Le risorse per le immissioni in ruolo pagano il bonus iscrizione alle private
L'effetto sarà un aumento del contenzioso
Carlo Forte
La detrazione di 400 euro l'anno per ogni alunno, in favore dei genitori che iscrivono i loro figli alle scuole private, sarà pagata dallo stato con i soldi destinati alle immissioni in ruolo.
Lo prevede espressamente il comma 2 dell'articolo 24 del disegno di legge delega approvato dal governo il 12 marzo scorso. La misura non prevede limiti all'accesso al beneficio. E dunque, non è ancora chiaro quale impatto potrà avere sul piano di assunzioni straordinario che il governo avrebbe intenzione di varare con effetti già dal 1° settembre prossimo.
I soldi per le assunzioni, però, ci sarebbero. Perché l'articolo 1, comma 4, della legge 190/2014 stanzia un miliardo di euro per quest'anno e 3 miliardi per i due anni successivi. Ma il governo intende utilizzarli per finanziare tutto il pacchetto previsto dalla legge delega.
È ragionevole ritenere che ciò avrà un forte impatto al ribasso rispetto alle 150mila assunzioni programmate. Che per andare a regime in un'unica soluzione necessiterebbero di una spesa strutturale di non meno di 3 miliardi di euro l'anno. Le immissioni in ruolo, infatti, comportano l'insorgenza del diritto alla ricostruzione di carriera in capo ai neoassunti. E molti di loro sono precari di lungo corso. I relativi costi, dunque, sono molto alti. Specie se si considera che, oltre agli incrementi retributivi, bisogna corrispondere anche gli arretrati.
Insomma, il rischio che si corre, è quello di limitare il tutto alla copertura del turn over. Almeno in questa prima fase. Sempre che il governo non intenda cancellare con un colpo di spugna il diritto alla ricostruzione di carriera.
Ma anche questo potrebbe non bastare. Una misura «tombale» come questa avrebbe come effetto la crescita esponenziale del contenzioso. Che è l'esatto contrario di quello che l'esecutivo ha intenzione di ottenere. Le assunzioni, infatti, sono finalizzate proprio a mettere una pietra sopra la questione della reiterazione dei contratti.
E poi c'è il problema della sostenibilità strutturale dell'ampliamento degli organici. Che potrebbe essere aggirata con una politica di compressione dei salari. Ma qui l'ostacolo da superare potrebbe essere la compatibilità con l'art. 36 della Costituzione.