Assunzioni, al via il piano A
Chiesta l'autorizzazione al Mef per 36.627 immissioni, solo quelle per coprire il turn over. Chi resta fuori ora non potrà concorrere per altre province
Antimo Di Geronimo
Docenti precari ai blocchi di partenza in vista delle assunzioni a tempo indeterminato ordinarie. Il ministero dell'istruzione ha chiesto l'autorizzazione al dicastero dell'economia per immettere in ruolo 36.627 docenti. Si tratta della prima tranche del piano assunzionale di 100 mila immissioni in ruolo, ed la parte che seguirà le vecchie regole e che dovrebbe essere conclusa entro il 15 di agosto. Di queste, 21.880 saranno assunti per coprire i posti, comuni e di sostegno, che rimarranno vacanti per effetto dei pensionamenti in tutti gli ordini e gradi di scuola. E i restanti 14747 saranno applicati ai posti vacanti nell'organico di diritto del sostegno.
Nei 14747 sono compresi i 5.852 posti residuati dalle immissioni in ruolo dell'anno scorso e altri 8.895 per effetto della trasformazione dei posti dell'organico di fatto in posti di organico di diritto. Trasformazione operata in applicazione dell'articolo 15 del decreto legge 104/2013 (il decreto Carrozza) convertito della legge 128/2013. La stessa legge con la quale sono state abolite le aree del sostegno nelle scuole superiori.
Quest'anno giunge a compimento anche il piano di assunzioni varato dal governo Letta, che prevedeva un incremento di 26.684 posti di sostegno nell'organico di diritto, derivanti appunto dalla trasformazione di tali posti da disponibilità in organico di fatto (sulle quali non si possono effettuare immissioni in ruolo e, dunque, vanno a supplenza) a posti vacanti in organico di diritto (utili per le immissioni in ruolo).
Resta il fatto, però, che le immissioni in ruolo ordinarie non copriranno tutti i posti vacanti. Ad esito di questa tornata di assunzioni, infatti, rimarranno comunque vuoti circa 14mila posti. Che dovrebbero essere recuperati a seguito dell'entrata a regime del piano straordinario di assunzioni previsto dal disegno di legge sulla scuola. Il testo è approdato oggi in aula alla camera. E dovrebbe essere approvato velocemente grazie all'ampia maggioranza di deputati che sostengono il governo. Malgrado le tante manifestazioni di protesta che si sono svolte finora in tutto il paese (l'ultima, organizzata da tutti i sindacati, si sta svolgendo adesso a piazza Montecitorio).
L'oggetto della protesta, peraltro, non è costituita dalle immissioni in ruolo, comunque giudicate insufficienti dai sindacati e dai diretti interessati. Ma dal modello organizzativo previsto dalla riforma. Che da una parte inasprisce ulteriormente il rapporto gerarchico verticale tra dirigente scolastico e i docenti. Già gravato dal peso della subalternità disciplinare al preside, al quale un'interpretazione ministeriale attribuisce il potere di sospendere i docenti (circolare 88/2010). Interpretazione non condivisa dalla prevalente giurisprudenza di merito (tra le tante: Corte d'appello di Torino 1079/2013). E dall'altra parte decontrattualizza la mobilità e buona parte del compenso accessorio dei docenti, sostituendo le disposizioni contrattuali con una sorta di clausola di gradimento, mutuata dal diritto societario (si vedano, per esempio, gli articoli 2355-bis, 2468 e 2469 del codice civile). Gradimento che sarà esercitato dal dirigente scolastico non solo per l'ingresso, la permanenza o l'uscita dei docenti dall'organico della scuola, ma anche per la distribuzione di una provvista di denaro di circa 25mila euro l'anno che sarà assegnata alle scuole.
Alle immissioni in ruolo ordinarie saranno applicate le vecchie regole sul reclutamento. E dunque, dopo la determinazione del contingente provinciale e dell'assegnazione secondo le disponibilità di posti e cattedre, gli uffici destineranno il 50% delle disponibilità all'assunzione dei docenti che saranno tratti dalle graduatorie dei concorsi ordinari e il restante 50% scorrendo le graduatorie a esaurimento.
In questa fase, non sarà consentito agli aspiranti docenti che rimarranno senza assunzione di concorrere per altre provincie. E dunque, le eventuali cattedre che dovessero residuare saranno destinate, sempre nell'ambito della stessa provincia, alle classi di concorso che presenteranno maggiore disponibilità di posti e meno rischi di insorgenza di situazioni di esubero. È il caso di quelle classi di concorso che, a fronte di cattedre vacanti e disponibili non presentano aspiranti all'immissione in ruolo perché le relative graduatorie risultano esaurite. Si pensi, per esempio, a talune graduatorie per alcuni insegnamenti tecnico pratici, esaurite ormai da anni.