La Stampa-Le preoccupazioni del ministro Moratti Più lauree, più lavatrici
Le preoccupazioni del ministro Moratti Più lauree, più lavatrici di Ermanno Bencivenga Il ministro della Pubblica Istruzione è preoccupato. Solo tre studenti universitari su dieci arrivano...
Le preoccupazioni del ministro Moratti
Più lauree, più lavatrici
di Ermanno Bencivenga
Il ministro della Pubblica Istruzione è preoccupato. Solo tre studenti universitari su dieci arrivano alla laurea; gli altri si smarriscono per strada. Anche l'età media del conseguimento dell'ambito titolo è desolante; 27 anni, tre o quattro in più del necessario.
Non parliamo poi di quanti studenti fanno stage nelle aziende: una miseria in confronto alle terre promesse dell'Europa del Nord.
Tutte queste sventure danno un risultato complessivo che può essere quantificato con precisione: la nostra economia perde 15 mila miliardi perché tanti ragazzi, invece di laurearsi e cominciare a contribuire al Pil, perdono tempo prezioso nelle pieghe di un sistema educativo di vergognosa inefficienza.
Una (per)versione accademica dell'antico adagio per cui il tempo è denaro.
Lungi da me il sostenere che la scuola italiana non abbia problemi, ma vorrei che non si finisse per adottare rimedi peggiori del male.
Nella scuola avviene il delicato passaggio di una cultura da una generazione all'altra; interrogarsi sugli obiettivi della scuola non è dunque possibile senza un progetto culturale complessivo.
E quale sarebbe il progetto, in questo caso? Si vuole che i giovani comincino a lavorare prima, così come si prospettano anziani che non si tirano indietro fino a 85 anni e ci si appresta a calare una mannaia affilata su tutti i "privilegi" e gli "abusi" che hanno permesso a pigri e oziosi di non partecipare alla comune operosità.
Ma nessuno dice a quale scopo si dovrebbe lavorare tutti con tanto ardore. Per produrre più lavatrici, più automobili, più computer? Più centrali nucleari che facciano funzionare più lavatrici?
Più strade, tunnel e ponti che consentano di far circolare più automobili? Non dovrebbe, uno Stato ricco e maturo come l'Italia del XXI secolo, dotato di una maggioranza cospicua e stabile come quella regalataci dalle ultime elezioni, affrontare in modo serio e approfondito la questione di quali siano gli obiettivi qualificanti della nostra comunità?
Forse, per esempio, sarebbe il caso di produrre meno e dedicare più spazio ad attività gratificanti per la propria crescita emotiva e intellettuale.
Forse il fatto che si tenda a rimanere a scuola sempre più a lungo è un segnale importante: sta dicendoci che in una società generalmente opulenta si vorrebbe dedicare un po' più tempo a se stessi, e non comprandosi un nuovo sapone come suggerisce la pubblicità.
Forse questa tendenza, destinata oggi a un'inevitabile frustrazione, andrebbe seguita e incoraggiata. Forse si dovrebbe cercare di rendere accessibili i "piaceri dello spirito" a ogni cittadino.
Invece siamo invitati a una militarizzazione totale nel nome del sacrosanto Pil. La scuola deve diventare una cinghia di trasmissione del meccanismo produttivo e la produzione come unico criterio di successo deve entrare nella stessa pratica scolastica.
Chissà, un giorno potrebbe capitarci di vedere gli efficientissimi professionisti del Cepu spiegare ai poveri insegnanti delle università pubbliche come far dare più esami più in fretta ai propri studenti.