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da edscuola-PRIME OSSERVAZIONI DI UNA MAESTRA DOPO GLI "STATI GENERALI

PRIME OSSERVAZIONI DI UNA MAESTRA DOPO GLI "STATI GENERALI" Che fatica capire cosa c'è sotto le parole! Sembra che esse non abbiano alcun valore: leggendo il documento Bertagna, pare chiar...

23/12/2001
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Edscuola

PRIME OSSERVAZIONI DI UNA MAESTRA DOPO GLI "STATI GENERALI"

Che fatica capire cosa c'è sotto le parole!

Sembra che esse non abbiano alcun valore: leggendo il documento Bertagna, pare chiaramente che il tempo pieno non venga neanche preso in considerazione (ma qualcuno si è accorto che molte bambine e bambini lo hanno frequentato e lo frequentano?!), sembra che questo tipo di organizzazione abbia fatto il suo tempo. Forse le famiglie si stanno attrezzando con baby-sitter e nonni a prestito?

Forse, fuori dalla scuola, nell'osannato extrascuola, qualche personaggio non ben identificato ha deciso di rubare il mestiere alle/ai maestre/i (tanto è così semplice entrare in rapporto coi piccoli! Tutti credono di "saper fare", tant'è vero che non si capisce a cosa servano tutti quegli anni di università che molte/i di noi già hanno alle spalle, senza che nessuno se ne sia mai accorto, e tutti gli aggiornamenti su strategie di vario tipo!!) e accollarsi rapporti col territorio, con le famiglie, con le A.S.L, l'interazione fra ambiti disciplinari, l'avviamento allo studio individuale, l'integrazione di alunne/i extracomunitarie/i, gli aggiornamenti a tutto campo, i rapporti con gli altri ordini di scuola, le conversazioni con psicologi, le programmazioni trasversali, ecc'

Poi ,oggi, agli "stati generali" si viene a sapere che no, il tempo pieno non si toccherà, ma io mi chiedo: in quale punto del documento Bertagna sta scritta questa tutela del tempo pieno?

Oppure sono i giornalisti che non capiscono cosa si dice, quando si parla di scuola, quindi riportano notizie scorrette del tipo: "Tranquilli, il tempo pieno non si tocca!"

Tremo, letteralmente tremo e sudo freddo, ovviamente non unicamente per il tempo pieno, ci mancherebbe altro, ma da "brava" maestra mi interessa molto (sbaglio?) sapere che cosa ci attende nei nostri futuri anni di scuola (oppure bisogna ragionare entro i brevi termini delle legislature che si susseguono senza tregua per il cittadino di buona volontà?!).

Cosa sarà di tutto ciò che abbiamo faticosamente costruito nel silenzioso rumore del nostro lavoro di "formichine"?

Questi, con i loro "talk-show", con i loro "ni" e "no", con i loro "ma non avete capito", a cosa ci vogliono condurre? A che grado di incertezza, indecisione, ignoranza del futuro ci vogliono portare?

I signori o, nel caso dell'attuale ministro, le signore sono nobili, distanti nelle loro formulazioni di principio, sono abili nel camuffare le scelte, nello scoprirsi soltanto a tempo debito e a cose fatte o a sondaggi terminati (si salvi chi può!).

Noi docenti saremo disposte/i ad accettare tutto ciò che ci troveremo dinanzi a cose fatte (quando la Ministra avrà finito di ascoltare serafica), o c'è qualche speranza che ci scuotiamo dalla grande stanchezza accumulata in questi anni di applicazione di riforme senza alcun riconoscimento e voce in capitolo?

Ho notato, con tutto il rispetto, che quando si parla di docenti, al Ministero, lo si fa mettendoci in coda agli elenchi: "studenti, genitori, docenti". Come mai, se si parla dei politici lo si fa mettendo il loro nome in testa, visto che ancor più di noi essi dovrebbero avere la vocazione al servizio?!

Che rabbia la demagogia! Le/gli studentesse/studenti sono le/i prime/i ad accorgersi di questo trucco che non porterà loro alcun beneficio effettivo!

Qualcuno ci dica cosa succederà della scuola elementare, ce lo dica con estrema chiarezza d'intenti e senza infingimenti: moduli, tempo pieno, autonomia nell'organizzazione che fine faranno? Vorremmo saperlo in fretta per non continuare a programmare ogni giorno il futuro sulle sabbie mobili! Per non sentire che il nostro attuale percorso didattico è fallace e inutile!

Realmente non si può lavorare con queste continue "voci"di cataclismi e relative smentite successive!

Vorremmo poi anche meno demagogia sulle possibilità di scelta delle famiglie a proposito di percorsi e attività, orari, tempo scuola, ecc'Non perché le famiglie non vadano ascoltate, bensì perché ci siano limiti a tutela delle esigenze d'apprendimento di bambine/i (che spesso non sono le esigenze degli adulti). Vogliamo ricordare che molti degli attuali problemi dell'infanzia sono causati dagli adulti (a volte si tratta addirittura di pesanti "interventi" da cui proprio le/i bambine/i vanno protetti e non si parla qui di casi limite, ma di abbandoni senza parole, ascolto, nel "silenzio" in casa propria, in case "calde" e apparentemente "comode"!)

Ora veniamo allo scottante problema della durata dei vari ordini di scuola: abbiamo sentito i prof. delle superiori sostenere che senza un anno, la qualità della scuola si abbasserà, quindi li abbiamo ascoltati con raccapriccio scaricare sulla scuola elementare la responsabilità dell'alfabetizzazione anticipata a cinque anni. E' veramente inaudito con quanta impudenza questi colleghi (?) si affrettano a lavarsi le mani delle problematiche delle/dei bambine/i!

Quando, nella precedente legislatura, noi maestre/i pregavamo letteralmente Berlinguer di non accorciare il percorso della scuola elementare, gli stessi professori ci compativano facendoci notare che un anno di scuola in meno non era la morte di nessuno!

In realtà un anno di meno fa male a tutta la scuola e, con grande onestà, si dovrebbe affermare che l'uscita a 19 anni sarebbe l'ideale per risolvere molti problemi su cui si dovrebbe poter discutere ancora senza dar per scontata l'uscita a 18 anni!

A noi non interessa chi è in alto, non interessano i giochi di potere, quindi chiediamo soltanto "giustizia pedagogica" per tutte/i le/i bambine/i e chiediamo che si finisca di sostenere che la qualità della scuola passa per le riforme strutturali o perché si toglie o anticipa un anno di istruzione. La qualità passa, oltre che per i contenuti, per i modi del far scuola, per le strategie didattiche e relazionali, per la qualità, ma anche per la quantità del tempo di tutte/i, anche di quelle/quei bambine/i ritenute/i brave/i (abbiamo sentito, esterrefatte/i, parlare qualche esperto di tempi scolastici differenziati per le/i brave/i, ma com'è possibile non aver ancora capito che non è la velocità dell'apprendimento quella che garantisce la stabilità affettiva-emozionale della singola persona e la relazione fra pari di una classe, quale bambina/o ha necessità di "fughe" precoci dalle proprie classi d'appartenenza?! Certo se si dovesse chiedere ai genitori di scegliere, chi vorrà tenere i propri figli alla sbarra?!)' e basta!! Tutto il resto sono chiacchiere e "imbellettamenti" di cui francamente si capisce poco il senso.

Vorremmo essere lasciate/i in pace di lavorare sodo per portare a compimento una Riforma (quella delle elementari) ancora incompiuta, ma sulla buona strada, e vorremmo che il tempo pieno venisse potenziato su tutto il territorio nazionale per favorire tutte/i le/ bambine/i i cui genitori si fidano ancora della scuola pubblica e del suo valore.

CLAUDIA FANTI

FO, 20 Dicembre 2001


Presentazione del libro il 18 novembre, ore 15:30
Archivio del Lavoro, Via Breda 56 (Sesto San Giovanni).

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