Corriere: Caruso (disobbedienti sociali): abbiamo vinto noi
IL LEADER NAPOLETANO: "LA POLIZIA LASCI A CASA LE PISTOLE" Caruso: abbiamo vinto noi "E nella Capitale saremo almeno il triplo" CHE bravi: prendendo questa decisione hanno dimostrato di pos...
IL LEADER NAPOLETANO: "LA POLIZIA LASCI A CASA LE PISTOLE"
Caruso: abbiamo vinto noi
"E nella Capitale saremo almeno il triplo"
CHE bravi: prendendo questa decisione hanno dimostrato di possedere, se non altro, il buonsenso d'un bambino di otto anni. Adesso facciano un passo in più nel loro cammino d'intelligenza: annullino definitivamente gli Stati generali". Francesco Caruso, uno dei leader dei "Disobbedienti sociali", plaude, irridendo, alla scelta di spostare l'appuntamento di Foligno: "Il ministro voleva imboscarsi tra la neve e l'abbiamo costretta a una bella ritirata".
Esistono anche le ritirate strategiche che non sempre significano sconfitta. "No, no, questa è davvero una loro sconfitta. Il discorso è soprattutto politico: la vecchia Dc, se avesse proprio voluto indire gli Stati generali dell'istruzione sa che cosa avrebbe fatto? Li avrebbe convocati il 15 luglio, quando il popolo della scuola è in vacanza. Questi altri, no: hanno cercato il loro spot pubblicitario proprio nel bel mezzo della contestazione studentesca con 800 istituti occupati in tutt'Italia e 50 mila studenti che, l'altro giorno, sono scesi in piazza per gridare la propria protesta a Roma e in altre città. E lo spot s'è rivelato un autogol". Non è troppo riduttivo considerare tutta la vicenda alla stregua d'una provocazione? "Beh, intanto parliamo d'una provocazione mezzo fallita, visto che hanno dovuto innestare la marcia indietro. Poi entriamo nel merito: una vera discussione sull'istruzione scolastica dovrebbe partire dal basso, coinvolgere studenti e professori che la vivono tutti i giorni e ne conoscono davvero problemi, fatti e misfatti. Questo è, invece, un incontro tra i burocrati del ministero: gente che spinge per trasformare la scuola in un'azienda e il sapere in una merce". Torniamo alla decisione di spostare i lavori a Roma: a quanto pare vi hanno fatto un piacere. "Noi non siamo scemi. Ci rendiamo conto che il governo, sballottato dai suoi tentennamenti come una barca in balìa delle onde, spera in questo modo di annacquare la protesta: 30 mila contestatori "pesano" certo molto più a Foligno - dove ci sarebbe stato un vero manicomio - che a Roma. Ma il fatto è che noi, nella capitale, saremo probabilmente il triplo. Solo da Napoli era prevista la partenza d'un treno speciale e d'una quindicina di pullman. Ora è quasi certo che i convogli diventeranno due e che anche i pullman raddoppieranno".
Come e quando scenderete in piazza? "Il movimento deciderà nelle prossime ore tra un ventaglio di possibilità: fare una manifestazione il 19 e un'altra il 20; organizzarne una all'Eur, un'altra in centro, il 20, oppure una sola nello stesso giorno proprio nel cuore della città". Vuole spiegare che cosa c'entra l'ideologia antiglobalizzazione con questa protesta? "Il nesso è chiaro: la formazione è il primo tassello per costruire quel nuovo mondo possibile che noi vogliamo. Tutti dobbiamo avere uguali strumenti per crescere intellettualmente e per ragionare. La signora Moratti e il governo vogliono, invece, svendere quel sapere pubblico garantito sul quale si gioca la battaglia della democrazia. Pensi solo per un attimo alla terminologia: Stati generali. E' la stessa definizione dell'incontro a portarci ad atmosfere vecchie di secoli. Spero nei ricorsi della storia: gli Stati generali, convocati nel 1789 da Luigi XVI, furono un boomerang per lo stesso sovrano francese che negò aperture democratiche al ceto produttivo. Proprio come la Moratti, oggi, le rifiuta al popolo della scuola".
Lasciamo da parte Robespierre e Saint-Just o, magari, la presa della Bastiglia. Intravedete, per venerdì, rischi di violenza, infiltrazioni dei cosiddetti "black bloc"? "Guardi, a novembre abbiamo sfilato in 100 mila a duecento metri dal corteo filoamericano di Berlusconi e dei suoi: non è successo niente. Certo, non nascondiamo d'essere preoccupati". Non si può essere contemporaneamente tranquilli e in allarme. "Diciamo così: confidiamo che tutto si svolga senza incidenti, ma non trascuriamo la possibilità che il governo, o chi per lui, mostri il proprio cinismo con provocazioni. Magari per inviare un segnale forte al movimento studentesco che è in ebollizione. Già qualche politico ha chiesto che le forze dell'ordine scendano in piazza disarmate: portino pure gli idranti e i manganelli, facciano volare gli elicotteri, ma le pistole le lascino in caserma. Nessuno dimentichi Genova. Adesso meno che mai: proprio in queste ore il pm ha ordinato una superperizia su sei automatiche di militari che hanno ammesso d'aver sparato, a scopo intimidatorio, il giorno in cui fu ucciso Carlo Giuliani in piazza Alimonda. Con tanti saluti alla tesi della legittima difesa".