Avvenire-Riforma Moratti, dialogo a rischio
INCHIESTA/1 Da ieri su Internet l'intero Rapporto Bertagna, oltre al variopinto dialogo virtuale sui temi più caldi Riforma Moratti, dialogo a rischio In vista degli stati generali i no global...
INCHIESTA/1 Da ieri su Internet l'intero Rapporto Bertagna, oltre al variopinto dialogo virtuale sui temi più caldi
Riforma Moratti, dialogo a rischio
In vista degli stati generali i no global promettono lo scontro fisico
I no dei sindacati: alle superiori in 4 anni, al dualismo tra liceo e formazione, ai tagli di orario
Lucia Bellaspiga
Milano. Da ieri la bozza di riforma della scuola italiana, ormai nota come "Rapporto Bertagna", è a disposizione: i sei "saggi", (come li avrebbe definiti l'ex ministro Berlinguer, che ne aveva messi in campo 40), incaricati dal ministro Moratti di "mettere a fuoco le alternative" alla riforma Berlinguer, hanno chiuso la prima fase dei lavori. Il risultato è un corposo "Rapporto" che, visitando il sito www.istruzione.it, tutti possono leggere prima ancora che, il 19 e 20 dicembre, il documento passi al vaglio degli Stati generali.
È stata infatti pubblicata anche la seconda parte del Rapporto che prende il nome dal pedagogista Giuseppe Bertagna: "È il frutto di dieci focus group - fa sapere la commissione, sottolineando il gran numero di esperti consultati -, e 119 incontri con associazioni di studenti, genitori e insegnanti". Ma forse la tavolozza più variopinta del "comune sentire" si coglie nelle centinaia di brevi interventi lasciati dai cittadini nel "Forum", lo spazio che il sito ministeriale dedica a una pubblica riunione virtuale: sfoghi di insegnanti esasperati o speranzosi, richieste di genitori, opinioni di studenti. I temi caldi sono la riforma dei cicli, la valorizzazione della professione docente, gli stipendi dei prof, la parità tra pubblico e privato...
Insomma, anche chi ama "navigare" si trova in un mare magnum in cui non è facile orientarsi tra i pro e i contro della riforma. La quale, è bene ricordarlo, è ferma allo stato di bozza, passibile di notevoli cambiamenti. Questi in sintesi i punti principali:
Tutti resteranno nell'istruzione (in un liceo) o nella formazione (professionale), fino a 18 anni. Entrambe le strade danno accesso all'università o alla formazione superiore.
Dietro front rispetto ai cicli della riforma Berlinguer: si torna ai 5 anni di elementari e ai 3 di medie. La scuola superiore dura solo 4 anni.
Per promuovere il profilo degli allievi, si potranno affiancare all'orario obbligatorio di 825 ore annuali quello facoltativo di 300 ore, da svolgersi in laboratori.
Al concetto di obbligo si sostituisce quello di "almeno 12 anni di istruzione/formazione per ottenere una qualifica". Oggi ne bastano 10 e dall'obbligo si esce anche senza una qualifica.
Critici in genere i sindacati, con giudizi però difformi. In particolare piace poco un liceo di soli 4 anni, che comporterebbe un taglio del personale peraltro negato dal governo; preoccupa il doppio binario istruzione/formazione, visto come un ritorno all'avviamento professionale; fa discutere l'ipotesi (smentita dal governo) di abolire il tempo pieno alle elementari. Infine tutti si aspettano più chiarezza sulla valorizzazione dei docenti attraverso carriera e salari dignitosi.
Un serio tavolo di confronto sarebbero gli Stati generali, contro cui però già si agitano i soliti spettri: il no-global Casarini promette sostegno agli studenti di Foligno per manifestare contro la riunione, che proprio nella cittadina umbra avrà luogo. Il portavoce della "Rete No Global" Francesco Caruso, cui è sfumata l'occasione di un vertice Nato a Napoli, annuncia la sua mobilitazione stile G8: "Porteremo a Foligno migliaia di manifestanti per bloccare fisicamente la manifestazione del governo, paralizzeremo l'ingresso alla città ai cosiddetti rappresentanti della scuola", cioè alle 52 associazioni invitate a dire la loro sulla bozza di riforma. E i Cobas annunciano disordini il 14 dicembre: chiedono stipendi europei per i docenti, ma anche "un presalario per gli studenti over 16", l'assunzione di tutti i precari e salario garantito per i periodi di non lavoro...
E mentre la diminuzione dell'orario fa temere un taglio di docenti, si calcola che entro il 2006 400mila prof "fuggiranno" in pensione. Un vuoto paventato da alcuni, da altri atteso come una manna nell'unico Paese che schiera 1 professore ogni 9 alunni. Contro la media europea di uno a 15: ma lì quell'uno è ben pagato.
Lucia Bellaspiga