Il Mattino-Croci e delizie di una prof
Croci e delizie di una prof Domenico Starnone La collega Passamaglia ha varcato la porta della scuola con passo lieto per riprendere servizio dopo le vacanze estive. Indossava un vestitino azzur...
Croci e delizie di una prof
Domenico Starnone
La collega Passamaglia ha varcato la porta della scuola con passo lieto per riprendere servizio dopo le vacanze estive. Indossava un vestitino azzurro che valorizzava la sua abbronzatura selvaggia. Il collega Broccoletti l'ha vista così scura di pelle e per fare lo spiritoso le ha gridato: "Aldo là! Dove credere di andare du? Dornare subbido nell'Afriga nera da dove essere venuda!". Passamaglia si è arrabbiata e gliene ha detto quattro, tra cui: "Broccoletti, sei più scemo e razzista di come t'ho lasciato a giugno". Quindi è andata in sala professori, ma già con passo meno lieto. Sulla soglia si è chiesta: "Quanto manca alle vacanze di Natale?".
Passamaglia insegna materie letterarie da ventisei anni. A ogni luglio vorrebbe lasciare per sempre la scuola, a ogni settembre è animata dai migliori propositi e ritorna nelle aule volentieri, quasi con gioia. Poi però il buonumore cede e le torna un fastidio per i colleghi come Broccoletti, per l'inefficienza delle burocrazie, per il consueto spettacolo degli insegnanti che mancano, degli alunni che scorazzano per i corridoi, dello stato delle aule che fa ribrezzo, del preside o dirigente scolastico, come si chiama adesso, che finge che tutto sia in ordine.
È difficile dire quanto sia ampio il raggio dello scontento mesto di Passamaglia. Vorrebbe che la scuola pubblica funzionasse al meglio e invece, a ogni anno che passa, la vede venir giù a pezzi come per un terremoto permanente. Detesta la scuola annunciata delle tre "i" (tutta rivolta a insegnare l'inglese, l'arte di navigare in internet e la cultura di impresa), la considera una scuola per fabbricare idioti; ma intanto la vede che avanza a passi grandi, pare che l'Italia non aspiri ad altro che all'idiozia. Le ripugna la voglia diffusa di passare soldi pubblici alle scuole private, e la disgusta ancora di più la smania di fare affari con l'istruzione, ridotta a merce da supermercato o da negozio esclusivo, lo studio e il futuro a seconda delle tasche. Soprattutto, lei che è letterata, ha repulsione per le parole nuove della scuola, sempre diverse e sempre più brutte, che innovano la forma e non la sostanza. Anche quest'anno, infatti, deve collaborare al Pof (Piano dell'offerta formativa), deve preparare gli Idei (Interventi didattico-educativo-informativi), deve fronteggiare i Df (debiti formativi), deve occuparsi del Cic (Centro di informazione e consulenza), deve concepire Progetti e individuare Obiettivi, deve approntare griglie di valutazione oggettiva, deve avere a che fare con gente come Broccoletti che ha arraffato cariche dai nomi oscuri come "referente", "funzione-obiettivo" e si pavoneggia. Passamaglia fa, cerca di capire, un po' si dispera, a malincuore si adatta. Ma Broccoletti è troppo. Questo collega oggi, in sala professori, di ritorno da una baruffa col dirigente scolastico o preside, ha detto seccato: "Vuole sempre avere ragione lui! Ixe dixit!". Passamaglia lo ha corretto cautamente: "Ipse, Broccoletti, si dice ipse". Lui l'ha guardata storto: "Ixe, è latino. Te lo sei dimenticato il latino?". (...)
È esploso finalmente il 22 dicembre. Per la scuola si è diffusa una gioia pura. Stavano per cominciare le meravigliose vacanze di Natale, e non si può capire la cristallina bellezza di questo tempo vuoto, se non si attinge al proprio passato di studenti, se non si sa bene cos'è la scuola, se non si è o non si è stati insegnanti.
Le classi si sono svuotate, tutti sono corsi ad ascoltare il coro di Broccoletti che cantava "Bianco Natale". È andato anche il preside, è andata anche Passamaglia, malvolentieri.
Broccoletti era su un podio, in abito scuro, cravatta nera sulla camicia bianca, sembrava un becchino. Non si decideva a dare il via con la sua bacchetta di direttore, era nervoso. S'è rischiarato solo quando si è aperta la porta della palestra. Allora è entrata una fanciulla bellissima, vestita da attrice del cinema, pettinata e truccata da vamp. Era Banda Sara. Quanto tutti l'hanno riconosciuta, è esploso un applauso. Anche Passamaglia, commossa per la sorpresa, ha applaudito. Banda si è disposta al centro del coro e, al la di Broccoletti, è partito "Bianco Natale". Il coro è stato successo, Passamaglia ha pianto tanto che stava per svenire, specie quando Banda Sara l'è venuta ad abbracciare e le ha detto in un orecchio: "Professoressa, i miliardari passano dappertutto, pure per piazza Cotorno". Passamaglia ha voluto crederci, le è sembrato necessario. Subito dopo è corsa nell'atrio insieme ad alunni e alunne e professori e professoresse per vedere Banda che saliva su una mercedes scintillante. La ragazza ha salutato per l'ultima volta e poi è sparita come nei sogni. Broccoletti ha confessato a Passamaglia con perfidia: "Ha continuato a venire alle prove, puntualissima. Eravamo d'accordo: entrava dalla finestra del pianterreno e di là poi se ne andava. Ha una voce eccezionale":
"Buon'anno!!!",
Passamaglia oggi ha aperto la cassetta della posta e vi ha trovato, oltre al calendario che la vicina parrocchia fornisce gratis a tutti gli inquilini a fine d'anno, oltre a molti annunci di saldi autunno-inverno, una cartolina d'auguri firmata Banda Sara. A vederla è diventata rossa fino alla radice dei capelli, prima per la gioia, poi per quel "Buon'anno" con l'apostrofo. Nel palazzo sanno tutti che il suo lavoro è l'insegnante. L'aveva già visto il portiere? L'avevano già adocchiato gli inquilini? Che figura. Si è rigirata la cartolina tra le mani. C'era un angelo che cantava a mani giunte e una scritta stampata in oro: buon anno, senza apostrofo. Il timbro si leggeva male, difficile dire da dove era stata spedita. Possibile che Banda non fosse stata nemmeno il grado di copiare correttamente il buon anno della cartolina?
Passamaglia per un po' non ha saputo cosa pensare, poi le è sembrato di capire. S'è immaginata la sua ex alunna che, masticando gomma rosa e soffiando palloncini per farseli esplodere sul naso e sulle labbra in chissà quale luogo felice del mondo, aveva concepito quel buon'anno come un messaggio semplice, affettuoso, che significava: sono cresciuta, ormai mi sento così sicura del fatto mio che mi permetto strafalcioni di proposito; si ricordi, professoressa, che non si può fare la sentinella alla grammatica per tutta al vita, un erroruccio si perdona; del resto cosa c'è di più provvisorio, di un errore? Buon'anno, buon'anno, buon'anno. Passamaglia si è rasserenata, è salita nel suo appartamento con allegria. Mentre faceva le scale a due a due come una giovinetta, sorrideva tra sé e sé e si augurava: buon'hanno, buon'hanno.