Il Manifesto-Il travet diventa precario
Il travet diventa precario Venerdì scioperano tutti i dipendenti pubblici. Parla Laimer Armuzzi (Cgil) PAOLO ANDRUCCIOLI Venerdì 14 saranno in sciopero tutti i settori del pubblico impiego. S...
Il travet diventa precario
Venerdì scioperano tutti i dipendenti pubblici. Parla Laimer Armuzzi (Cgil)
PAOLO ANDRUCCIOLI
Venerdì 14 saranno in sciopero tutti i settori del pubblico impiego. Si tratterà di una giornata molto vicina allo sciopero generale perché sono in agitazione tutti i sindacati e i cobas. Sarà dunque un momento importante della più generale mobilitazione contro le leggi delega del governo Berlusconi e la finanziaria. Per i sindacati confederali del pubblico impiego l'occasione assume poi un significato particolare visto che l'ultimo sciopero di questo tenore risale all'ottobre del 1992 (manifestazione che tra l'altro si concluse con le cariche della polizia). Abbiamo chiesto a Laimer Armuzzi, segretario generale della funzione pubblica Cgil, di spiegarci i motivi dello sciopero.
Armuzzi, si dice che voi scioperate contro il governo che non vi concederebbe risorse sufficienti per il pubblico impiego. E' questo il motivo principale?
Non si tratta solo di un problema di mancanza di risorse nella legge finanziaria 2002, che tra l'altro non contiene tutte le voci relative al pubblico impiego (nelle leggi finanziarie non ci sono per esempio i soldi per la sanità e per gli enti locali, che sono regolati con altri strumenti). Noi scioperiamo contro un tentativo generale di smantellamento e privatizzazione di interi settori pubblici e contro l'introduzione tra gli statali di una cosa molto simile a quella che sta succedendo nel privato con il tentativo di superare l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Che cosa intendi, che ci dobbiamo aspettare prossimi licenziamenti anche degli impiegati dello stato?
Nel pubblico impiego si vuole sperimentare l'equivalente della precarizzazione dei settori privati. Il governo sceglierà infatti quali settori vorrà dismettere perché non gli interessano più o perché vuole trasformarli radicalmente o venderli ai privati. Chiederà dunque ai lavoratori la disponibilità di spostarsi di chilometri dalla loro residenza e dal loro ufficio di provenienza. Se il lavoratore o la lavoratrice non accetteranno il trasferimento, saranno inseriti nelle liste di mobilità che alla fine potrebbero sfociare anche in veri e propri licenziamenti.
Dal punto di vista delle risorse finanziarie per il rinnovo del contratto, la situazione è questa: noi avevamo chiesto un aumento di 75 mila lire al mese (che decurtate da un anticipo sarebbero diventate 66 mila). Il governo ci concede invece 9.800 lire al mese. Si parla solo di inflazione programmata e in questo modo si viola la regola dell'accordo del 23 luglio che stabilisce il recupero del potere d'acquisto.
Oltre l'indisponibilità sui soldi, quali sono le altre intenzioni del governo?
I settori del pubblico impiego sono anche usati come sperimentazione del superamento del contratto nazionale, che si vuole lasciare solo come cornice. Si pensa di affidare tutto alla contrattazione decentrata che per noi significa enti locali, ministeri centrali e periferici, regioni, ecc. Abbiamo calcolato che ci potrebbero essere 12 mila contratti diversi. Nel frattempo si vogliono portare varie materie fuori dalla contrattazione e affidarle alla legge. Si tratta di un attacco senza precedenti al diritto di contrattazione. Per i dirigenti statali, per esempio, c'è un disegno di legge che li riporta fuori dal contratto nazionale affidandoli alla regolazione per legge. Se passano queste cose, avremo due effetti principali: la corporativizzazione dell'impiego pubblico e la crescita di sindacati corporativi e di mestiere. Le rappresentanze sindacali unitarie (che tra l'altro sono state appena rielette) verebbero vanificate completamente. Cancellate. Così come sarebbe superata la legge sulla rappresentanza sindacale nel pubblico impiego. Tra l'altro, come è noto, si tratta dell'unica legge esistente in materia, dato che la legge generale sulla rappresentanza che avrebbe dovuto essere approvata nella scorsa legislatura è rimasta nei cassetti del parlamento. Accanto a tutto questo il governo procede spedito verso la privatizzazione attraverso lo strumento della delega in bianco. Si parla della privatizzaione dell'Inail, delle agenzie fiscali, o magari dell'Inps e dei tribunali. Magari avremo anche una Cassazione privata.
Dal punto di vista della contrattazione, se dovesse essere cancellato il contratto nazionale, che cosa succerebbe?
C'è una forte spinta da parte delle Regioni a smantellare la struttura nazionale del contratto pubblico. Ovviamente la Lombardia di Formigoni è in prima fila in questa operazione chiamata della contrattazione concorrenziale o concorrente. Non credo che alla fine ci riusciranno, ma se dovesse succedere noi metteremo in campo una vertenzialità altrettanto concorrente e mai vista in Italia. Sarà una scena veramente inedita.