Il Manifesto-La bocciatura del Colle
La bocciatura del Colle Nel suo messaggio agli stati generali, Ciampi bacchetta la Moratti A. CO. Altro che "saluto agli stati generali" di donna Letizia. Il messaggio dal Colle che inaug...
La bocciatura del Colle
Nel suo messaggio agli stati generali, Ciampi bacchetta la Moratti
A. CO.
Altro che "saluto agli stati generali" di donna Letizia. Il messaggio dal Colle che inaugura la malriuscita festa è una mazzata che levati, una scomunica che abbraccia non solo la manifestazione, ma anche la riforma e l'intera filosofia politica che la ispira. Per Carlo Azeglio Ciampi, la sagra è "un utile momento di confronto sul futuro della scuola" (da notarsi il tono appassionato). Ma è soprattutto "un'occasione per ribadire il ruolo insostituibile del servizio pubblico, nel rispetto di quel fondamentale diritto allo studio affermato e garantito dalla nostra Costituzione". Il presidente della repubblica non avrebbe potuto dire più chiaramente che il sogno riformatore di Bertagna per lui è un incubo, perdipiù in rotta di collisione con la Carta. Non c'è male come fausto inizio della celebrazione.
Non è che, superato il cordiale saluto del Qurinale, le cose si mettano molto meglio. Sale sul palco Enzo Ghigo, governatore del Piemonte, e questo almeno è un uomo del Polo: logico che ci si attendano parole carezzevoli. Invece no. Il piemontese distribuisce sberle. Dice senza perifrasi che il percorso seguito sinora dalla ministra lascia a desiderare, quanto a collaborazione istituzionale fa acqua da tutte le parti. Evviva gli stati generali, purché sia chiaro "che sono la prima occasione di confronto, cui dovranno far seguito, in breve tempo, incontri e riunioni per recuperare l'indispensabile clima di collaborazione istituzionale".
Già che è partito, Ghigo mena qualche fendente robusto anche agli alleati del Carroccio, freschi di devolution faticosamente partorita dal governo. "Nessuno - giura - pensa a una scuola differenziata per regione. Nessuna regione ha in mente programmi scolastici territoriali o padani. L'unità nazionale dell'istruzione è un totem". Verrebbe da suggerirgli che per la verità, governatore, proprio cose del genere sembra avere in mente la Lega. Ma non ce n'è bisogno. Il presidente del Piemonte lo sa perfettamente: è appunto per questo che dice quel che ha appena detto.
Per la riformatrice numero uno, le sferzate in questione sono particolarmente dolorose perché impreviste. Va da sé che non sono le uniche. Il presidente dell'Emilia-Romagna Errani sarà pure un nemico ulivista, ma quando denuncia la mancata consultazione con le Regioni "in aperta violazione della recente riforma del titolo V della Costituzione", dà voce a un sentimento diffuso in tutti gli enti locali. Come provano il discorso di Ghigo e le defezioni di massa. E Giovanni Manzini sarà pure il responsabile scuola della Margherita, ma quando accusa la ministra di auspicare "il contributo di tutti alla riforma della scuola, a eccezione del parlamento", picchia dove fa male. Fa fede, anche in questo caso, la diserzione di massa dei parlamentari. Senza distinzioni di schieramento. Forse, chissà, la riforma di Letizia poteva partire anche peggio di così. Però non era facile.