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Caro premier: ecco perchè protestiamo

I motivi della protesta riassunti da Giovanni Cocchi, insegnante bolognese, uno dei cinque contestatori che ha incontrato il premier Renzi alla fine della festa dell'Unità di Bologna: non bastano 100mila assunzioni a risolvere i problemi, no alla chiamata diretta, perplessità sul 5 per mille da donare alle scuole, in pericolo la libertà d’insegnamento.

04/05/2015
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La Tecnica della Scuola

Alessandro Giuliani

"Gli abbiamo contestato il fatto che non sono 100mila insegnanti, dei quali 50mila che già lavorano che possono risolvere i problemi della scuola, il fatto della chiamata diretta da parte del dirigente che va contro la libertà d'insegnamento e la possibilità di devolvere il 5 per mille alle scuole che potrebbe ingigantire le differenze e ammazzare le ong. Gli abbiamo chiesto di fare un decreto che garantisca le assunzioni dei precari indipendentemente dal ddl e gli ho ricordato che ha giurato sulla Costituzione e, quindi, sulla libertà d'insegnamento". Così si è espresso Giovanni Cocchi, insegnante bolognese di scuola media, uno dei cinque contestatori che a Bologna Bologna ha incontrato il premier Renzi alla fine della festa dell'Unità, raccontando i particolari all’Ansa.

Per il docente, l’incontro con Renzi è motivo di soddisfazione. Però non sembra aver portato ad alcun risultato. "Quella di Renzi è stata una prova d'ascolto, non sappiamo quanto dettata dalla propaganda, visto che nei luoghi propri, ovvero il Parlamento, questa capacità d'ascolto non c'è. La distanza fra noi è rimasta immutata e non può essere accorciata da un colloquio", ha concluso il prof con un filo di amarezza.

L’impressione è che le posizioni di Governo e contestatori sono troppo distanti per essere colmate. Se almeno una delle due parti non cede, il pericolo dello scontro ad oltranza rimane altissimo.


Presentazione del libro il 18 novembre, ore 15:30
Archivio del Lavoro, Via Breda 56 (Sesto San Giovanni).

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