Il 5xmille che divide
per le statali
Emanuela Micucci
Lo aveva annunciato il premier Matteo Renzi alla giornata sulla Buona Scuola promossa dal Pd lo scorso 22 febbraio. Adesso la norma sul 5 per mille entra nel disegno di legge. «L'ennesima umiliazione per il Terzo settore e l'ennesimo inganno agi contribuenti su cui si scaricherebbe la confusione normativa», commentano le organizzazioni del no-profit che, nei giorni scorsi, hanno chiesto a Renzi un ripensamento. Nella dichiarazione dei redditi, infatti, si potrà destinare la quota del 5x1000 anche alla singola istituzione scolastica statale, che beneficerà di queste risorse nel fondo per il funzionamento.
La misura fiscale, quindi, vale solo per le scuole statali, non sostituisce il contributo scolastico volontario delle famiglie alle scuole, non istituisce un nuovo 5x1000 bensì estende quello esistente agli istituti scolastici allargandone la platea. «Insomma, l'ennesimo gioco delle tre carte per cui il governo alza il tetto previsto a copertura della norma ma ti raddoppia la platea», commentano i rappresentanti del no-profit.
Infatti, se la misura sarà confermata, si aggiungeranno «circa 40mila scuole statali alla platea già affollata di altri 40mila mila soggetti non profit più i servizi sociali degli 8000 Comuni...Anzi», precisano, «se così dovesse davvero andare, la gran parte della platea sarà di soggetti pubblici (comuni e istruzione statale) che già finanziamo con la fiscalità generale». Tra l'altro, già l'8x1000 destinato allo Stato ha tra le sue priorità interventi sull'edilizia scolastica. Interventi su cui del resto non si sa, dopo 2 anni e mezzo né l'ammontare né la finalizzazione.