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I prof con la valigia. L’esodo forzato dalla «Buona Scuola»

Oggi scadono i termini per l’assunzione: in migliaia costretti a lasciare il Sud e le isole pena la perdita del posto di lavoro. Protesta all’aeroporto di Cagliari: «Se andremo a insegnare fuori dalla Sardegna, parleremo in sardo»

14/08/2015
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il manifesto

Se saranno costretti a inse­gnare fuori dalla Sar­de­gna, in classe par­le­ranno «chi­stio­nausu in limba», cioè par­le­ranno in sardo con gli stu­denti. Que­sta è la forma di pro­te­sta scelta da un gruppo di docenti che ieri hanno orga­niz­zato un flash-mob all’aeroporto di Cagliari-Elmas per opporsi all’«esodo» for­zato a cui la «buona scuola» di Renzi costrin­gerà decine di migliaia di prof neo-assunti a par­tire dal 2016. Al sit-in orga­niz­zato dal movi­mento «Uni­dos» ieri qual­cuno si è anche pre­sen­tato con il costume tipico di Quartu, men­tre altri docenti hanno por­tato un bron­zetto nuragico.

Sullo stri­scione lungo 15 metri espo­sto in uno dei cor­ri­doi dell’aeroporto c’era scritto: «Scuola sarda No Trol­ley». I par­te­ci­panti al sit-in hanno mostrato una vali­gia, così come ave­vano già fatto lunedì scorso, quando hanno mani­fe­stato sotto la sede del Con­si­glio regio­nale a Cagliari. La pro­te­sta che in que­sti giorni sta attra­ver­sando tutto il paese, e il Sud in par­ti­co­lare, riguarda i docenti che saranno assunti nelle cosid­detta «fasi B e C» (oggi scade il ter­mine per pre­sen­tare la domanda online sul sito del mini­stero) è stata tra­dotta in chiave loca­li­stica.
Deter­mi­nante per gli orga­niz­za­tori dell’iniziativa sarda è la richie­sta «al governo di una deroga alla mobi­lità per la Sar­de­gna in ragione dell’insularità» ha detto il rap­pre­sen­tante dell’Unidos Mauro Pili. L’accusa è rivolta alla regione gover­nata dal Pd Fran­ce­sco Pigliaru: «Sono degli inca­paci — sostiene Pili — Si sono accorti del rischio di per­dere mille posti di lavoro un giorno fa e adesso a Roma non gli rispon­dono nem­meno al tele­fono. Lati­tanti asses­sore e Pre­si­dente, inca­paci di una ben­ché minima rispo­sta. Una regione priva di qual­siasi auto­re­vo­lezza e capa­cità di inci­dere sulla vertenza».

In realtà, l’assessora all’Istruzione Clau­dia Firino ha pro­vato a sol­le­vare il pro­blema con il governo. Giorni fa ha inviato una let­tera alla mini­stra dell’Istruzione Ste­fa­nia Gian­nini in cui ha chie­sto un incon­tro. «È inne­ga­bile che la con­di­zione di insu­la­rità della Sar­de­gna, la regione più distante dal resto del ter­ri­to­rio nazio­nale, renda più gra­voso dal punto di vista sia eco­no­mico che sociale l’eventuale tra­sfe­ri­mento in altra sede» ha scritto Firino.

Il governo ha rispo­sto, mol­ti­pli­cando la rab­bia pro­dotta da uno degli aspetti più con­tro­versi della riforma tar­gata Pd-Renzi. In rispo­sta alla let­tera di Firino, il sot­to­se­gre­ta­rio all’istruzione Gabriele Toc­ca­fondi ha tron­cato di netto la discus­sione: «Non è pos­si­bile avere per tutti il posto sotto casa». La rispo­sta che ha irre­tito ancora di più gli animi, dato che quello che si con­te­sta al Miur sono i cri­teri dell’assegnazione delle 48.812 cat­te­dre su posto comune, delle 6.446 per il soste­gno, più altre impre­ci­sate migliaia di posti non asse­gnati nelle fasi pre­ce­denti per l’esaurimento delle gra­dua­to­rie. Si parla di docenti che lavo­rano da anni nelle gra­dua­to­rie pro­vin­ciali, con un’età media supe­riore ai 40 anni che, all’improvviso, dovranno affron­tare la spesa impre­vi­sta di un dop­pio affitto (o un mutuo), divi­dersi dalle fami­glie, sepa­rarsi da rela­zioni, affetti per essere cata­pul­tati in realtà sco­no­sciute che affron­te­ranno con uno sti­pen­dio medio da 1.300/1.400 euro. Tra l’altro, è a rischio la loro pro­fes­sio­na­lità. Pro­blemi che riguar­dano tanto i sardi, quanto i cala­bresi che potreb­bero finire a Bel­luno o i pugliesi in pro­vin­cia di Cre­mona. Tutti dovranno pagare di tasca pro­pria il ricatto. Se rinun­ce­ranno, per­de­ranno il lavoro.

Ieri i sin­da­cati della scuola sono inter­ve­nuti in forze. Dome­nico Pan­ta­leo (Flc-Cgil) con­te­sta al sot­to­se­gre­ta­rio all’Istruzione Davide Faraone la disin­for­ma­zione con­te­nuta nelle sue inter­vi­ste. «Se è vero quello che dice — sostiene Pan­ta­leo — ci tro­ve­remmo di fronte ad un sistema che garan­ti­sce ai docenti in fascia C la prima pro­vin­cia scelta ad alcuni aspi­ranti, men­tre a chi non riu­scisse ad otte­nerla, non garan­ti­rebbe nep­pure le suc­ces­sive. Le stesse sareb­bero già occu­pate da altri che le hanno indi­cate per prime, pur avendo una posi­zione infe­riore in gra­dua­to­ria».
Il caos è stato mol­ti­pli­cato da una serie di «Faq» leg­gi­bili sul sito del Mini­stero dell’Istruzione che hanno con­fuso le idee in un sistema arbi­tra­rio. La Flc-Cgil chiede l’unificazione delle «fasi B e C» e il rispetto della «ripar­ti­zione al 50% tra le pro­ce­dure per rispet­tare le posi­zione nelle gra­dua­to­rie di tutti gli aspi­ranti». Chie­sta inol­tre una pro­roga per for­nire ai docenti almeno gli ele­menti per com­piere una scelta con­sa­pe­vole. Anche l’Anief cri­tica «l’isolazionismo del Miur nei con­fronti delle richie­ste dei docenti». Entro le 14 di oggi circa 70 mila docenti pre­cari saranno costretti a gio­carsi la vita sulla ruota della for­tuna di Renzi.


Presentazione del libro il 18 novembre, ore 15:30
Archivio del Lavoro, Via Breda 56 (Sesto San Giovanni).

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