La Stampa-Un errore abolire gli istituti tecnici
"Un errore abolire gli istituti tecnici" Parte da Torino l'appello al ministro Parte da Torino e dal Piemonte, dove i primi istituti tecnici italiani furono fondati nell'Ottocento, un S.O.S. r...
"Un errore abolire gli istituti tecnici"
Parte da Torino l'appello al ministro
Parte da Torino e dal Piemonte, dove i primi istituti tecnici italiani furono fondati nell'Ottocento, un S.O.S. rivolto al ministro Moratti: affinché rimediti quella parte di riforma della scuola secondaria superiore che riguarda proprio l'istruzione tecnica. E' un appello che trova tutti concordi: presidi, Collegio periti industriali e Unione Industriale. Tutti preoccupati allo stesso modo che si possa perdere, come ha sottolineato ieri in un incontro il professor Giulio Cesare Rattazzi, preside dell'Itis "Avogadro, "la figura intermedia del tecnico fornito di professionalità autonome molto apprezzate dalle imprese, valide, da sempre utili allo sviluppo socio economico del paese". Rattazzi, anche a nome di numerosi colleghi, ha osservato che "nel rapporto finale del Gruppo Ristretto di Lavoro del ministero, gli istituti tecnici, che coprono circa il 40% della popolazione scolastica delle superiori, sono solo vagamente citati, mantenendo così l'equivoco tra formazione tecnica e formazione professionale, tra incidenza della cultura scientifica e semplice addestramento". Per il dirigente scolastico, "se è giusto finire a 18 anni, nel ridurre a 4 anni le superiori si inserisce, però, un forte dubbio sui contenuti dei primi due anni: si può determinare una scelta anticipata sbagliata, a soli 13-14 anni, e discriminatoria. Noi presidi non crediamo infatti alla possibilità di passaggi successivi ad altri corsi perché sappiamo che non funzionano. Meglio allora un biennio unitario in modo che la scelta possa avvenire consapevolmente". Non solo. "Nei 4 anni viene contratta la parte tecnico-scientifica. Avremmo 25 ore settimanali per 4 anni, mentre oggi abbiamo 36 ore per 5 anni: lezioni ed esercitazioni si ridurrebbero della metà". Il presidente del Collegio periti industriali di Alessandria, Asti e Torino, Amos Giardino, ha ricordato che gli indirizzi del governo sembrano "orientate a favore di un indirizzo accademico "liceale" e di una istruzione tecnica di carattere "professionale", che escluderebbe il ruolo degli Itis, che porterebbe alla loro abolizione e all'abolizione della figura del perito". Questa scelta comporterebbe, nel mondo del lavoro, "una situazione analoga a quella già verificatasi nel settore della sanità: l'abolizione delle scuole per infermieri professionali presso gli ospedali ha portato alla mancanza di personale paramedico presso tutte le strutture. La laurea breve non ha risolto le necessità". Paola Barbero, per l'Unione Industriale di Torino, ha osservato: "Sembra di capire dalle linee descritte nel documento Moratti che la grande tradizione dell'istruzione tecnica italiana verrebbe smembrata e canalizzata, da un lato verso la formazione professionale, dall'altro verso licei tecnologici di tipo generico e non professionalizzante. Ciò sarebbe in totale contrasto con i bisogni formativi delle imprese, nonostante la dichiarata volontà del ministro di avvicinare scuola e lavoro". Ancora: "L'istruzione tecnica superiore oggi è in grado di offrire flessibilità e capacità di adattamento rispetto alle innovazioni tecnologiche e alle trasformazioni organizzative in corso nel settore produttivo, assolutamente indispensabili per le imprese. Oggi i periti sono richiesti sia dalle grandi che dalle piccole aziende". E il presidente dell'Unione Industriale di Torino, Andrea Pininfarina, in un recente documento di osservazioni consegnato al ministro, ha richiamato l'attenzione sull'opportunità che "il passaggio da 5 a 4 anni di studi e la trasformazione degli istituti tecnici in licei tecnologici o economici non abbiano l'effetto di scardinare e disperdere la natura professionalizzante di queste scuole". A questo proposito, la proposta di tutte le parti coinvolte è che si proceda all'istituzione di un anno post-diploma allineabile ai corsi IFTS (Istruzione e formazione tecnica superiore) in cui recuperare la formazione tecnica mirata che nella riforma sembrerebbe perdersi.
m.t.m. EDUCAZIONE SCOLASTICAFRA RIFORME E PROTESTE AGRARIA E VETERINARIA "Entro lunedì, il problema sarà risolto". Il preside di Agraria, Roberto Chiabrando, annuncia la soluzione alle lamentele sul "Centro Incontri" di Agraria e Veterinaria, la sala-studio degli iscritti alle due facoltà. Alcuni ragazzi avevano protestato: "Fa freddo, studiamo con il cappotto. Nei giorni scorsi era stata promossa una petizione, ma non è servita". Le firme, però, non sono mai state consegnate né a Chiabrando né al collega di Veterinaria: "La porta del mio ufficio - stigmatizza Chiabrando - è sempre aperta: nessuno dei ragazzi si è però preso il disturbo di segnalarmi il problema. Sarebbe bastato che lo facessero, anziché raccogliere firme o rivolgersi ai giornali, e il problema si sarebbe risolto nei modi corretti".