Intervista a Paleari: Sbagliato mettere in discussione in valoe del titolo di studio
Il capo dei rettori: «Così si scatena la guerra tra università»
ROMA «NON SONO un giurista ma un ingegnere, però dico: se esiste il valore legale del titolo di studio la laurea deve pesare allo stesso modo. Oppure hanno pensato di intervenire abolendo il valore legale del titolo di studio?». Stefano Paleari, rettore dell'Università di Bergamo e presidente della Conferenza dei rettori (Crui), insiste: «Le cose devono essere semplici e chiare». Non le piace l'emendamento che sembra andare nel senso di premiare il merito? «Io dico soltanto che o si è ipotizzato di rivedere tutta l'impalcatura giuridica relativa al titolo di studio, e non ne ho notizia, oppure non ha senso. Ogni singolo ateneo viene valutato dall'Agenzia Anvur che accredita le università. Se un ateneo è accreditato dal l'Anvur per l'erogazione di quel corso di laurea vuol dire che il laureato di quel corso di quella città è pari a quello di un'altra. E basta. Ma magari si è deciso di ripartire da zero su tutta la materia e ío non ne sono stato informato». Questa decisione la coglie di sorpresa? «Magari mi sarei aspettato che fosse maggiormente riconosciuto il titolo di dottore di ricerca che, a mio avviso, nei concorsi non ha la valorizzazione che merita. Si tratta di tre anni oltre la laurea. Dobbiamo dare altro lavoro alla giurisprudenza che arriva sempre dove non arriva il buon senso? Questo discrimine tra atenei, sinceramente non lo capisco». La presidenza della Crui le ha dato modo di conoscere meglio le università italiane. Che impressione ne ha tratto? «Ho avuto la percezione di un sistema in forte cambiamento. Le faccio un esempio: l'età media dei rettori è inferiore a quella dei professori. Ho trovato, nelle mie visite in quasi tutti gli atenei italiani, un ambiente dinamico, giovane, positivo. Nonostante le decurtazioni dei fondi erogati dallo Stato, la diminuzione dei ricercatori e degli studenti, l'università è un'istituzione unificante per il Paese. Un ambiente in rapida evoluzione positiva». Ha fatto riferimento all'età e non si può evitare la domanda: è tramontata l'era dei baroni? «Francamente non lo so e questo linguaggio non mi appartiene. Però dico che io, a cmquant'anni, in settembre terminerò il mio mandato di rettore e anche quello di presidente della Crui e tornerò ad insegnare. Tutto questo rappresenta un segnale chiaro». Quindi l'università italiana è in salute, parlando complessivamente? «L'università, secondo me, è un organismo che può essere anche attaccato dalle malattie. Per questo ci vuole un buon sistema immuni' tario capace di sconfiggerle. Ho colto, in giro per l'Italia, più segnali positivi che resistenze. Ma perché l'organismo si mantenga in salute, occorre alimentare il sistema con buone pratiche». Silvia Mastrantonio