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EaG: luci e ombre della nostra scuola

Una radiografia In cinque punti

25/11/2015
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Tuttoscuola

I dati relativi al sistema scolastico italiano presentati il 24 novembre al MIUR in contemporanea con gli altri 34 Stati membri dell’OCSE hanno fornito una radiografia completa dello stato di salute della scuola italiana, sia pure - come già riferito - relativi prevalentemente all’anno scolastico 2012-13, con alcuni riferimenti al 2013-14 e nessuno al 2015, anno che ha visto l’introduzione della legge di riforma 107/15, “La buona scuola”.

Riassumiamo qui di seguito i principali argomenti trattati.

1) In Italia ci si laurea poco e si guadagna meno che nella zona OCSE

Per quanto riguarda i livelli d’istruzione conseguiti nel 2014, in Italia, solo il 17% degli adulti (25-64enni) è titolare di una laurea, percentuale simile a quelle del Brasile, del Messico e della Turchia. Tuttavia in questi tre Paesi la differenza tra i redditi dei laureati e quelli degli adulti che hanno conseguito solo un diploma della scuola secondaria superiore come livello massimo d’istruzione, è più alta rispetto alla media dell’OCSE, mentre in Italia i redditi rispettivi sono inferiori: 143% rispetto alla media OCSE del 160% . Pur essendo poco numerosi, dunque, i laureati in Italia guadagnano meno rispetto agli Paesi della zona OCSE.

Nel 2014, solo il 62% dei laureati tra 25 e 34 anni era occupato in Italia, 5 punti percentuali in meno rispetto al tasso di occupazione del 2010. Questo è un livello paragonabile a quello della Grecia ed è il più basso tra i Paesi dell’OCSE (la media dell’OCSE è dell’82%). L’Italia e la Repubblica Ceca sono i soli Paesi dell’OCSE dove il tasso di occupazione tra 25 e 34 anni è il più basso tra i laureati rispetto alle persone che hanno conseguito, come più alto titolo di studio, un diploma d’istruzione secondaria superiore.

2)  Il finanziamento dell’istruzione

In Italia il livello di spesa per l’istruzione terziaria è relativamente basso.  Nel 2012, le istituzioni dell’istruzione terziaria hanno speso 10 0712 dollari statunitensi per studente. Si tratta di un livello di spesa per studente superiore a quello di più di un terzo dei Paesi OCSE e Paesi partner, ma è pari a solo due terzi della spesa media OCSE.

3) Il corpo docente

In Italia il corpo docente è più anziano rispetto a quello di qualsiasi altro Paese dell’OCSE.

Nel 2013, in Italia, il 57% di tutti gli insegnanti della scuola primaria, il 73% degli insegnanti della scuola secondaria superiore e il 51% dei docenti dell’istruzione terziaria avevano compiuto 50 anni di età o li avevano superati, le percentuali più alte registrate rispetto ai Paesi dell’OCSE e ai Paesi partner. Essendo prevedibile che molti di questi docenti andranno in pensione durante il prossimo decennio, l’Italia si trova di fronte a un’opportunità senza precedenti per ridefinire la professione.

Un tema molto delicato e di grande attualità è relativo alla valutazione degli insegnanti. In Italia, infatti, fino all’entrata in vigore delle legge 107/15 non esisteva nessuna regolare valutazione dei dirigenti scolastici e degli insegnanti. Tra i Paesi dell’OCSE e i Paesi partner con dati disponibili per l’anno scolastico 2014-15, l’Italia era uno dei quattro Paesi, insieme a Austria, Giappone e Lussemburgo, senza ispezioni scolastiche come requisito del sistema di accountability e senza una valutazione dei dirigenti scolastici. Tuttavia, il sistema istituito di recente prevede che tutte le scuole in Italia completino un rapporto di auto-valutazione, nel quale, tra diversi altri fattori, è trattata la questione della qualità della gestione dell’istituto scolastico, dell’insegnamento e dei risultati dell’apprendimento degli studenti.

4) L’equità nell’istruzione

In Italia le donne sono ben rappresentate nell’istruzione terziaria, ma per le carriere dei figli i genitori continuano ad avere aspettative condizionate da rappresentazioni di genere.

Per molti aspetti l’Italia ha chiuso il divario di genere nel tasso dei laureati. In Italia le donne costituiscono il 59% dei nuovi laureati e il 52% dei titolari di un primo dottorato (la media OCSE è pari al 47% per il primo dottorato). In Italia, inoltre, le donne che conseguono una laurea nelle discipline scientifiche sono più numerose rispetto agli uomini. Nel 2013 circa un terzo dei laureati in ingegneria, nelle discipline del settore manifatturiero e della costruzione, era di sesso femminile, cinque punti percentuali in più rispetto alla media OCSE. Tuttavia questa cifra mostra che, come negli altri Paesi dell’OCSE, le donne sono ancora sottorappresentate in questo campo di studio.

Per riassorbire i divari di genere che rimangono nell’istruzione e nell’economia, è necessario uno sforzo concertato di genitori, insegnanti, responsabili governativi e leader di opinione. Per esempio, quando gli studenti scelgono la loro disciplina di studio, sono fortemente influenzati dai genitori, che spesso hanno rappresentazioni di genere su ciò che più si addice alle ragazze e ai ragazzi. Un’analisi dei dati dell’indagine PISA 2012 mostra che i genitori dei quindicenni sono due volte più propensi a dichiarare che i figli maschi saranno destinati a una carriera nel campo della scienza, tecnologia, dell’ingegneria o della matematica (le cosiddette STEM – discipline scientifiche) rispetto alle figlie, anche quando i figli e le figlie dimostrano di avere livelli di competenze simili in matematica e scienze

5) Istruzione terziaria (tertiary education): ciclo breve professionalizzante, titoli universitari di 1° livello e di 2° livello, programmi di dottorato

Nell’istruzione terziaria l’Italia associa alti tassi di laureati di 2° livello con una bassa percentuale di diplomati nell’ambito di programmi di studio a ciclo breve professionalizzante, e di laureati di 1° livello.

Se le attuali tendenze verranno confermate, nell’arco della propria vita, il 20% dei giovani italiani conseguirà un titolo universitario di secondo livello o un titolo universitario equivalente (per esempio: una laurea magistrale); ciò rappresenta una quota maggiore rispetto alla media dei Paesi dell’OCSE, che è pari al 17%. Tuttavia si prevede che in Italia solo il 42% dei giovani si iscriverà ai programmi d’istruzione terziaria, la minore quota d’iscrizione rispetto all’insieme dei Paesi OCSE, dopo il Lussemburgo e il Messico. Nel complesso, il 34% dei giovani italiani dovrebbe conseguire un diploma d’istruzione terziaria, rispetto a una media OCSE del 50%. In Italia la minore differenza registrata tra percentuali previste di laurea di secondo livello e tassi complessivi dei titoli di studio conseguiti nell’istruzione terziaria suggerisce che la maggior parte dei laureati lascia gli studi dopo aver ottenuto un titolo di secondo livello.

Negli ultimi anni l’Italia ha compiuto progressi importanti per creare programmi dell’istruzione terziaria che preparino gli studenti a un rapido ingresso nel mercato del lavoro, principalmente con la creazione di nuove istituzioni (istituti tecnici superiori) per programmi d’istruzione terziaria di ciclo breve professionalizzante, in stretta collaborazione con i datori di lavoro e le esistenti istituzioni della formazione superiore. L’Italia deve continuare a rafforzare questa tipologia di programmi.


Presentazione del libro il 18 novembre, ore 15:30
Archivio del Lavoro, Via Breda 56 (Sesto San Giovanni).

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