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La Stampa: Università, aumenti solo ai prof migliori

Il ministro: Basta soldi a pioggia per alimentare sedi inutili

15/07/2009
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La Stampa

RAFFAELLO MASCI
ROMA
L’idea è chiara: aumentare la qualità dell’insegnamento universitario (più laureati, meno dispersi, meno frammentazione dei corsi di laurea), gestire meglio i soldi (bilanci più trasparenti, maggiori finanziamenti cercati nel privato), mettere al primo posto gli studenti (quindi non una università pensata per i professori, le loro carriere i loro figli), valutare rigorosamente e premiare (anche in soldi) solo chi merita, sia esso ateneo o professore. Sono queste le linee ispiratrici di Mariastella Gelmini come ministro dell’Università che, a questo proposito, ieri ha annunciato due importanti provvedimenti strettamente connessi tra loro: l’istituzione dell’Agenzia di valutazione delle università, che sarà portata in Consiglio dei ministri tra una decina di giorni, e il varo, in autunno, di un organico ddl di riforma dell’università. Ecco le novità salienti.
Governance
Verrà adottato un codice etico per evitare incompatibilità, conflitti di interessi e camarille parentali e amicali. I rettori non potranno più essere dei feudatari: massimo otto anni di mandato. Nelle varie sedi universitarie, Senato accademico e Consiglio di amministrazione hanno ruoli spesso sovrapposti o in conflitto. Il ddl mette pace in questa materia: il Senato si attiene alla vita accademica e scientifica, i Cda agli aspetti gestionali. Inoltre viene messo un tetto ai membri di questi due organi: 35 massimo al Senato, 11 in Cda. Oggi si viaggia tra il doppio e il triplo.
Conti in ordine
Basta con la frantumazione eccessiva delle sedi universitari e dei piccoli atenei (oltre 350 sedi e circa 70 università). Le università potranno fondersi o federarsi, risparmiando così sulle spese. I bilanci, inoltre, dovranno essere redatti secondo un criterio uniforme indicato dal ministero. Incentivi economici (il 7% del fondo di finanziamento) agli atenei più virtuosi. Inoltre, le are disciplinari, che diventano altrettante vere e proprie lobby, saranno dimezzate rispetto alle attuali 370 e per esistere devono avere almeno 50 ordinari.
Reclutamento
Oggi ogni ateneo può assumere chi vuole. Il guaio è che molti docenti nascono e muoiono nella stessa sede. Inoltre si creano delle sacche di potere per cui molte cattedre sono ereditarie. Ora, invece, ci dovrà essere una abilitazione nazionale che verrà stabilita da una commissione a cui partecipano anche esperti stranieri. Le università potranno scegliere ma solo tra gli abilitati. I professori dovranno lavorare 1.500 ore annue di cui almeno 350 per docenza e servizio agli studenti. Avranno aumenti stipendiali solo legati alla valutazione della didattica, della ricerca e delle pubblicazioni. Chi non passa non prende aumenti.
Studenti e dottori
Più studenti negli organi di governo. Una delega al ministro consentirà di rivedere la legge sul diritto allo studio (mense, alloggi, bonus per vari servizi eccetera). L’obiettivo è di dare di più ai singoli studenti e meno alla struttura organizzativa. I dottorati, inoltre, diventeranno un vero e proprio terzo step della formazione universitaria.
Valutazione
Nasce, finalmente, l’Agenzia nazionale di valutazione, un soggetto terzo, con membri esterni e anche stranieri, che misura annualmente efficienza e qualità delle università. Un progetto che portò a termine già Fabio Mussi ma che l’attuale governo ha voluto rivedere. In sostanza, ha spiegato il ministro. «L’Agenzia servirà per fare chiarezza e introdurre trasparenza». Quindi «non più denaro a pioggia per alimentare sedi distaccate inutili, corsi di laurea che producono disoccupati, ma fortissima attenzione a qualità e merito».


Presentazione del libro il 18 novembre, ore 15:30
Archivio del Lavoro, Via Breda 56 (Sesto San Giovanni).

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