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E la Buona Scuola è senza Tempo Pieno

di Pippo Frisone

14/04/2015
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ScuolaOggi

Nella campagna elettorale del PD del  2013, la responsabile scuola di quel partito, on Puglisi , preannunciava una difesa strenua del Tempo Pieno e aggiungeva “con le compresenze” Anche l’impianto originario del progetto sulla Buona Scuola  si occupava del tempo pieno, prevedendo addirittura un potenziamento e ampliamento  nel meridione dove  è carente.

Poi arrivò il ddl sulla Buona Scuola e le 150mila assunzione si ridussero d’un sol colpo a 100mila.

Si è detto, tutto colpa delle detrazioni a favore delle scuole private. Fatto sta che si persero per strada non solo 50mila posti ma anche tante buone intenzioni, come per l’appunto l’ampliamento del Tempo Pieno.

Nel testo del ddl la parola tempo pieno non compare nemmeno una volta!

Intanto il prossimo anno scolastico a Milano le classi a tempo pieno aumentano ancora.

Sono , compresa la Brianza, 7.266. Siccome le prime a TP proposte sono 1.536, più delle quinte uscenti, per prassi consolidata, l’amministrazione dovrà riconvertite a tempo normale le 202 prime a tempo pieno eccedenti .

Questa è la prima anomalia sul tempo pieno che si perpetua da anni a scapito delle richieste delle famiglie  che nonostante i tagli e le manomissioni sulle compresenze, continuano a privilegiare come tempo scuola il modello del tempo pieno che supera  oramai  il 92% delle classi .

Anche gran parte delle 698 classi a tempo normale, altro non sono che la riconversione forzata  delle richieste a tempo pieno delle famiglie .

Infatti, le richieste per il prossimo anno  di classi a tempo normale si ferma ad appena 79 classi prime!

La seconda anomalia è la scelta di tagliare buona parte delle ore eccedenti le 40h,  destinate alle    ex compresenze, taglio operato a monte dall’USR, nel distribuire gli organici alle province.

Contrariamente,  le disposizioni del Miur prevedono che nelle classi a tempo pieno (40h con mensa e rientri pomeridiani) resta confermata l’assegnazione di due docenti per classe.

Le 4 ore eccedenti l’orario cattedra dei due docenti ( 22h+22h) rispetto al tempo scuola degli alunni di 40h, secondo le disposizioni ministeriali dovrebbero comunque restare nell’organico d’istituto per l’ampliamento dello stesso tempo pieno e per il potenziamento delle attività formative.

Su queste 4h eccedenti, in tutti questi anni, si è esercitata l’ingegneria burocratica dell’amministrazione scolastica regionale.

Se in un primo momento i tagli in tutto o in parte  delle 4h hanno consentito di ampliare il tempo pieno, con la riconduzione a 27h di tutte le classi a tempo normale, quei tagli sono serviti a compensare e a garantire modelli orari da 30 ore in su. Compensazione ovviamente tutta a carico del tempo pieno, fatta però non all’interno di ciascuna scuola per scelta autonoma, e neanche all’interno di ciascuna provincia ma fatta a monte, cioè a livello regionale .

La provincia di Milano, col 92% delle classi a tempo pieno, paga oramai da anni il prezzo più

alto, a favore delle altre  province lombarde dove è prevalente il tempo normale.

E’ il donatore di sangue più generoso ma che non riceve nulla in cambio.

La terza anomalia è l’assurdo blocco degli organici, fermi al 2011 con 600.839 unità, con un centro-nord che costantemente aumenta la popolazione scolastica e con un centro sud che, invece. perde

drammaticamente alunni e posti.

Da qui la necessità di contenere politicamente e socialmente questo divario, dando al nord meno organico di quanto gli spetterebbe e al sud di riservare meno tagli del previsto.

Il ddl sulla Buona Scuola, col suo carico di organico aggiuntivo, doveva servire a rendere più sostenibile questo squilibrio, facendo un’operazione più incentrata sull’offerta che sulla domanda.

Ma di tutto ciò non v’è più traccia. Come non v’è più traccia d’un ritorno alle compresenze .

Misteri della politica. Resta un tempo pieno azzoppato al nord e fermo ai blocchi di partenza al Sud.

Una delusione in più per quanti avevano sperato in un cambiamento vero. Anche della scuola.