La Stampa-Bocciati gli studenti italiani: svogliati e in ritardo
Bocciati gli studenti italiani: svogliati e in ritardo Classifica Ocse dei 32 paesi più industrializzati: siamo penultimi ROMA Gli studenti italiani? Bocciati senza appello. A 15 anni hanno anc...
Bocciati gli studenti italiani: svogliati e in ritardo
Classifica Ocse dei 32 paesi più industrializzati: siamo penultimi
ROMA Gli studenti italiani? Bocciati senza appello. A 15 anni hanno ancora difficoltà di lettura, vanno malissimo in scienze e sono un disastro in matematica. Svogliati come Pinocchio e asini come Lucignolo: Italia, "paese dei balocchi". Considerati tutti i parametri, tra i 32 Stati più industrializzati del mondo solo un paio di "concorrenti" stanno peggio di noi. Nella penisola quasi un giovane su quattro è una frana in classe, contro il gratificante 7% della Finlandia. Il 40% dei teeneger italiani hanno in odio la scuola e, in tutte le voci di valutazione, arrancano in imbarazzanti posizioni di bassa classifica, a braccetto, a seconda delle voci, con ungheresi, polacchi, greci, portoghesi e russi. Appena un gradino sopra rispetto ai messicani e ai brasiliani, i più "somari" in assoluto. A puntare l'indice contro la scuola italiana è l'Ocse, l'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, con uno studio che mette sotto accusa l'ultimo decennio della nostra Pubblica istruzione. Nel rapporto 2001 sul sistema-istruzione l'Italia compare al penultimo posto insieme all'Ungheria con più di uno studente su tre gravemente insufficiente in tutte le materie. Dopo la scuola dell'obbligo,poi, il 19% degli italiani ha un impatto disastroso con le superiori e non riesce a restare agganciato ai programmi scolastici. A farci precipitare clamorosamente nella classifica della qualità scolastica è la percentuale di ragazzi con poca voglia di studiare, indice inequivocabile di scarsa qualità dell'istruzione. Nella penisola ad essere preparati a sufficienza sono un ristretto numero di alunni, circa quattro volte meno delle nazioni meglio attrezzate dal punto di vista della formazione. La "sacca d'eccellenza" tricolore (5 per cento) costituisce un dato molto inferiore ai Paesi anglosassoni, alla Scandinavia e all'Est asiatico, dove al contrario abbondano i giovani capaci di "comprendere testi complessi, valutare informazioni e costruire ipotesi e di mettere a profitto conoscenze specializzate". Una casistica allarmante che rivela come solo un'esigua minoranza di giovani delle scuole medie italiane siano realmente portati allo studio e diano prova di effettive capacità nella comprensione di testi complessi ed elaborati. Un abisso, nei parametri di valutazione dell'apprendimento, ci separa da Australia, Canada, Finlandia, Nuova Zelanda, Gran Bretagna e Usa, dove la media di "studenti modello" raggiunge il 20 per cento. Il quadruplo, in pratica, dei coetanei italiani. Non bastano i discreti risultati scolastici delle ragazze a tenere in vita neppure il luogo comune del primato dell'Italia nella formazione umanistica, tradizionale cavallo di battaglia dei connazionali di Dante e Leopardi. Proprio per il "gap" fatto registrare nelle discipline letterarie spicca ancora di più, perciò, il ritardo accumulato dai nostri alunni anche nelle materie scientifiche, le cui graduatorie sono dominate da giapponesi e coreani. Lo studio dell'Ocse, inoltre, conferma che a un livello sociale più elevato corrisponde una maggiore predisposizione nello studio. Nel serrato confronto con i teenager di altri trentun Paesi, gli italiani, quindi, escono con le ossa rotte. Nei test per la comprensione di un brano scritto gli adolescenti della penisola sono ventesimi. Stanno al ventitreesimo posto per cultura scientifica e in matematica è ancora peggio: arrivano ventiseiesimi. La ricerca, effettuata su un campione di quasi 300 mila quindicenni, si propone di valutare in quale misura gli studenti, al termine della scuola dell'obbligo, possiedano "le conoscenze e le qualificazioni richieste per avere un ruolo a pieno titolo nella società". Relativamente alle materie umanistiche, la Finlandia emerge come il Paese dalla scuola più efficiente, davanti a Canada, Nuova Zelanda, Australia e Irlanda. Per matematica e scienze, gli Stati che primeggiano sono Giappone, Corea, Finlandia, Nuova Zelanda e Gran Bretagna. Per gli esperti dell'Ocse sono molteplici i fattori che spiegano l'enorme discrepanza. Si va dalla disponibilità delle risorse scolastiche alla presenza di insegnanti specializzati, dal grado di autonomia dei presidi al morale dei professori e alla disciplina delle classi.
Giacomo Galeazzi