In graduatoria, supplenti, riservisti. La giungla dei precari da assumere
ha un bel dire il presidente del Consiglio Matteo Renzi che grazie alla sua Buona scuola nelle aule d’Italia spariranno del tutto i precari, «sarebbe una cosa davvero positiva se ci riuscisse, ma va fatta una programmazione seria», chiosano i sindacati, ma la questione pare tutt’altro che semplice
ROMA Graduatorie a esaurimento. Graduatorie d’istituto. Abilitati ma non in graduatoria. Specializzati con esperienza ma non abilitati. Vincitori di concorso (anni fa) e quindi di diritto in graduatoria, ma da anni fermi a casa. E ancora. Supplenti in classe da più di 3 anni. E supplenti solo per qualche giorno con meno di 36 mesi di anzianità. Specializzati Tfa (Tirocini formativi attivi), Pas (Percorsi abilitanti speciali), magistrali. Non tutti i precari della scuola sono uguali. E ha un bel dire il presidente del Consiglio Matteo Renzi che grazie alla sua Buona scuola nelle aule d’Italia spariranno del tutto i precari, «sarebbe una cosa davvero positiva se ci riuscisse, ma va fatta una programmazione seria», chiosano i sindacati, ma la questione pare tutt’altro che semplice.
I numeri
Già sulle cifre si balla. Centocinquantamila. No. Centoquarantanovemila. No. Centoventi-centotrentamila, precario più precario meno. Al ministero dell’Istruzione i numeri ancora non tornano. E i conteggi sono ricominciati. Perché il punto resta ancora: chi va assunto entro il primo settembre 2015? E mancano solo tre giorni al decreto sulla Buona scuola, quello che vuole far sparire i precari con un’assunzione di massa di centinaia di prof in attesa da anni e che dal 2016 reintroduce le assunzioni solo per concorso pubblico. Il Consiglio dei ministri ne discuterà venerdì. Nel frattempo il Miur conta.
Ora siamo a quota 120 mila precari da arruolare. Ci sono quelli storici: arrivano dalle Gae, le graduatorie ad esaurimento. Sono quelli cioè che devono coprire tutti i posti disponibili e che da anni sono in graduatoria. Si calcola però che circa 20 mila di loro non siano entrati in classe da anni. Perciò il Miur sta pensando di escluderli, favorendo i precari di seconda fascia, circa 80 mila, che non hanno vinto un concorso, ma hanno un’abilitazione e più di 36 mesi di insegnamento sulle spalle grazie alle supplenze, soprattutto annuali.
Chi sono
Ma come è possibile escludere qualcuno solo in base al fatto che non lavora?, insorgono i sindacati: «Bisogna distinguere — spiega Mimmo Pantaleo della Cgil —: ci sono quelli che hanno un altro lavoro e allora va bene cancellarli dalle liste, ma altri magari non lavorano perché non ci sono supplenze, succede al Sud soprattutto, dove negli anni gli organici sono stati ridotti e i precari sono stati lasciati a casa». Ecco, dice Pantaleo, «non li puoi penalizzare, se li escludi ti esponi subito ad una causa».
I tribunali. Il Miur deve pensare anche a quelli. Lo scorso autunno la Corte di giustizia europea ha stabilito che un precario della scuola con più di 3 anni di contratti deve essere assunto. Quindi, nella maxi immissione in ruolo della Buona scuola, il ministero deve tenere conto anche di coloro che nella scuola sono da più di 36 mesi, abilitati o meno, vincitori di concorso o no. Con i precari delle Gae e quelli di seconda fascia potrebbero rientrare perciò anche quelli di terza fascia: senza abilitazione ma con supplenze brevi. Si aggiungono poi i circa 6 mila vincitori dell’ultimo concorso pubblico della scuola del 2012, rimasti senza cattedra. La ministra Stefania Giannini li ha definiti «parte del piano assunzionale straordinario che il governo sta approntando».
I dubbi
La Fondazione Agnelli è critica sull’assunzione di massa «senza un’analisi preventiva di ciò che serve». Secondo il direttore Andrea Gavosto, «si è adottata una logica capovolta: assumo questi insegnanti e poi vediamo che cosa gli possiamo far fare». Per la Fondazione, i nuovi prof non insegneranno le materie che servirebbero. Come la matematica, ad esempio. Nelle Gae, ci sono molti insegnanti di lettere, soprattutto al Sud, ma mancano quelli di matematica. E allora? Si dovrà ricorrere ancora ai supplenti, vanificando quel principio di continuità didattica che vorrebbe il Miur.
C’è poi il dubbio sulla copertura finanziaria. Secondo Massimo Di Menna, Uil, «il Miur è ancora in alto mare sul numero delle assunzioni e il miliardo previsto basterà appena per 120-130mila prof». Pantaleo (Cgil) è preoccupato che «le risorse per assunzioni e tutto il resto vengano alla fine prese dagli scatti di anzianità degli insegnanti: se succederà, ci sarà la mobilitazione». Qualcuno ipotizza di spalmare le immissioni in ruolo su più anni. Ma il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone dice secco: «Dal primo settembre saranno tutti assunti». E il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan rassicura: «Per la bella scuola i soldi ci sono, li troveremo».
Claudia Voltattorni