Il garante pronto a intervenire: «Tutelerò le famiglie Ma serve più concertazione»
«Non lo possono fare. Al massimo possono scioperare nei giorni precedenti. C’è anche il precedente del 2001, quando dopo la proclamazione ci fu la precettazione e poi la marcia indietro».
Ernesto MenicucciRoberto Alesse, romano, classe ‘64, è il presidente dell’Autorità di garanzia sugli scioperi. Ed è a lui che toccherà, alla fine, l’ultima parola sullo sciopero indetto dai Cobas nei giorni degli scrutini scolastici.
Presidente, com’è la situazione?
«L’Autorità di garanzia non ha ricevuto alcuna comunicazione. Se arriveranno, esamineremo le carte. Ma a nessuno è dato muoversi al di fuori delle regole. I diritti degli utenti vanno tutelati: l’Italia non è la Repubblica delle banane».
Cosa prevede la normativa?
«In materia di scioperi nei servizi pubblici essenziali si applica la legge 146 del 1990. E, in particolare, per quanto riguarda la scuola c’è l’accordo del 1999, sottoscritto da tutte le principali sigle sindacali e già dichiarato idoneo da questa autorità, che vieta categoricamente la proclamazione di scioperi in concomitanza con le giornate nelle quali si effettuano gli scrutini finali. E noi vigileremo affinché quelle norme vengano rispettate».
Precettazione, dunque?
«Di fronte all’eventuale violazione palese delle normative di settore si porrebbe il problema di ricorrere a quello strumento eccezionale, a tutela delle famiglie e degli studenti che hanno diritto ad una regolare conclusione del loro cicli di formazione».
Esclude quindi che gli scrutini vengano bloccati?
«Non lo possono fare. Al massimo possono scioperare nei giorni precedenti. C’è anche il precedente del 2001, quando dopo la proclamazione ci fu la precettazione e poi la marcia indietro».
Tutto risolto, quindi?
«Il mio auspicio è che si possano abbassare i toni e si trovino soluzioni di mediazione rispetto a una riforma così importante, che necessita di un’ampia condivisione per poter durare nel tempo».
Ha una proposta da fare?
«Da presidente dell’Autorità di garanzia osservo che ci sono troppe fibrillazioni e lacerazioni. Le riforme di cui l’Italia ha bisogno per essere autenticamente strutturali devono essere condivise. Mi auguro che il legislatore ne tenga conto: una riforma sbagliata può essere causa di insorgenza o di aggravamento del conflitto».
Sta dicendo che il governo ha sbagliato metodo?
«Credo che per uscire dall’impasse occorra rilanciare il metodo della concertazione, da intendersi come capacità di individuare col concorso di tutti i soggetti coinvolti soluzioni concrete e ragionevoli. Questo è un bisogno dirompente se non vogliamo che la logica del muro contro muro prevalga».
E gli scioperi?
«Che aspettiamo a sederci tutti insieme, governo, parti sociali, autorità, per discutere della possibilità di aggiornare la legge sul diritto di sciopero che, sebbene sia una buona legge, necessita di essere adeguata alle esigenze convulse dei tempi?».
Che altro?
«Cosa si aspetta ad aprire una stagione di serrato confronto sul perché in Italia si sciopera troppo e per indagare quindi sulle cause da cui origina il conflitto collettivo? Ricordo a tutti che sul banco degli imputati non possono finire solo sindacati o lavoratori, ma spesso la responsabilità ricadono anche su amministrazioni e imprese che erogano servizi pubblici essenziali».