I nodi da sciogliere con la Buona Scuola
di Pippo Frisone
Mancano pochi giorni ai provvedimenti che il Governo deve emanare per dare finalmente alla luce la Buona Scuola. La data prevista è quella del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio. Un decreto legge per affrontare tutte le questioni più urgenti che ruotano attorno al piano delle assunzioni e un disegno di legge sui problemi aperti della valutazione e della carriera degli insegnanti .
A quanto pare non pochi sono ancora i nodi da sciogliere. Tanto per cominciare, come dare attuazione alla sentenza alla Corte di Giustizia Europea ?
Svuotando la GAE in uno o più anni? Coinvolgendo anche ai precari della 2 fascia d’istituto con almeno tre anni di servizio ? La scelta non è priva di ricadute sui reali fabbisogni delle istituzioni scolastiche e sulla qualità stessa dell’istruzione del nostro Paese.
Stiamo parlando dell’assunzione di 148mila precari, la più massiccia dal 1982, quando con la
la L.270 furono immessi in ruolo tra l’82 e l’84 circa 150mila incaricati annuali e banditi i concorsi ordinari, fermi al 1969 !!
Nelle attuali GAE ci sono realtà differenti da provincia a provincia. In alcune discipline addirittura
mancano o sono insufficienti gli abilitati per coprire gli attuali posti vacanti. L’esempio più eclatante è Matematica nelle Medie dove la GAE risulta esaurita non solo a Milano ma in tante altre province della Lombardia e non solo. E con Matematica altre discipline tecnico-scientifiche, i cui posti sono attualmente coperti da abilitati e non inclusi in 2 e 3 fascia d’Istituto.!! Di contro c’è un esubero di precari su altre discipline, spazzate via dalla riforma Gelmini o fortemente ridimensionate. Oltre a numerosi ITP, ci sono ad esempio Educazione musicale nelle Superiori, Diritto ed Economia. Non è un caso che per queste due discipline il governo stia pensando a delle soluzioni anche ordinamentali. . E ancora, molti dei precari inclusi nelle GAE soprattutto al Sud hanno poco servizio o non lavorano più nella scuola da anni per il forte calo demografico che non tende a diminuire.
A tutto ciò va aggiunto che oltre il 20% dei beneficiari inclusi nelle GAE risultano in servizio nelle scuole paritarie e private, soprattutto nell’Infanzia e nella Primaria.
Chi tener dentro e chi lasciar fuori? Questo è il primo grosso nodo che il Governo Renzi dovrà sciogliere il 27 febbraio.
Non meno impegnativo è l’altro nodo che riguarda il cosiddetto organico funzionale.
Di scuola, di rete o tutte e due insieme come l’aveva già delineato il governo Monti?
Tra l’uno e l’altro c’è di mezzo l’autonomia delle istituzioni scolastiche, costituzionalmente garantita. Autonomia funzionale è vero ma sulla rete le scuole vanno coinvolte nelle decisioni . E sugli organici anche la conferenza Stato-Regioni dovrà essere sentita e vorrà dire la sua . Tutto questo fa presagire tempi lunghi e che nel decreto-legge ci sarà solo l’essenziale . Ci si limiterà a quantificare nel piano delle assunzioni il numero complessivo dei posti da destinare alle scuole , magari spalmati su più anni , ripescando l’organico funzionale e di rete, con qualche ritocco, cosi come furono ridisegnati a suo tempo dal governo Monti.Con decreti interministeriali , tali organici saranno distribuiti alle varie regioni e da questi alle province e alle scuole. Si attribuiranno per classi di concorso oppure su una dotazione organica aggiuntiva, indistinta provinciale? Con quali criteri verranno assegnati poi alle scuole o alle reti di scuole ?
Si partirà dal fabbisogno delle scuole o dalla quantità dei precari inclusi nelle GAE provinciali ?
Si prevedono spostamenti di provincia e di regione verso le situazioni territoriali di maggior disagio sociale? A tutte queste domande dovranno essere date risposte ben precise e non più evasive. Ne va di mezzo non solo la vita e il futuro di migliaia di precari che aspettano da anni la
soluzione dei loro problemi ma la qualità stessa dell’istruzione e il futuro delle nuove generazioni.