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In aula la riforma dell'università

Dopo il reperimento di nuovi fondi lo stop minacciato dai finiani rientrerà. Ancora non è detta l’ultima parola, si continua a discutere e anche in modo acceso sulle risorse

22/11/2010
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La Stampa

FLAVIA AMABILE
ROMA
E’ la settimana decisiva per la riforma dell’università. Il ddl arriva in aula alla Camera per il voto definitivo. Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini è sulle spine, in attesa di sapere se due lunghi anni di lavoro andranno finalmente in porto.
Ancora non è detta l’ultima parola, si continua a discutere e anche in modo acceso sulle risorse. A ottobre era stato proprio il presidente della Camera Gianfranco Fini a intervenire e chiedere adeguati finanziamenti minacciando la rottura e oggi sono ancora loro l’ago della bilancia. Dopo un certosino intreccio di contatti tra ministero dell’Economia, dell’Istruzione e i parlamentari di un blocco decisivo formato da finiani, Movimento per l’autonomia e Udc, i fondi sono arrivati ed erano un po’ di più dei 700 milioni messi a disposizione dal ministro Tremonti un mese fa. Si è a quota 800 milioni e a questo punto i finiani sembrano intenzionati a ritirare la loro opposizione.
Giuseppe Valditara, responsabile università di Fli: «La prima condizione che avevamo posto è stata accolta: il fondo di finanziamento sarà rifinanziato in maniera adeguata. Abbiamo poi chiesto un piano di finanziamento per 1500 posti da associato per sei anni. Li abbiamo ottenuti per tre, ma solo per iniziare hanno promesso i ministri Gelmini e Tremonti. Ci resta un ultimo obiettivo da conquistare sul terreno del merito».
I finiani infatti presenteranno un emendamento sugli scatti di stipendio che sono stati garantiti ai professori di scuola e ai magistrati e rimangono cancellati solo per i docenti universitari. Secondo Valditara comunque non sarebbe una richiesta definitiva, nel caso in cui l’aula dovesse bocciare l’emendamento i finiani voterebbero comunque a favore del provvedimento.
In realtà all’interno di Fli non tutti la pensano allo stesso modo. Fabio Granata, deputato, ha avvertito che se dovesse emergere la mancanza di copertura per gli scatti dei prof i finiani proporranno il rinvio del voto sulla riforma a dopo il 10 dicembre.
Anche sulla questione degli 800 milioni la discussione è ancora aperta. La scorsa settimana infatti la commissione Bilancio ha dato parere favorevole al ddl ma ha posto come condizione che vengano stralciate alcune norme e venga specificato che le misure di spesa previste non comportino oneri aggiuntivi per lo Stato.
Una riforma insomma priva di copertura. «A costo zero sono venute meno le condizioni per varare la riforma», fanno notare i rettori delle università di Trieste Francesco Peroni e di Udine Cristiana Compagno, per i quali «si tratta di un segnale di grave disimpegno dalla riforma da parte di Governo e Parlamento». In realtà il ministro Tremonti ha fatto inserire nella legge di stabilità gli 800 milioni promessi per rifinanziare il Fondo per il Funzionamento Ordinario dell’università. Ma ha anche cancellato per il momento gli scatti di anzianità, le borse di studio, l’aumento degli assegni di ricerca e la norma che prometteva appunto ai ricercatori che sarebbero diventati associati.
 


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