I libri dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. "Un patrimonio enorme da aprire al pubblico"
La mobilitazione del mondo della cultura per salvare i trecentomila volumi della biblioteca dell'istituto dell'avvocato Marotta. Una lettera al ministro Ornaghi e al presidente della regione Campania, Stefano Caldoro
QUASI quarant'anni di attività. 40mila seminari, oltre tremila borse di studio assegnate a giovani ricercatori, sedici sedi internazionali. Tutto in quei trecentomila volumi. Il mondo della cultura si mobilita per salvare la biblioteca dell'Istiututo Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli. Rivolgendo un appello al ministro per i Beni e le Attività Culturali, Lorenzo Ornaghi, e al presidente della regione Campania, Stefano Caldoro. Per rompere il silenzio. E per chiedere una risposta sul destino dei volumi raccolti dall'avvocato Gerardo Marotta.
FIRMA L'APPELLO PER L'ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI
Ecco il testo della lettera al ministro Ornaghi e al presidente Caldoro:
La Biblioteca dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, messa insieme da Gerardo Marotta in mezzo secolo di pazienti ricerche presso fondi librari e antiquari in tutta Europa, costituisce il nucleo fondamentale dell'Istituto fondato nel 1975 a Roma, nella sede dell'Accademia dei Lincei, da Enrico Cerulli, Elena Croce, Pietro Piovani, Giovanni Pugliese Carratelli e Gerardo Marotta, che ne è anche il presidente. La Sovrintendenza ai beni librari della Regione Campania ha riconosciuto nel 2008 il valore di questa raccolta, che oggi conta circa trecentomila opere, dichiarando che essa "presenta i segni di uno sforzo ragionato di gestione e sviluppo, frutto, non di casuale sedimentazione, ma delle attività di studio, ricerca e formazione promosse dall'Istituto di appartenenza". La delibera, attestando "il grande valore bibliografico e culturale" della biblioteca, decreta "la necessità di salvaguardarne l'inscindibile legame con l'Istituto di emanazione" e "l'opportunità e l'utilità sociale di predisporne le migliori condizioni di fruizione pubblica".
Fu in questo spirito che la Regione, già nel 2001 con delibera n.6039, individuò come sede della biblioteca i locali dell'ex-CONI in Piazza Santa Maria degli Angeli n. 1, a pochi passi da Palazzo Serra di Cassano, sede dell'Istituto, al fine di garantire la necessaria vicinanza tra la biblioteca e il luogo in cui quotidianamente si svolge un'intensa attività di seminari, così da assicurare la fruibilità del patrimonio librario al vasto pubblico di studiosi e ricercatori. Venne dunque formulato un progetto che, tenendo conto dei locali disponibili e dello spazio occupato dai volumi, consentisse, attraverso un sistema di scaffalature compatte, una sistemazione adeguata, congrua e razionale della raccolta.
Tuttavia, inspiegabilmente, l'attuale Giunta regionale emana nel 2011 un nuovo atto che opera una radicale inversione di rotta rispetto al complesso processo iniziato dieci anni prima: con la delibera n. 283 si inseriscono due elementi che minacciano di stravolgere letteralmente il progetto originario per cui erano stati stanziati anche specifici fondi europei. Viene difatti prospettata per i locali individuati l'utilizzazione "come fondo iniziale dei volumi che obbligatoriamente vengono trasmessi in copia alla Regione Campania da editori e aziende tipografiche allorquando pubblicati" e l'attivazione di una "Biblioteca pubblica a scaffale aperto". Ciò significherebbe non solo sfregiare l'armonica razionalità interna della raccolta dell'Istituto, che la rende specchio di una dimensione culturale internazionale, con l'inserimento di un fondo avente come unico criterio quello dell'appartenenza geografica regionale, ma significherebbe soprattutto impedire materialmente l'allocazione della biblioteca dell'Istituto, la cui dimensione è tale da occupare per intero lo spazio dei locali e solamente qualora sia rigorosamente seguito il progetto delle scaffalature compatte.
L'estenuante lentezza e l'infelice esito di questo processo testimoniano la trascuratezza con cui è stato considerato negli ultimi anni l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, che secondo l'UNESCO non ha termini di paragone nel mondo e che oggi, privato dei fondi necessari al suo pieno funzionamento, rischia di dover chiudere. È inaccettabile assistere a questo avvilimento dell'Istituto e alla sepoltura della sua biblioteca in un triste deposito, un ex capannone industriale di Casoria, per opera della miopia e dell'inerzia ostinata di alcuni dirigenti amministrativi.
Chiediamo, pertanto, che la Regione revochi la delibera del 21 giugno 2011 e ripercorra con urgenza la strada tracciata dalle delibere dell'amministrazione Bassolino e della Sovrintendenza bibliografica regionale, aprendo finalmente al pubblico un grande patrimonio librario, e che, su sollecitazione del Ministero dei Beni culturali, il Governo presenti un disegno di legge al Parlamento diretto a garantire un finanziamento stabile per l'Istituto che consenta di ripianare gli oneri finanziari derivati dal ritardo, quando non dal venir meno per alcuni anni, degli stessi contributi, e che permetta il pieno svolgimento delle sue attività di ricerca e della sua funzione civile.
I firmatari: Remo Bodei, Alberto Burgio, Gaetano Calabrò, Luciano Canfora, Giulietto Chiesa, Gianni Ferrara, Paolo Maddalena, Aldo Masullo, Ugo Mattei, Aldo A. Mola, Tomaso Montanari, Franco Roberti, Stefano Rodotà, Roberto Saviano, Salvatore Settis, Gianni Vattimo, Gustavo Zagrebelsky.