Liberazione-Le tante 'stranezze' della bozza Bertagna
Note a margine su come la commissione istituita dalla ministra pretende di ridisegnare l'istruzione di domani Le tante 'stranezze' della bozza Bertagna Vi sono alcune 'stranezze' nella bozza Ber...
Note a margine su come la commissione istituita dalla ministra pretende di ridisegnare l'istruzione di domani
Le tante 'stranezze' della bozza Bertagna
Vi sono alcune 'stranezze' nella bozza Bertagna che vuole disegnare la scuola del domani. Intanto una bozza di completo sconvolgimento della scuola italiana nei livelli, metodologie e programmi scodellati così in pochi mesi di riflessione. Il novello Gentile si è avvalso di comprimari che pare non abbiano mai sentito parlare di scuola. Ed ancora una volta non è stata sentita la categoria attraverso un serio dialogo, in profondità. Vi sono, nelle commissioni che Letizia Moratti ha istituito, docenti universitari, intellettuali, preti, rappresentanti di associazioni, a volte distaccati dal lavoro in classe, e pochi insegnanti, pare purtroppo invasati di modernità e pressappochismo. Due punti su altri: un bonus per la definizione del percorso pedagogico didattico previsto in dodici anni che comprenderebbe anche la frequenza alla scuola primaria; il taglio secco di un anno per il livello secondario superiore. Per la prima questione, si capisce più o meno questo: chi frequenta la scuola primaria, che, così com'è ora, rimarrebbe facoltativa, potrebbe accorciare di un anno il percorso formativo, diplomandosi, almeno pare, a 17 anni. Insomma la scuola primaria viene in qualche modo equiparata alla scuola secondaria superiore. Un anno in tale livello equivale ad un anno al livello iniziale. I tre-cinque anni di vita sono simili agli anni 17/18. Una bestialità simile non si era mai sentita. Chi l'ha pensata è comunque un docente universitario. Che tipo di programma affronterebbe colui che si troverebbe accorciato di un anno tale percorso? Astruso ed inutile il tutto. A meno che non si voglia surrettiziamente introdurre la scuola privata, particolarmente presente per questo servizio, surrogando le inadempienze del settore pubblico, allargando finalmente le maglie dell'istruzione pubblica anche alla scuola libera, così come dai privatisti viene chiamata la loro scuola, partendo dall'inizio seppur facoltativo. Interessante come scorciatoia, che risulterebbe essere la nuova scuola d'infanzia. L'eliminazione secca di un anno alle superiori poi si configura come un'altra sciocchezza: se quantitativamente si riduce di un anno occorrerebbe poi spiegare come potrebbe diventare possibile svolgere la stessa mole di lavoro con un quinto di tempo in meno a disposizione. Si dovrebbe logicamente intervenire sulla qualità dell'insegnamento. Ma da una recentissima inchiesta Ocse risulta che i nostri studenti si trovano in posizioni molto basse sia per quanto riguarda la comprensione di un testo che rispetto al rendimento matematico. Siamo attorno al ventesimo posto per il primo riferimento e molto più in basso per il secondo, su trentadue paesi di quell'associazione. Riducendo ancora il peso quantitativo si avrà una logica incidenza su quello qualitativo. Anche tale tentativo si capisce meglio se si pensa al risparmio di spesa che decine di migliaia di posti di lavoro soppressi riuscirebbe a procurare al ministero della Pubblica istruzione. Insomma una bozza che si esprime con questi ed altri simili 'nonsense' si presenta ancora una volta al vaglio della categoria che si sta difendendo come può dallo sfascio della scuola pubblica perseguito in modo preciso e/o inconscio sia dagli ultimi governi del centro sinistra che da quelli di Berlusconi (l'attuale e il precedente del 1994). A tutto questo sono chiamati a reagire, sindacalmente e culturalmente, insegnanti, studenti e famiglie.
Tiziano Tussi