Consiglio superiore dell’istruzione: corsa contro il tempo per l’elezione
L’ordinanza del Miur: voto il 28 aprile, liste entro il 27 marzo. Dopo la pronuncia del Consiglio di Stato il ministero si affretta a ricostituire l’organo consultivo della scuola
Antonella De Gregorio
Rientra l’allarme: il «parlamentino» della scuola vedrà la luce in tempo per dare valutazioni e pareri sui provvedimenti della riforma. Le elezioni per del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) sono state fissate, con ordinanza Miur n. 7, il 28 aprile 2015. In grave ritardo rispetto alla data stabilita dal decreto del giugno 2014, che lo voleva costituito per il 31 dicembre 2014 (con l’indicazione di un ulteriore termine perentorio del 30 marzo 2015). Ma il decreto Milleproroghe rinviava il tutto di parecchi mesi. Un’ordinanza del Consiglio di Stato del 18 febbraio scorso ha però messo fretta a Viale Trastevere. Ora, i sindacati lamentano che i tempi per la costituzione delle commissioni elettorali (13 marzo) e la formazione delle liste (27 marzo) sono troppo stretti: «Abbiamo chiesto il rinvio di un mese, ma non siamo stati accontentati», dice Domenico Pantaleo, segretario generale Flc Cgil. «Ancora una volta le scuole italiane rischiano di finire nel caos, costrette a un tour de force per sopperire a una negligenza di cui l’unico responsabile è il Miur», commenta la Gilda degli Insegnanti. Che aggiunge: «Le organizzazioni sindacali hanno appreso la data delle elezioni appena due giorni fa in una riunione d’urgenza al Miur. Il modo in cui il ministero ha gestito tutta la vicenda è scandaloso e si ripercuoterà gravemente sull’organizzazione di tutta la macchina elettorale». E in una nota la Uil: «A ncora una volta i ritardi dell’amministrazione e della politica vengono scaricati sulle scuole».
«Organo di democrazia»
Quel che conta, però, è che l’organo consultivo dell’istruzione - dopo la soppressione del vecchio Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione (impugnata dalla Cgil), il commissariamento per tre anni, le sanatorie di atti firmati senza il prescritto parere (per esempio le immissioni in ruolo del personale scolastico) - ripartirà in tempi certi, evitando il rischio di ricorsi per procedura illegittima degli atti non sottoposti a parere preventivo. «È un importante organismo di democrazia - dice Pantaleo - perché contempla tutte le componenti del mondo della scuola e personalità, ci si augura, “di peso” e competenti», commenta Pantaleo. In grado, magari, di sorvegliare e correggere l’andamento della riforma della scuola.
Docenti, Ata, personalità
Il nuovo organismo nazionale, più snello del vecchio Cnpi (36 componenti invece di 74), comprende una quota di membri eletti, 18 persone, e una quota di Consiglieri nominati direttamente dal ministero. I 18 membri elettivi dovranno rappresentare cinque categorie: i docenti (12 in tutto, eletti dagli organi collegiali locali, garantendo la rappresentanza per ogni grado dell’istruzione), due dirigenti scolastici, un rappresentante del personale Ata, oltre a tre docenti/dirigenti in rappresentanza delle scuole di lingua tedesca, slovena e della Val d’Aosta). Quindici vengono nominati dal ministro e scelti tra esponenti del mondo della cultura, dell’arte, della scuola, dell’università, del lavoro, dell’associazionismo professionale; tre di questi devono essere designati dalla Conferenza Stato-Regioni, tre dal Cnel. Le scuole paritarie avranno tre rappresentanti nominati dal ministro, tra quelli designati dalle rispettive associazioni. L’elettorato attivo e passivo, si legge nell’ordinanza, spetta a tutti i docenti di ruolo e non, compresi i supplenti, in servizio nelle scuole statali, che lo eserciteranno presso la sede in ci prestano servizio. Lo stesso vale per le altre categorie (docenti e personale Ata) che potranno candidarsi e votare nella loro scuola di servizio.
I compiti
Il Consiglio formula pareri obbligatori sulle politiche del personale della scuola, sulla valutazione e sull’organizzazione generale del sistema scolastico nazionale, sugli standard nazionali dell’istruzione. Inoltre, è chiamato a dare un parere sulle proposte sottoposte dal ministro in carica e ad esprimersi, anche autonomamente, su materie legislative riguardanti la pubblica istruzione. Può commissionare indagini conoscitive e farne relazione al ministro.