La Stampa-Ecco i Letizia's boys pronti alla rivoluzione
UNA VENTATA DI EFFICIENZA TECNOCRATICA E UNA PROVA DI FORZA SIMBOLICA CHE SFIDA L'OSTILITA' DELLE SINISTRE Ecco i Letizia's boys pronti alla rivoluzione Un "partito" che piace ai giovani di Comu...
UNA VENTATA DI EFFICIENZA TECNOCRATICA E UNA PROVA DI FORZA SIMBOLICA CHE SFIDA L'OSTILITA' DELLE SINISTRE
Ecco i Letizia's boys pronti alla rivoluzione
Un "partito" che piace ai giovani di Comunione e Liberazione, raccoglie simpatie in Confindustria e soprattutto a S. Patrignano oltre a trovare interlocutori autorevoli nel mondo della Chiesa
D'ACCORDO con il suo staff, il ministro Moratti auspica che il grande meeting, utile per uno screening sulla scuola, venga seguito in videostreaming dagli insegnanti e dagli studenti. La profusione di parole inglesi appare un obbligo nei documenti e nei comunicati del nuovo ministero: allude a una ventata di efficientismo modernista destinata a spazzare via le ragnatele passatiste depositate nelle stanze e nei corridoi del grande mostro della burocrazia scolastica. Poi, però, quando Letizia Moratti presenta al pubblico le linee della sua riforma, adopera un termine, Stati generali, coniato a ridosso della Rivoluzione francese: e se dall'America tecnocratica si arriva alla Francia rivoluzionaria vuol dire che si passa dalla tecnica alla politica, dall'azienda all'agorà, dal mercato all'assemblea. Come se al Palazzo dei Congressi dell'Eur, insieme a una riforma della scuola, dovesse veder la luce un nuovo partito: il partito di Letizia Moratti, il ministro dell'Istruzione bersaglio dell'ira degli studenti in protesta, protagonisti dell'ennesima ondata di okkupazioni. "Partito" è certamente locuzione non gradita alle orecchie di un ministro che ama piuttosto essere inclusa nell'illustre ed esclusiva compagnia dei tecnici prestati alla politica. Ma quando si parla di scuola, si entra in un mondo fitto di simboli e agitato da profonde passioni. Qui si dirottano le preoccupazioni delle famiglie apprensive. Qui si misura la temperatura emotiva dell'opinione pubblica. Qui si situa uno snodo cruciale nei rapporti tra le generazioni, nella trasmissione del sapere e dei valori condivisi. Qui non c'è tecnica pura: c'è la politica, appunto. Un conto è la Rai, dove Letizia Moratti è ricordata ancora come una spietata vendicatrice dei conti in rosso. Un conto è il ministero di viale Trastevere, dove la Moratti è affiancata da uno staff affiatato e omogeneo, percepito alla stregua di uno stuolo di visitors dalla burocrazia ministeriale. Un altro conto è l'impatto mediatico di una riforma annunciata, le alleanze che si intrecciano, il sostegno di quella parte della scuola che dice sì. Ecco gli "Stati generali dell'Istruzione": una prova di forza simbolica, una parata di insegnanti, studenti, dirigenti scolastici, rettori, presidi, esperti di "politiche formative", genitori, educatori che stamane, all'Eur, saliranno in tribuna e troveranno, presumibilmente assediati da una piazza ostile, il nucleo di un "partito" e il volto di un leader. Tra i relatori ci sarà, ovviamente, Andrea Muccioli, figlio dello scomparso Vincenzo. Ovviamente, perché il mondo di San Patrignano, bestia nera della retorica antiproibizionista, è parte costitutiva dell'impegno della Moratti, che a San Patrignano si reca da anni con cadenza settimanale. Ci sarà monsignor Alessandro Maggiolini, vescovo di Como, divulgatore assiduo di pensieri politicamente scorretti sul tema dell'immigrazione. E poi Marino Bartoletti, volto noto del telegiornalismo sportivo Rai, che dovrebbe testimoniare (si dice che al suo posto avrebbe dovuto esserci Roberto Baggio) il legame tra scuola e sport. Moderatore sarà Paolo Glisenti, figlio d'arte di un protagonista dell'industria di Stato, Giuseppe Glisenti, che studia da sempre il nesso tra formazione e industria ed è una voce molto ascoltata dal ministro Moratti. Non ci sarà Antonio D'Amato, per non dare la stura a polemiche eccessive e non alimentare le ostilità di chi vede come il fumo negli occhi un eccesso di "aziendalismo" nel mondo della scuola. Ma il buon rapporto con la Confindustria, e in particolare con Guido Barilla che profonde molte energie sul fronte della scuola, costituisce uno degli ingredienti essenziali dell'invisibile ma ramificato "partito" morattiano. Un "partito" che raccoglie simpatie molto accese nel mondo giovanile che fa capo a Comunione e Liberazione, tanto che le cronache, quest'estate, hanno registrato con grande evidenza i boati da stadio che il pubblico del Meeting ciellino di Rimini ha riservato a Letizia Moratti, un ministro che pure non ama i bagni di folla. Un "partito" che trova interlocutori autorevoli nel mondo della Chiesa, e la Moratti può esibire una frequentazione molto assidua con un uomo di Chiesa molto disponibile a misurarsi con la televisione come monsignor Ersilio Tonini. Un "partito" che in questi mesi ha fatto breccia in una parte cospicua dell'associazionismo dei genitori e che negli Stati Generali sarà rappresentato da Luisa Santolini, del Forum delle famiglie. Poi ci sono i partiti propriamente detti dello schieramento politico che danno vita al governo di cui Letizia Moratti fa parte. Ma tra gli studenti che a quei partiti fanno riferimento ce n'è uno, Simone Paini, leader di Azione Studentesca (area Forza Italia), che in questi mesi ha trovato molto ascolto nello staff della Moratti. E che ha eletto in Giuseppe Bertagna, il consulente del ministro che ha tracciato le linee guida del riordino dei cicli scolastici, un "tecnico" di riferimento in assoluto contrasto con la filosofia pedagogica dei precedenti governi dell'Ulivo. Un "partito" che si scontra con l'ostilità di una parte del sindacato, la Cgil, ma che ha già conquistato, se non la fiducia, almeno la benevola neutralità della Cisl. Che piace agli imprenditori. Che dà spazio ad associazioni che finora non sono riuscite a conquistare soverchio spazio nei media. E che si ritrovano negli "Stati generali", non più a Foligno, ma a Roma. Con la piazza contro, ma con l'ausilio del videostreaming.