Il futuro non si sceglie a 13 anni: serve un biennio "unitario e orientativo" alle superiori
A chiederlo è la Cgil, attraverso il segretario generale, Susanna Camusso, che ha anche rivendicato un nuovo rapporto tra scuola e lavoro: non continuiamo a fare sulla scuola riforme contraddittorie e spezzatino, occorre un sistema omogeneo e nazionale. E anche la la partecipazione delle parti sociali.
Alessandro Giuliani
La Cgil chiede di istituire un biennio "unitario e orientativo" al termine del primo ciclo di studi, perché il percorso per il proprio futuro non debba venir scelto a 13 anni. La richiesta è arrivata il 3 febbraio attraverso le parole del segretario generale, Susanna Camusso, che ha anche rivendicato un nuovo rapporto tra scuola e lavoro.
Secondo il leader della Cgil occorre costruire un sistema nazionale di orientamento permanente e garantire esperienze di alternanza scuola-lavoro in tutte le filiere della scuola secondaria, dai tecnici ai licei, con un monte ore dedicato a partire dal terzo anno.
In attesa della presentazione dei decreti sulla Buona scuola da parte del Governo, il sindacato presenta quindi un suo documento e chiede una riforma omogenea. "Non continuiamo a fare sulla scuola riforme contraddittorie e spezzatino, serve un sistema omogeneo e nazionale", ha osservato Camusso.
Per il sindacato ora occorre aprire il dibattito sui contenuti dei decreti. "La discussione deve esser fatta con trasparenza e con le parti - ha sottolineato Gianna Fracassi, segretario confederale Cgil e responsabile Scuola, durante un incontro a Roma - gli atti unilaterali su aspetti contrattuali non funzionano".
La Cgil parte dal presupposto che per lo sviluppo economico, sociale e civile del Paese occorra promuovere una strategia di innalzamento dei livelli di istruzione, innalzando l'obbligo scolastico a 18 anni, potenziando le politiche per il diritto allo studio, potenziando gli interventi educativi per l'infanzia. E per un nuovo rapporto tra scuola e lavoro servono "un'area unitaria tecnico-professionale che superi le attuali sovrapposizioni e duplicazioni, la diffusione di una didattica laboratoriale, la realizzazione del sistema pubblico nazionale di certificazione delle competenze, il potenziamento degli istituti tecnici superiori
Occorre inoltre garantire la partecipazione delle parti sociali "per assicurare la congruenza nel mondo del lavoro, definire gli indirizzi, la programmazione e la valutazione del attività formative in alternanza".
Sullo stesso argomento è intervenuto anche Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc-Cgil, per il quale occorre in via preliminare “rilanciare l'alternanza” scuola-lavoro, perché rappresenta “un formidabile strumento di crescita educativa dei nostri studenti. I relativi percorsi devono essere progettati, attuati, verificati e valutati sotto la responsabilità delle istituzioni scolastiche. Contrasteremo il tentativo di affidare alle imprese la progettazione di percorsi di alternanza che non devono essere confusi con tipologie di rapporti di lavoro”.
“Servono più risorse e invece i finanziamenti sono stati ridotti e vi è stata una forte riduzione delle ore dedicate all'alternanza. Un sistema nazionale dell'educazione permanente, politiche per il diritto allo studio, la riforma della formazione professionale e il rafforzamento dei percorsi tecnico-professionali e innalzamento dell'obbligo d'istruzione a 18 anni sono interventi decisivi per migliorare la qualità del lavoro a cui deve essere garantita autonomia e libertà. Ribadiamo che il lavoro non può essere ridotto a merce, spogliato di diritti e dignità come si fa con il jobs act”, ha concluso Pantaleo.