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Corriere-Berlinguer: un errore fare il liceo in 4 anni, provocherà danni

L'INTERVISTA Berlinguer: un errore fare il liceo in 4 anni, provocherà danni ROMA - "Ritrovo in questo testo luci e ombre. E temo che possa causare danni alla scuola". Parla Luigi Berli...

30/11/2001
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Corriere della sera

L'INTERVISTA

Berlinguer: un errore fare il liceo in 4 anni, provocherà danni

ROMA - "Ritrovo in questo testo luci e ombre. E temo che possa causare danni alla scuola". Parla Luigi Berlinguer, ex ministro dell'Istruzione e padre della riforma dei cicli. La sua legge è stata bloccata la scorsa estate dal successore Letizia Moratti. Sul tavolo del senatore ds c'è il documento della commissione presieduta dal pedagogista Giuseppe Bertagna, il coordinatore dei "saggi" incaricati dal ministro di preparare un nuovo ordinamento della scuola. Cominciamo dalle luci. Riconosce qualche tratto familiare in quella proposta?
" Sì, più d'uno. La nostra idea, per esempio, che la scuola deve durare 12 anni e non 13. Il documento Bertagna ha sposato anche l'idea che il diploma si consegue a 18 anni secondo una tendenza europea. E' stata sposata anche la valutazione della scuola per l'infanzia come funzione formativa. Molto bene. Il documento accoglie anche un'altra delle nostre più importanti idee sulla riforma: la formazione superiore, un canale post secondario distinto dall'università. Molto bene. E c'è anche l'idea, tra le più innovative del centrosinistra, di istituire l'obbligo formativo fino a 18 anni. Si tratta di punti che corrispondono ad esigenze della società italiana".
Quali sono le ombre del documento Bertagna?
" Ci sono dei punti radicali di dissenso. Il più grave degli errori di questa proposta è la riduzione a 4 anni della scuola secondaria. Non è sbagliato in assoluto perché in qualche Paese la secondaria dura meno che in Italia, ma da noi la durata quinquennale è stata garanzia di qualità. Credo che si debba scongiurare il pericolo di una grave mutilazione dei nostri licei e dei nostri istituti. Secondo errore: la scelta a 14 anni, dopo la media, fra tre canali formativi. Questi tre canali, nonostante le affermazioni di buona volontà del documento sui possibili passaggi dall'uno all'altro, così come sono stati prospettati diventano paralleli e incomunicanti. Nella società di oggi la mobilità orizzontale all'inizio della secondaria è invece una garanzia di giustizia sociale, ma anche un bisogno dell'economia moderna".
Qualcuno sostiene che la sua riforma, prevedendo nei primi due anni delle superiori momenti di orientamento, avrebbe comunque sottratto spazio allo studio.
"L'attività di orientamento non avrebbe sostituito l'insegnamento e lo studio. L'unico modo per fare orientamento è quello di far maturare la consapevolezza di una scelta per un indirizzo o l'altro mentre si studia e si sperimenta la vocazione sulle singole materie".
Nel documento Bertagna la formazione acquisisce un ruolo che non gli era mai stato riconosciuto. Forse è questo il tratto più importante della riforma Moratti. Che ne pensa?
"Qui c'è la terza obiezione di fondo. Il progetto carica tutta l'attenzione sull'obbligo formativo e cancella l'estensione dell'obbligo scolastico. Ma l'obbligo formativo riguarda solo gli ultimi tre anni dell'eta scolare , dai 16 ai 18 anni. Per questo abbiano contemporaneamente esteso l'obbligo scolastico ai primi due anni delle superiori. Si può parlare seriamente di obbligo formativo solo dopo un periodo adeguatamente lungo di formazione generale culturale che in Europa oscilla tra i 15 e i 16 anni. E' anche un'esigenza delle imprese".
Ma non si punta ad elevare la qualità della formazione?
" Sono convinto più di tutti della necessità di elevare il tasso culturale della formazione professionale, ma questo non potrà mai avvenire se la si tiene separata dal sistema scolastico".
Nei primi anni delle superiori c'è una forte dispersione. Ragazzi con una vocazione solo per ciò che è operativo e pratico oggi pagano il prezzo più alto. La proposta Bertagna le pare una buona soluzione?
"Sono d'accordo che per tutte le scuole, perfino per i licei, bisogna introdurre elementi di praticità e soprattutto di sperimentalità e di laboratorio. Ma ciò non significa, come rischia di emergere da tutto l'impianto della destra in questi mesi ed è in qualche modo sotteso allo stesso documento Bertagna, favorire una molteplicità di indirizzi relativi a micro-professioni".
Un giudizio sintetico sulla riforma Moratti?
" Parte dalla nostra riforma ma ne scardina la componente di equità più rilevante, il diritto al successo formativo".
Una previsione. Come finirà?
" L'iter parlamentare sarà lungo. Il rischio è che la riforma Moratti parta dal settembre 2004. Vogliamo bloccare tutto per altri due anni? Si puo sottoporre il Paese a simili docce scozzesi per il gusto di dire: voglio la mia riforma?".
Un consiglio?
" Più saggio applicare la legge che c'è e procedere a modifiche in itinere".
Giulio Benedetti


Presentazione del libro il 18 novembre, ore 15:30
Archivio del Lavoro, Via Breda 56 (Sesto San Giovanni).

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