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Carta del professore, ogni mese 50 euro

Secondo alcune indiscrezioni la Carta del professore somiglierà molto alla “Social card” di tremontiana memoria

15/03/2015
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Il Messaggero

LA RIFORMA
ROMA La Carta del professore è senza dubbio la misura più innovativa della riforma della scuola targata Renzi-Giannini, ovvero una carta di credito prepagata su cui verranno caricati 500 euro all’anno, che potranno essere spesi per consumi culturali (libri, mostre, spettacoli, cinema, concerti). Questo provvedimento, che si dice sia stato fortemente voluto dallo stesso Renzi, si configura come un investimento sulla formazione permanente del personale docente e come una notevole spinta incentivante ad investire nella propria professione, ascoltando anche gli eterni appelli della categoria, che più volte ha lamentato preoccupazione e disamoramento per la propria funzione.
LE MODALITÀ

Se appare certo il suo scopo, non si hanno ancora informazioni precise sulle modalità di emissione, di ricarica e di utilizzo. Secondo alcune indiscrezioni la Carta del professore somiglierà molto alla “Social card” di tremontiana memoria; in pratica un ente erogante, in questo caso il ministero dell’Istruzione, ogni mese per dieci mesi provvederà a ricaricare i 50 euro sulle tessere prepagate che giungeranno ai docenti. Il pagamento alla cassa dell’esercizio commerciale verrà tracciato e validato tramite il “merchant category code”, un codice merceologico utilizzato dai circuiti di pagamento internazionali e dagli istituti di credito per riconoscere la tipologia dei beni e dei servizi forniti. Sarà impossibile quindi, così come accade per la social card, utilizzarla per altri acquisti.
COSA SI PUÒ ACQUISTARE

Gli insegnanti potranno utilizzare la somma per l’acquisto di beni di consumo culturale. Il paniere dovrebbe essere vasto e senza limitazioni di gusto, con la card infatti si potrà pagare il biglietto per assistere a un concerto di musica classica così come per uno di musica rock, si potrà acquistare in libreria “Guerra e pace” oppure “Cinquanta sfumature di grigio”, si potrà assistere ad un monologo di Pirandello oppure un film dei Soliti idioti. Al provvedimento verranno, presumibilmente, accompagnate delle “tabelle di congruità”, in cui i servizi e i beni utilizzabili saranno circoscritti. Se da un lato, si può storcere il naso e prestare il pensiero all’eterno dilemma su cosa sia “culturalmente valido”, dall’altro la Carta del professore darà una scossa significativa ai consumi culturali nel nostro Paese, mettendo nelle tasche dei docenti altra liquidità da investire per se stessi e la propria professione.
Il provvedimento sembra inserirsi nella logica iniziale del governo Renzi: restituire potere di acquisto alle famiglie. Se infatti sommiamo il bonus Irpef di 80 euro e i 50 euro al mese che percepiranno i docenti, nell’arco di un anno circa 130 euro al mese sono tornate nelle tasche di centinaia di migliaia di italiani, che inevitabilmente produrranno un effetto domino sull’indotto economico e culturale del Paese. Se da un lato la carta appare come un segno di attenzione dall’altro, ad esempio, secondo Patrizia Borrelli, docente all’Istituto Comprensivo “Domenico Purificato” di Roma, «la carta è un provvedimento senza dubbio positivo che va a colmare una lacuna tutta italiana. In Francia da sempre gli insegnanti hanno dei bonus e delle gratuità per la loro formazione permanente, come l’entrata gratis nei musei, che fu sperimentata anche in Italia lo scorso anno con un protocollo di intesa tra Beni culturali, Miur e ministero delle Finanze durante il governo Letta. Ovviamente il provvedimento non è stato rinnovato per mancanza di risorse».
PIÙ RISORSE

Proprio sulle risorse sembrano addensarsi i dubbi maggiori, infatti, il provvedimento che era stato annunciato già nelle scorse settimane aveva come base iniziale 400 euro e non i 500 poi scritti nel disegno di legge, che ha dichiarato di voler estendere la soglia economica della carta individuando le coperture finanziarie in accordo col ministro Padoan.
Massimiliano Coccia


Presentazione del libro il 18 novembre, ore 15:30
Archivio del Lavoro, Via Breda 56 (Sesto San Giovanni).

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