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Le università francesi e l’anno sabbatico. Per fare esperienza

La promessa di Hollande: può essere usato per lavoro, studio o programmi all’estero. Si torna a studiare alle stesse condizioni di prima della «pausa»

13/08/2015
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Corriere della sera

di Elisabetta Rosaspina

PARIGI – Il diritto al «sabbatico» entra ufficialmente, dal prossimo anno accademico, nelle università francesi. Il presidente della Repubblica, François Hollande, l’aveva promesso tre mesi fa e le organizzazione studentesche sono (abbastanza) soddisfatti della circolare conseguentemente emessa dal ministero dell’educazione che autorizza gli universitari a prendersi un intervallo di sei mesi/un anno dal loro corso, senza penalizzazioni. D’ora in avanti, infatti, gli studenti potranno chiedere (non necessariamente ottenere, però) una pausa di minimo sei mesi e massimo un anno alla direzione della loro facoltà, presentando una lettera con le motivazioni e, soprattutto, il loro progetto di impiego per quel periodo: può essere uno stage, un corso di lingua all’estero, l’avvio di impresa, un contratto di lavoro a tempo determinato, un’esperienza nel servizio civile o nel volontariato. Se le ragioni sono approvate e il «sabbatico» è accordato, lo studente avrà la garanzia di poter mantenere il suo status e di poter rientrare poi alla sua università alle stesse condizioni, anche nei corsi più selettivi o a numero chiuso, senza alcun tipo di penalità. Fermo restando che la sospensione può essere richiesta fin dal primo anno di corso, ma non dopo l’ultimo.

Un anno senza rischi

La decisione di introdurre una parentesi nella propria vita universitaria, non comporterà neppure la perdita automatica di eventuali borse di studio ed è considerata dal ministero un’opportunità che contribuisce «alla maturazione di scelte d’orientamento, allo sviluppo personale, all’acquisizione di nuove competenze». Quel che lascia perplesse alcune organizzazioni studentesche, come l’Unef, è la discrezionalità lasciata agli istituti universitari di concedere crediti per la formazione acquisita dagli studenti durante il loro sabbatico e di mantenere o no i diritti dei borsisti, perché potrebbe portare a discriminazioni tra gli iscritti. Ma l’eliminazione dei rischi di un intermezzo formativo nel corso degli studi universitari incoraggerà probabilmente molti giovani a tentare l’esperienza. Secondo un’indagine dell’istituto Viavoice e Animafac, rete di associazioni studentesche, su un campione di 1000 ragazzi fra i 18 e 24 anni, soltanto il 15% degli interessati era pronto a rischiare conseguenze sull’andamento degli studi per un sabbatico, il 36% aveva rinunciato e il 50% vorrebbe provarci.