La “Buona Università”: un precotto confezionato a gennaio?
Peccato che le linee fondamentali della Buona Università fossera già scritte da tempo. Insomma, in molti erano accorsi, pensando di contribuire a definire ingredienti e ricetta di una pietanza sperabilmente meno indigeribile di quelle somministrateci negli ultimi anni
«Siamo qui per ascoltare dalla vostra viva voce di operatori sul campo come possiamo uscire e superare i problemi di oggi per far sì che la ripresa del paese parta proprio dal settore della conoscenza. Sara nostra cura fare una sintesi di ciò che oggi ascoltiamo e arrivare ad una giornata in cui elaboreremo nel profondo cio che dagli interventi di oggi inizierà ad emergere». Così Francesca Puglisi introduceva il 26 febbraio scorso la giornata di ascolto YOUniversity.lab, organizzata dal PD per raccogliere suggerimenti dal basso in vista della “Buona Università”. Repubblica ci informa che finalmente circola una bozza, ma solo «tra gli addetti ai lavori del Pd, alcuni docenti e ricercatori scelti, diversi rettori». Alla redazione di Roars, intanto, è pervenuto un documento di fonte PD, che contiene tutte le linee programmatiche anticipate da Repubblica. Un documento, le cui proprietà rivelano che, mentre a febbraio si celebrava il rito della “giornata di ascolto”, i punti fondamentali della Buona Università erano stati decisi già da un mese e mezzo.
In relazione alla cosiddetta “Buona Università”, Repubblica ha appena scritto che
sull’attesa “riforma dell’università italiana” c’è una prima bozza. Circola tra gli addetti ai lavori del Pd, alcuni docenti e ricercatori scelti, diversi rettori
Basta ricercatori precari e largo ai giovani: in cattedra il Jobs act dell’università
provocando le comprensibili rimostranze di chi gradirebbe che la discussione su argomenti così importanti non sia appannaggio di circoli ristretti formati da “diversi rettori” e “alcuni docenti e ricercatori scelti” (da chi?). Nell’articolo di Repubblica, vengono anche fornite diverse anticipazioni sui contenuti di questa prima bozza.
A distanza di poche ore, alla Redazione di Roars è pervenuto un file pdf intitolato LA BUONA UNIVERSITA’ E LA BUONA RICERCA, il cui contenuto sembra corrispondere alle anticipazioni di Repubblica.
In particolare, nel documento pervenutoci:
- Si dice, come riportato anche su Repubblica, che per la ricerca versiamo all’Unione europea sei miliardi e, a causa del numero minoritario dei nostri ricercatori (150 mila contro i 510 mila tedeschi), ne recuperiamo solo quattro.
- Sotto la denominazione di “contratto unico a tutele crescenti” si ritrova “il Contratto unico per l’università” di cui scrive Repubblica.
- Coincide anche “Lo Sblocca Università”, non solo come termine, ma anche come lista di intoppi burocratici: il parere preventivo alla Corte dei conti per gli incarichi ad esterni, l’obbligo ad usare Consip (con l’identico esempio dell’acquisto on-line del biglietto aereo), i limiti sui viaggi e la formazione
- Un altro punto che combacia è la necessità di restituire autonomia agli atenei.
- Combacia anche l’abolizione del blocco del turn-over e dei punti organico.
Insomma, ciò che scrive Repubblica è contenuto nel documento, a parte piccoli dettagli. In particolare, il documento non riporta lo svarione di Repubblica relativo all’età dei docenti:
Oggi il docente ordinario ha 51 anni, l’associato 44
Infatti, già nel 2013, l’età media era 59 anni per gli ordinari, 53 per gli associati e 46 per i ricercatori (fonte: Rapporto ANVUR sullo Stato dell’Università e della Ricerca, pag. 234). Sarebbe imbarazzante trovare un errore così macroscopico nella bozza della Buona Università. Più facile pensare ad una svista di Corrado Zunino, che avrebbe riportato incorrettamente quanto riferitogli a voce dalla “gola profonda” del PD, oppure ad una svista della stessa “gola profonda”.
Un’altra possibile differenza riguarda la “fuoriuscita dalla pubblica amministrazione”. Nel documento a pag. 3 viene formulato il seguente proposito:
Restituire autonomia agli Atenei con l’uscita dell’università dal campo di applicazione del diritto amministrativo (cioè dalla pubblica amministrazione).
Nell’articolo di Repubblica, invece, si mettono le mani avanti:
c’è, appunto, “il Contratto unico per l’università”, che non significa uscire dalla pubblica amministrazione,
In un quadro di sostanziale concordanza, la principale discrepanza pare riguardare il numero di pagine. “La bozza della “Buona università” sono quindici pagine, gli allegati di studio molti di più”, scrive Zunino, mentre il pdf che pubblichiamo consta di sole sette pagine. Ma vista la coincidenza dei contenuti, se non proprio la bozza attualmente in circolazione, il documento sembra essere una versione – probabilmente anteriore – che conteneva già tutti i punti fondamentali menzionati da Repubblica.
In ogni caso, il pdf sembra effettivamente farina del sacco del PD. Infatti, se esaminano le proprietà del file troviamo che l’autore è Gianclaudio Bressa (PD), sottosegretario agli affari regionali.
Ma l’esame delle proprietà del file ci riserva un’altra sorpresa.
La data di creazione e modifica del file è
12 gennaio 2015.
Si tratta ben un mese e mezzo prima del 26 febbraio 2015, la data della “giornata di ascolto” YOUniversity.lab organizzata dal PD, proprio per coinvolgere le diverse componenti del mondo universitario e raccogliere priorità e suggerimenti per la “Buona Università”. I numerosi relatori invitati erano rappresentativi di MIUR, ANVUR, CRUI, enti di ricerca, docenti, ricercatori, associazioni sindacali e studentesche (c’era anche Roars). Un’ottima idea quella di ascoltare tutte le parti.
Peccato che le linee fondamentali della Buona Università fossera già scritte da tempo. Insomma, in molti erano accorsi, pensando di contribuire a definire ingredienti e ricetta di una pietanza sperabilmente meno indigeribile di quelle somministrateci negli ultimi anni.
Ma c’e ben poco da aiutare in cucina, se la pietanza è un cibo precotto confezionato almeno un mese e mezzo prima.
Link al documento pdf: LA BUONA UNIVERSITA’ E LA BUONA RICERCA