Il Manifesto-Un disastro per l'istruzione
"Un disastro per l'istruzione" I sindacati della scuola contro la devolution. Che non piace neanche a Storace A. CO. "Visto che siamo vicini al natale, potrei dire che è stato allestito un pre...
"Un disastro per l'istruzione"
I sindacati della scuola contro la devolution. Che non piace neanche a Storace
A. CO.
"Visto che siamo vicini al natale, potrei dire che è stato allestito un presepe che non mi piace affatto". Francesco Storace, presidente della Regione Lazio, va giù duro con la devolution appena varata dal governo. Non che si dilungni in speigazioni particolareggiate però. Si limita a dire che avrebbe preferito "una discussione più alta su una serie numerosissima di questioni" e che qualche problema glielo crea anche "il ruolo di An nel governo". Sibillino, non aggiunge altro. Se ne riaprla al congresso.
Ma la sparata esplicita dell'antico "epurator" riflette un disagio che cirola fra i governatori, e non solo fra quelli del centrosinistra. Per uno che si dice del tutto d'accordo con il governo, il siciliano Cuffaro, ce ne sono parecchi altri che non nasscondono le perplessità, magari dovute a motivi diversi quando non contraddittori. Il sardo Pili è lieto perché la proposta "tiene fede agli impegni". Però specifica che "si tratta solo di una proposta, che sarà valutata dalla conferenza stato-regioni". Il presidente delle Marche D'Ambrosio, va giù secco: "La montagna ha partorito un topolino". Mentre Roberto Formigoni incassa ma non dimentica di segnalare che siamo solo alla prima rata: "Ora mi aspetto entro qualche settimana la presentazione di un testo sulla rinnovata composizione della Corte costituzionale. E dopo un testo che preveda la camera delle regioni. Infine deve arrivare una bozza sul federalismo fiscale".
Pignolo e notarile, ma per così dire "non fesso", il governatore lombardo ha elencato non solo i due punti espunti dalla proposta originaria del capo leghista (la composizione della Corte costituzionale e la camera delle regione) ma anche quel capitoletto che nemmeno il nordico si era azzardato a mettere immediatamente in campo: il fisco.
Sono proprio queste assenze dallo stringatissimo testo approvato giovedì dal governo che motivano i commenti piovuti ieri sulla "vittoria a metà" di Bossi, e che spiegano l'apparente schozofrenia del centrosinistra. L'opposizione infatti resta divisa tra chi attacca il progetto per la sua inconsistenza e chi invece ne denuncia la massima periclosità (Rutelli per la verità ha tentato di coniugare le due critiche che tuttavia restano inconiugabili).
I sindacati della scuola, quelli di dubbi e di contraddizioni non ne nutrono affatto. Ritengono che la devolution sia un disastro per l'istruzione e lo dicono forte e chiaro. "E' una pessima decisione", attacca il segretario della Cgil scuola Panini. "E' l'anticamera della separazione", rincara il collega della Uil di Menna. Per la Cisl, le conseguenze "potrebbero essere evastanti per l'identità del paese". L'insurrezione dei sindacati della scuola è facilmente spiegabile. Fra i tre settori la cui gestione dovrebbe passare alle regioni (scuola, sanità e polizia locale), l'istruzione è quello sul quale l'intervento sarà più facile e rapido.
Le forze del centrosinistra, invece, sembrano considerare soprattutto la notevole confusione che il sovrapporsi della riforma federalista targata Ulivo e della ancora vaghissima devolution bossiana immancabilmente introdurrà.
La cosa più preoccupante è che (a parte Clemente Mastella) tutti sembrano ignorare la componente pi deflagrante del progetto varato dal governo, quella doppia velocità che costituisce la vera vittoria politica del senatur. Alla devolution aderiranno le regioni più ricche e forti. Per gli altri ci sarà tempo. In luglio, al momento della presentazione del progetto, era stato questo uno degli elementi più criticati anche all'interno della maggioranza. Ma su questo punto, cioè sulla natura più profonda del federalismo italiano, Umberto Bossi ha avuto partita vinta.