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I nodi da sciogliere con la Buona Scuola

di Pippo Frisone

17/02/2015
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ScuolaOggi

Mancano pochi giorni ai provvedimenti che il Governo deve emanare per dare finalmente alla luce la Buona Scuola. La data prevista è quella del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio.          Un decreto legge per affrontare  tutte le questioni più urgenti che ruotano attorno al piano delle assunzioni e un disegno di legge sui problemi aperti della valutazione e della carriera degli insegnanti .

A quanto pare non pochi sono ancora i nodi da sciogliere. Tanto per cominciare, come dare attuazione alla sentenza alla Corte di Giustizia Europea ?

Svuotando la GAE  in uno o più anni? Coinvolgendo anche ai precari della 2 fascia d’istituto con almeno tre anni di servizio ? La scelta non è priva di ricadute sui reali fabbisogni delle istituzioni scolastiche e sulla qualità stessa dell’istruzione del nostro Paese.

Stiamo parlando dell’assunzione di 148mila precari, la più massiccia dal 1982, quando con la

la L.270 furono immessi in ruolo tra l’82 e l’84 circa 150mila incaricati annuali e banditi i concorsi ordinari, fermi al 1969 !!

Nelle attuali GAE ci sono realtà differenti da provincia a provincia. In alcune discipline addirittura

mancano o sono insufficienti gli abilitati per coprire gli attuali posti vacanti. L’esempio più eclatante è Matematica nelle Medie dove la GAE risulta esaurita non solo a Milano ma in tante altre province della Lombardia e  non solo. E con Matematica altre discipline tecnico-scientifiche, i cui posti sono attualmente coperti da abilitati e non inclusi in 2 e 3 fascia d’Istituto.!!                           Di contro c’è un esubero di precari su altre discipline,  spazzate via dalla riforma Gelmini o fortemente ridimensionate. Oltre a numerosi ITP, ci sono ad esempio Educazione musicale nelle Superiori, Diritto ed Economia. Non è un caso che per queste due discipline il governo stia pensando a delle soluzioni anche ordinamentali. . E ancora, molti dei precari inclusi nelle GAE soprattutto al Sud hanno poco servizio o non lavorano più nella scuola da anni per il forte calo demografico che non tende a diminuire.

A tutto ciò va aggiunto che oltre il 20%  dei beneficiari inclusi nelle GAE risultano in servizio nelle scuole paritarie e private, soprattutto nell’Infanzia e nella Primaria.

Chi tener dentro e chi lasciar fuori? Questo è il primo grosso nodo  che il Governo Renzi dovrà sciogliere il 27 febbraio.

Non meno impegnativo è l’altro nodo che riguarda il cosiddetto organico funzionale.

Di scuola, di rete  o tutte e due insieme come l’aveva già delineato il governo Monti?

Tra l’uno e l’altro c’è di mezzo l’autonomia delle istituzioni scolastiche, costituzionalmente garantita. Autonomia funzionale è vero ma sulla rete le scuole vanno coinvolte nelle decisioni .       E sugli organici anche la conferenza Stato-Regioni dovrà essere sentita e vorrà dire la sua .        Tutto questo fa presagire tempi lunghi e che nel decreto-legge ci sarà solo l’essenziale .                                     Ci si limiterà a quantificare nel piano delle assunzioni il numero complessivo dei posti da destinare alle scuole , magari spalmati su più anni , ripescando l’organico funzionale e di rete,  con qualche ritocco,  cosi come furono ridisegnati a suo tempo dal governo Monti.Con decreti interministeriali , tali organici saranno distribuiti alle varie regioni e da questi alle province e alle scuole. Si attribuiranno per classi di concorso oppure su una dotazione organica aggiuntiva, indistinta provinciale? Con quali criteri verranno assegnati poi alle scuole o alle reti di scuole ?

Si partirà dal fabbisogno delle scuole o dalla quantità dei precari inclusi nelle GAE  provinciali ?

Si prevedono spostamenti di provincia e di regione  verso le situazioni territoriali di maggior disagio sociale?  A tutte queste domande dovranno essere date risposte ben precise e non più evasive. Ne va di mezzo non solo la vita e il futuro di migliaia di precari che aspettano da anni la

soluzione dei loro problemi ma la qualità  stessa dell’istruzione e il futuro delle nuove generazioni.