Il Mattino - il flop formazione
FLOP FORMAZIONE DANIELA DE CRESCENZO Il tentativo di far partire anche in Campania una formazione professionale degna di questo nome si sta trasformando in una catastrofe: è stato necessari...
FLOP
FORMAZIONE
DANIELA DE CRESCENZO
Il tentativo di far partire anche in Campania una formazione professionale degna di questo nome si sta trasformando in una catastrofe: è stato necessario, infatti, far slittare ancora i termini per le iscrizioni ai corsi dell'obbligo formativo che sono stati ora fissati al 7 gennaio. Le scuole, moltissime scuole, non sono state capaci di raccogliere le dodici iscrizioni necessarie per far cominciare le lezioni. E il dirigente del settore alla Regione Campania, il dottor Vincenzo Cimmino, non è in grado nemmeno di dire quanti siano gli istituti che hanno completato le iscrizioni, quanti hanno fatto partire le lezioni e quanti restano in attesa degli alunni. Ma sembra proprio che solo pochissimi dei 190 corsi potranno cominciare subito. E intanto non decollano nemmeno gli Ifts, i corsi di formazione per i giovani che hanno già ottenuto il diploma: il nucleo di valutazione regionale sta concludendo i suoi lavori e scegliendo i migliori tra i 700 progetti presentati dalle scuole, poi la Giunta dovrà varare la delibera. Anche in questo caso le lezioni non cominceranno prima del nuovo anno.
Una debacle, dicevamo. Ed è già cominciata la ricerca dei colpevoli. Per molti capi d'istituto quello che non va è il quadro normativo:"Noi abbiamo raccolto le iscrizioni necessarie per far partire il corso di addetto alle vendite - spiega la preside del Pagano, Liliana Talarico - ma siamo in ritardo per l'indirizzo di addetto ai servizi congressuali. Probabilmente le scuole hanno sbagliato nel disegnare figure troppo 'alte', ma la legge ci mette in difficoltà quando ci dice di accogliere solo i quindicenni. Noi siamo un istituto tecnico e un ragazzo prima di rinunciare a un diploma che gli apre le porte dell'università ci pensa due volte. I quindicenni non se la sentono ancora di scegliere un lavoro, preferiscono aspettare".
Ma anche le scuole non sembrano esenti da responsabilità: in Regione fanno notare che quegli istituti che già avevano un forte legame con il territorio, sono riusciti a raccogliere più iscrizioni del necessario. "Stiamo pensando di reimpostare il meccanismo - spiega il dottor Alfredo Tamborlini, espero della formazione professionale della Regione - Probabilmente bisognerà studiare figure professionali più aderenti ai bisogni dei giovani. In ogni caso i primi due bandi sono sperimentali, il meccanismo va rodato prima di andare a regime".
Per far partire i 190 corsi che avrebbero dovuto coinvolgere 3800 studenti (ma sembra che sia arrivato solo il 25 per cento delle iscrizioni) erano stati stanziati 70 miliardi. Si tratta di fondi nazionali, se non saranno spesi andranno restituiti al mittente, cioè allo Stato. E a quel punto potrebbero finire anche ad altre Regioni che hanno dimostrato maggiore capacità di spesa. Paradossalmente, dunque, la maggior parte dei fondi potrebbe andare proprio a quelle Regioni che hanno meno disoccupati e un tessuto produttivo più forte. In questi "paradisi", infatti, i presidi-manager da tempo hanno stabilito un contatto con le imprese che in alcuni casi danno indicazioni precise sulle proprie necessità. E le scuole confezionano "ad hoc" i futuri lavoratori.