assenza di un principio e criterio di reciprocità valutativa e progettuale condiviso con gli insegnanti.

Fino ad ora, argomentano gli estensori della petizione, il dirigente scolastico ha già esercitato di fatto i superpoteri unendo alla dirigenza statale la presidenza collegiale, tralasciando tutto il resto. Ciò è avvenuto però nel quadro di politiche di dimensionamento che nel frattempo, per fare cassa, hanno inflazionato la vita della scuola dell'autonomia. Ma adesso con i cosiddetti superpoteri il dirigente scolastico dovrà rispondere anche di questo, ragion per cui la richiesta del ruolo unico appare il minimo per restituire definizione e dignità ad un ruolo rimasto nell'ambiguità anche con la Buonascuola.


Presentazione del libro il 18 novembre, ore 15:30
Archivio del Lavoro, Via Breda 56 (Sesto San Giovanni).

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