Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Il Manifesto.Madrid sfila la rabbia dei 300 mila

Il Manifesto.Madrid sfila la rabbia dei 300 mila

Madrid sfila la rabbia dei 300 mila LUCA CAIOLI - MADRID Volevano farci passare sotto il naso la riforma, pensavano fossimo addormentati. Ci hanno svegliati", Gabriel, Biologia, Siviglia. "La ri...

03/12/2001
Decrease text size Increase text size

Madrid sfila la rabbia dei 300 mila
LUCA CAIOLI - MADRID

Volevano farci passare sotto il naso la riforma, pensavano fossimo addormentati. Ci hanno svegliati", Gabriel, Biologia, Siviglia. "La riforma è antimocratica, perché? perché non ci hanno consultato", Mary, Magistero, Granada. "Stanno distruggendo l'educazione pubblica, così potranno studiare solo quelli con i soldi", Blanca, Letteratura, Madrid. "Si ritorna al sistema che esistava quando c'era Franco", Carmen, professoressa, Badajoz. "Riducono le borse di studio, aumentano le tasse e danno il via libero ai privati, Bravi davvero", Francisco, Psicologia, Jaen; "Né guerra, né 'Lou', né governo prepotente", Octavio, Farmacia, Madrid.
Voci di studenti e di professori universitari spagnoli che sabato mattina hanno preso il centro di Madrid. 300 mila secondo gli organizzatori, 50 mila secondo la polizia. Tre grandi cortei con delegazioni da tutta il paese, isole comprese, finiti nell'imbuto di Plaza de España. Hanno percorso poche centinaia di metri perché le forze dell'ordine temevano incidenti ad opera di gruppi antiglobalizzazione,( non é succeso assolutamente nulla ) e perché il sindaco di Madrid, José Marìa Alvarez de Manzano, del Partido Popular, l'unica manifestazione che vuol vedere in cittá è la cavalcata dei Re Magi.
Poche centinaia di metri ma più che sufficienti per valutare le reazione del popolo delle universitá alla Lou (Ley Organica de Universidades). Un esempio: los Jardines de Lepanto. E' qui il concentramento degli studenti dell'Andalusia, dell'Estremadura di Castilla La Mancia, di Murcia, delle Baleari, della Comunitá Valenciana. Fa freddo, umido, c'e una nebbia spessa e fitta che sembra di stare a Milano, ma i ragazzi, alle 11, si riscaldano saltando, correndo, fumando, provando cori di fronte al bianco Palazzo Reale in quella Plaza de Oriente scenario delle adunate oceaniche del generalissimo Franco. Lo ricordano anche gli studenti, a loro modo, attribuendogli un altra figlia: Pilar del Castillo, ministro dell'educazione, e un nipotino Jose Maria Aznar, il primo ministro. Tre grandi pupazzi colorati aprono la manifestazione e sono nell'ordine: Francisco Franco, Aznar, Castillo. Dietro di loro avanzano tante bare nere, ognuna con il nome di una università. I meno necrofili innalzano modellini in scala della loro facoltà sopra il cartello "Vendesi", numero di telefono quello del ministro dell'educazione. Verso mezzogiorno e mezzo il corteo a salti, a scossoni, prende il via. Quando passa davanti al Senato, dove la Lou dovrebbe essere approvata entro il 14 dicembre, tutti camminano all'indietro gridando "Vamos de culo con este Gobierno".
Più formale il corteo numero 1. Ci sono cameramen giornalisti e microfoni a profusione, aspettano tutti Jose Luis Rodriguez Zapatero, segretario del Psoe, e i leader sindacali di Comisiones Obreras e Union General de Trabajadores. L'ufficialità si stempera con il passare delle bandiere di sindacato, di partito e delle associazioni. Così oltre a una gentile signora che davanti a tutti spara petardi verso il cielo come in una processione di paese, e alla banda zumpa zumpa fornita dal sindacato, vanno in scena i tamburi degli studenti della comunità di Madrid. Inscenano un rave party ambulante. Uno dei loro striscioni recita "Né con il Partito Popular né con il Psoe L'Università è nostra". Sarà per la musica sarà per i bottiglioni di vino, ma hanno davvero successo. E quando vai a parlare con qualcuno di loro spiegandolgli che il ministro dell'educazione parla di manipolazione da parte dell'opposizione guardano perplessi e rispondono: "Non siamo mica pecore". Sfila la gente e in Plaza de España non si capisce già più quale sia il primo il secondo o il terzo corteo, mentre i No alla Lou si sovrappongono ai No alla guerra.
In otto se ne stanno di fronte ad una camionetta della polizia reggendo un gran pezzo di carta da pacchi. "Fra cinque anni non sapremo scrivere questo cartello", hanno scarabocchiato con un pastello nero. Ridono, la gente passa e dice "avete ragione, ma attenti ai poliziotti". A due passi un gruppetto raccatta da terra un lenzuolino per evitare che l'avanzata delle masse lo calpesti. Sopra c'e scritto "Calamar" e c'e disegnato un grande calamaro. Che cosa vuol dire? "Semplice, il mondo è troppo triste, troppo serio e quindi bisogna protestare ridendo. Noi ieri, ad esempio, siamo andati davanti alla sede del Partido Popular di Siviglia e ci siamo tirati giù i pantaloni. Magari così lo capiscono che la Lou è cacca". Difficile continuare il discorso.
Ma la ministra e con lei tutto il Pp non ha intenzione di ascoltare tanto è vero che subito dopo la manifestazione ha fatto sapere che sulla legge di riforma dell'Università c'e stato giá un dibattito, che ormai è chiuso; che se c'e qualcuno che non è d'accordo con la riforma molti lo sono; che quelli che inalberano cartelli lo fanno solo perché non sanno niente della legge, anzi deliberatamente distorcono la realtá; che la manifestazione di ieri è stata strumentalizzata dall'opposizione. Serviranno le parole dei sindacati e del portavoce degli studenti che dal palco chiedono il ritiro della Lou e le dimissioni della ministra? Pare difficile. Molto difficile.


Presentazione del libro il 18 novembre, ore 15:30
Archivio del Lavoro, Via Breda 56 (Sesto San Giovanni).

LEGGI LA NOTIZIA