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. Finiti gli Stati Generali

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20/12/2001
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. Finiti gli Stati Generali
Roma, decine di migliaia alla manifestazione degli studenti
I giovani invitati contestano la Moratti e vengono cacciati dalla sala
Assediati fuori, contestati dentro
Finiti gli Stati Generali
Corteo, solo alla fine momenti di tensione

di ANDREA DI NICOLA

ROMA - Assediati fuori, contestati dentro: gli Stati Generali della scuola convocati da Letizia Moratti sono finiti fra le grida di "buffoni, buffoni" dei 70 mila manifestanti (centomila secondo gli organizzatori) che cingevano d'assedio il Palazzo dei congressi e con Silvio Berlusconi costretto a parlare mentre in platea una ventina di studenti di sinistra delle consulte, quelli che non erano stati espulsi dopo una rumorosa contestazione al ministro Letizia Moratti, mostravano dei cartelli con i codici e barre e con su scritto "Non in vendita".

L'attenzione di tutti era concentrata all'esterno, alle migliaia e migliaia che fin dal primo mattino sfilando per le strade dell'Eur erano giunti fin sotto il Palazzo dei congressi con i loro slogan e la loro musica sparata a volumi altissimi. Nessuno aveva prestato fede allo "scherzetto" che i ragazzi delle consulte stavano preparando a Letizia Moratti e Silvio Berlusconi.

Nella sala ovattata le voci concitate degli slogan non arrivavano, ma è bastato che la Moratti iniziasse a parlare e pronunciasse la parola democrazia affinché scoppiasse il caos. Gli studenti invitati dalla Moratti iniziano a fischiare, a contestare "ma quale democrazia" i gorilla dell'organizzazione si schierano e iniziano a spingerli verso l'esterno, i ragazzi resistono, "siamo stati invitati" gridano mentre si materializza la polizia che forma un cordone. I giovani vengono spinti verso l'atrio qualche spintone, alcune ragazze piangono mentre un vicequestore tenta di placare gli animi parlando alla folla.

Una giovane napoletana, Francesca, piange nell'atrio e mormora "perché ci avete invitato, perché ci avete invitato" la stessa cosa che aveva urlato all'interno mentre Silvio Berlusconi iniziava a parlare. E mentre nell'atrio si gridano slogan, un altro gruppetto di contestatori rimasto in platea mentre il presidente del consiglio parla alzano dei manifestini con scritto "non in vendita". Berlusconi li ignora ma giornalisti e telecamere sono tutti per loro.

E mentre la protesta prosegue Matteo dell'Uds tira fuori una busta e la consegna ad un membro del'organizzazione. Dentro c'è un biglietto indirizzato a "Silvio Berlusconi, presidente del consiglio". "Vogliamo fare gli auguri", dice Matteo e in effetti sul biglietto c'è scritto: "Resistenti alla privatizzazione disobbedienza alla Moratti. Con gli auguri di tutti gli studenti che sono fuori al freddo a manifestare". Non si sa se gli auguri sono giunti al premier ma per i ragazzi bastava averlo consegnato e così hanno preso le loro cose e sono usciti a raggiungere gli altri manifestanti.

Quelli di fuori erano tanti. C'erano gli studenti delle scuole occupate, i giovani dei Ds, i centri sociali, i No Global e poi professori, genitori, politici. Alla partenza arriva Pietro Folena e un manipolo di diessini ma il corteo non gradisce: "Fuori quelli che hanno votato la riforma Berlinguer e che sono a favore della guerra. Non li vogliamo in testa al corteo", gridano dai camion dove ci sono le amplificazioni. Verso Folena parte un palloncino pieno d'acqua finché il dirigente diessino si allontana verso la coda dove ci sono i ragazzi della Sinistra Giovanile.

In piazza c'erano un po' tutti, i Verdi con Paolo Cento e Pecoraro Scanio, Fausto Bertinotti, Diliberto dei Comunisti italiani. Ma i protagonisti erano i giovani. In testa uno striscione "No agli Stati Generali rivoluzioniamo la scuola" dietro due file di studenti quelli "pay" della scuola a pagamento e quelli "free" della scuola pubblica, poi gli striscioni delle diverse delegazioni e delle varie scuole. "Zona demorattizzata" c'era scritto su molti cartelli mentre un maiale di cartapesta rappresentava Berlusconi, un po' come i maiali che a Genova rappresentavano gli otto grandi del G8.

Non una coincidenza perché quello visto oggi era proprio il popolo di Genova, non a caso slogan e striscioni ricordavano Carlo Giuliani coì come i ragazzi con le bombolette che scrivevano "Giustizia per Carlo" su ogni muro.

Il corteo sfila tranquillo controllato a distanza e poi si piazza intorno al Palazzo dei congressi. Musica sparata, slogan, tutto tranquillo tranne qualche provocazione verso carabinieri e polizia, schierati ma tutto sommato a buona distanza dai manifestanti.

L'assedio va avanti per un paio d'ore poi, a Stati Generali chiusi si rischia l'incidente. Sette, ottomila manifestanti premono sulle transenne, le scavalcano. La celere si schiera a difendere il palazzo ormai vuoto. Parte anche una bottiglia ma, alla fine, prevale il dialogo. I dirigenti della Digos in piazza parlano con i contestatori, i leader dei no global cercano di stemperare gli animi che si riaccendono solo quando si avvicinano i carabinieri. Poi tutto va per il meglio: "Ragazzi abbiamo vinto non roviniamo tutto" urla al megafono uno dei leader di studenti in movimento e l'assedio si scioglie.

(20 dicembre 2001)


Presentazione del libro il 18 novembre, ore 15:30
Archivio del Lavoro, Via Breda 56 (Sesto San Giovanni).

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