Aumenti, prof a bocca asciutta
Sullo stesso fondo gravano i compensi di mentori e docenti di staff. Anche chi è tra i migliori guadagnerà meno di oggi
Antimo di Geronimo
I docenti dell'era Renzi avranno stipendi più bassi. Ma quelli che piaceranno al preside prenderanno almeno il 10% in più rispetto agli altri. E saranno tutti suddivisi in tre fasce. Chi andrà in I fascia prenderà il doppio di chi andrà in terza. E i docenti che saranno collocati in II fascia prenderanno il 25% in meno di quelli di I fascia. Per esempio, se il docente di I fascia prenderà 100 euro in più, quello di seconda, otterrà 75 e quello di III 50. Prende piede e si rafforza, dunque, l'ipotesi del governo della suddivisione dei docenti in fasce tramite il vaglio di un nucleo di valutazione da costituire in ogni scuola, composto da 2 docenti mentori, da un docente di staff, dal dirigente scolastico e da un ispettore o, in mancanza, da un altro dirigente scolastico. Solo il 30% degli aumenti sarà legato all'anzianità di servizio. Ma il restante 70 % non sarà suddiviso equamente tra tutti. Secondo quanto risulta a Italia Oggi, il governo intenderebbe introdurre una sorta di clausola di gradimento nella disponibilità del dirigente scolastico. Che avrà il potere di assegnare l'incarico di mentori o docente di staff fino a un 15% dell'organico dei docenti della scuola.
Chi avrà la fortuna di ottenere l'incarico sarà premiato con un aumento dello stipendio fondamentale pari a non meno del 10%. Dunque dai 100 ai 200 euro lordi al mese in più. I soldi che rimarranno dopo la designazione del cerchio magico del dirigente scolastico sarà suddiviso tra tutti i docenti. Compresi i mentori e i docenti di staff. Ma l'importo degli aumenti non sarà uguale per tutti.
I docenti saranno suddivisi in 3 fasce, secondo il criterio del 100, 75 e 50. Il meccanismo, peraltro, è congegnato in maniera tale da non spendere tutti i soldi derivanti dal 70% residuato dagli aumenti di anzianità. E ciò che rimarrà non speso sarà versato nel fondo di istituto, non della scuola, ma nazionale, per essere poi redistribuito. A conti fatti, dunque, nella migliore delle ipotesi, anche se un docente dovesse risultare idoneo ad entrare in I fascia per tutti gli anni di servizio da qui alla pensione, otterrà comunque una retribuzione più bassa di quella che gli sarebbe spettata con il sistema della progressione di anzianità attualmente in vigore. In più c'è il problema del conflitto di interessi.
Se i docenti mentori e di staff, oltre a ricevere l'aumento legato alla clausola di gradimento, avranno titolo a concorrere per gli aumenti previa valutazione, si pone il problema del come valutare i docenti membri del nucleo di valutazione. Stando a quanto si è saputo, il governo intenderebbe prevedere una sorta di incompatibilità temporanea per il docente, mentore o di staff, membro del nucleo di valutazione. Che all'atto della propria valutazione verrebbe esonerato dal compito e sostituito da altro di pari grado: da altro mentore o da altro docente di staff. Non è chiaro come ciò possa prevenire l'insorgenza di debiti di gratitudine reciproca tra il supplente e il supplito e viceversa. Ma tant'è. In più va fatto rilevare che il fatto di ricoprire incarichi all'interno dell'istituzione scolastica avrà comunque un peso determinante per accedere agli ulteriori aumenti previa valutazione.
Il rischio che si corre è quello di tramutare il sistema degli scatti in una sorta di tesoretto nella disponibilità del dirigente scolastico. Che da una parte vedrà il proprio potere notevolmente accresciuto. E dall'altra vedrà aumentare esponenzialmente anche le proprie responsabilità. La Suprema corte, infatti, è costante nel ritenere che anche gli atti di gestione debbano essere motivati in fatto e diritto, secondo il sistema descritto dall'articolo 3 della legge 241/90. Ciò deriva, sempre secondo la Cassazione, dagli obblighi di correttezza e buona fede previsti dal codice civile nell'applicazione del contratto.
Di qui il rischio che le scuole si tramutino, ogni tre anni, all'atto della pubblicazione degli esiti della valutazione e degli incarichi, in una sorta di campo minato caratterizzato da un conflitto permanente che, con ogni probabilità, favorirà l'insorgenza di ulteriore contenzioso seriale.