Il premier apre su precari e presidi “Ora ricuciamo poi via al decreto”
Alla fine Matteo Renzi si è deciso: un pezzo della “Buona scuola”, l’articolo 8 sulle assunzioni di 101mila insegnanti, andrà avanti per decreto
28/04/2015
la Repubblica
Corrado Zunino
ROMA .
Alla fine Matteo Renzi si è deciso: un pezzo della “Buona scuola”, l’articolo 8 sulle assunzioni di 101mila insegnanti, andrà avanti per decreto. Gli uomini più vicini, sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone innanzitutto, gli hanno evidenziato l’allarme: il disegno di legge non potrà essere approvato prima di metà giugno. A quel punto tutti gli allegati esecutivi dovrebbero essere scritti in piena estate, con il rischio di non riuscire a portare maestri e prof in cattedra entro il primo settembre.
Un problema per i docenti, un esordio sbagliato per una riforma — quella della scuola — a cui Renzi ogni giorno mostra di tenere di più. E così il premier ha deciso di imprimere un altro cambio di marcia a un provvedimento già ritardato lo scorso settembre nella sua presentazione e che a marzo 2015 aveva deciso di affidare invece a un iter parlamentare lungo e condiviso lasciando stupiti il suo ministro e i più stretti collaboratori. In questi due mesi Renzi ha sempre detto che non avrebbe voluto usare l’istituto del decreto legge e ha chiesto a tutte le forze, innanzitutto dell’opposizione, di contribuire a cambiare la legge senza ostruzionismi. Faraone aveva fissato per metà aprile la data ultima per un’approvazione utile per inaugurare senza vuoti il prossimo anno scolastico. Siamo alla vigilia di uno sciopero di massa, un milione di insegnanti fibrillano, e Renzi sceglie di riaccelerare: «Non possiamo lasciare in sospeso centomila assunzioni, firmerò il primo decreto sotto la presidenza Mattarella». Chiede al Pd, il premier, di fare un ulteriore sforzo: la ricerca di un consenso politico e nella società. Il testo congiunto Guerini-Orfini, e siamo ai vertici del partito, va in questa direzione: abbassare i toni verso i sindacati e i docenti riottosi, e quindi anche verso i partiti che ne hanno fatte proprie le ragioni (Sel e M5s), per poi dare un’accelerata al disegno stralciandone le assunzioni. È probabile che il decreto legge sui 101mila sarà portato al primo Consiglio dei ministri dopo le manifestazioni del 5 maggio.
L’avvio, ieri alle dieci di mattina, della discussione sugli emendamenti alla “Buona scuola” è iniziato con una concordia inusuale. Sel e Movimento 5 stelle hanno sì denunciato la “ghigliottina mascherata” che, dicono, è andata in scena con l’approvazione dell’emendamento della relatrice Pd all’articolo 1. Poi, però, sui singoli emendamenti spesso hanno votato in sintonia con i dem. E il partito di maggioranza, a sua volta, ha scelto di accogliere revisioni dei grillini e della Lega.
Si è lavorato fino a tarda ora, discutendo i primi tre articoli. Ma per votare i 1.856 emendamenti si scavallerà la settimana arrivando a ridosso dello sciopero. In commissione si è già raggiunto un primo compromesso su uno dei punti caldi del disegno di legge: il potere dei presidi. Il dirigente scolastico, si è deciso a forte maggioranza, potrà scegliere gli insegnanti di cui avrà bisogno e proporre promozioni e premi, ma sempre “nel rispetto delle competenze degli organi collegiali”. L’organizzazione del piano triennale i presidi la faranno “in collaborazione con il consiglio d’istituto e il collegio dei docenti”. E anche sulla valutazione si rafforza il progetto di una commissione che affiancherà il primo dirigente. Come sarà composta, lo decideranno la battaglia o l’accordo sugli emendamenti. Nei prossimi giorni si deciderà il destino della lobby esclusa più forte: i 6mila idonei (e non vincitori) del concorso del 2012. C’è un emendamento del Pd che li riporta dentro già per il primo settembre utilizzando la dizione “iscritti” al concorso invece di “idonei”. Il Partito democratico è compatto per “riassumerli”, il problema è la Ragioneria dello Stato. Il sottosegretario Faraone, che segue la discussione per conto del governo, dice: «Sugli idonei troveremo la soluzione».
Ancora, ci sono diverse soluzioni per non tagliare le gambe ai supplenti di lungo corso presenti in seconda fascia. O si consentirà loro di insegnare fino al concorso 2016 o si farà partire la tagliola “tre anni e stop: hai vinto il concorso o sei fuori” a partire dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale del disegno di legge. Si va verso l’abolizione di quella parte di legge che consentirebbe a un docente di matematica di insegnare latino. Ed è stata introdotta, insieme all’alfabetizzazione precoce alla musica e all’arte, anche quella agli spettacoli dal vivo e al cinema. Simona Malpezzi, deputata Pd in commissione Cultura, ha illustrato così la prima giornata: «Abbiamo rivisitato tutto l’articolo uno e definito l’idea di autonomia che avevamo in testa: flessibilità all’interno dell’orario e gestione del tempo pieno secondo le esigenze di alunni e genitori. È stato accolto da tutti, ha votato contro solo Forza Italia».