Liberazione-Scienziati in movimento
Tremila e trecento ricercatori firmano l'appello contro il governo Scienziati in movimento "Stanno cercando di radere al suolo la ricerca pubblica" Mentre i ragazzi delle scuole superiori le dedi...
Tremila e trecento ricercatori firmano l'appello contro il governo
Scienziati in movimento
"Stanno cercando di radere al suolo la ricerca pubblica"
Mentre i ragazzi delle scuole superiori le dedicano canzoncine non proprio edificanti Nature, una fra le più prestigiose riviste scientifiche del mondo, le dedica un articolo. La ministra Moratti conquista così anche la scena internazionale grazie all'imprevedibile colpo di scena - ma forse è meglio dire colpo di grazia - assestato a una delle più prestigiose istituzioni della ricerca nazionale: una sonora bocciatura del piano triennale del Cnr che chiedeva, a fronte dei risultati raggiunti anche a livello internazionale, un allargamento del personale. Lasciando tutto com'è, ovvero mantenendo il blocco delle assunzioni e il bilancio dell'anno prima, il governo opera, attraverso l'inflazione, un taglio effettivo del 2,9 per cento, alla faccia di tutti gli impegni per il potenziamento della ricerca. E questo a fronte di una riforma, in corso di attuazione, tutta dedita ad accelerare sulle 'relazioni pericolose' fra ricerca pubblica e ricerca privata sia con il trasferimento dei servizi a società private che attraverso ogni possibile incoraggiamento alla partecipazione dei ricercatori a società ad alta tecnologia, per promuovere il trasferimento dei risultati della ricerca. Per chi vuole continuare a lavorare, una volta chiuso il rubinetto, restano ben poche alternative.
Smobilitazione avviata L'attacco alla ricerca pubblica non si limita alla privatizzazione del Cnr. Enti pubblici di fondamentale importanza sia per la ricerca, come l'Enea, che per il controllo e il monitoraggio del degrado ambientale, come l'Anpa, sono già stati commissariati. Con l'Agenzia nazionale per l'ambiente, poi, il governo ha avuto la mano pesante, affidandola a un cartello di soci che hanno in comune il fatto di vedere l'ambientalismo come il fumo negli occhi. Su altre questioni, come i casi di conflitto d'interesse, Rifondazione comunista ha chiesto conto al governo direttamente in parlamento ma, finora, nessuno si è degnato di rispondere. La finanziaria in discussione rischia così di essere un vero e proprio requiem sia per la ricerca svincolata dagli interessi dell'industria, sia per ogni velleità di stabilità lavorativa per un esercito di ricercatori precari che vengono lasciati a galleggiare fra un contrattino e l'altro, tutti rigorosamente sponsorizzati dall'impresa di turno. Blocco delle assunzioni - perfino per i concorsi in svolgimento -, decurtazioni dei vari budget più un taglio di 100 miliardi del fondo previsto dalla legge 208/98, che alimenta i più grandi enti di ricerca, e tutto ciò a fronte di uno dei bilanci più vergognosi d'Europa. Una situazione che preoccupava la comunità scientifica continentale prima ancora che la Moratti ci mettesse lo zampino.
Eppur si muove Nature dedicava un'ampia parte dell'articolo sul disastroso stato della ricerca in Italia alla descrizione della pittoresca protesta dei ricercatori del Cnr e delle Università milanesi. Il 12 novembre scorso un carro funebre, con tanto di banda di ottoni e palloncini neri, ha messo in scena il funerale della ricerca pubblica nel nostro paese. Ma è in questi giorni, sotto la pressione della finanziaria, che i lavoratori della scienza mostrano di fare sul serio. Da Bologna viene messo in rete il manifesto costituente dell'Associazione scienziate e scienziati responsabili - www. bo. cnr. it/www-sciresp - dove, oltre alla questione della privatizzazione della ricerca, si rilancia l'impegno della comunità scientifica verso ciò che sta accadendo nel 'mondo esterno' e si rivendica un'affinità di percorso con il movimento globale. Gli 'scienziati responsabili' si propongono di superare la frammentazione disciplinare e la separazione dalla propria comunità per mettere i propri strumenti intellettuali al servizio di una diversa lettura del quadro socio-economico evidenziando ad esempio "il ruolo delle crisi climatiche e della geografia delle risorse nei meccanismi produttivi, nella globalizzazione, nello sviluppo diseguale fra il nord e il sud del mondo, nella militarizzazione e nell'uso della guerra come strumento per la risoluzione dei conflitti". E di guerra si è parlato, lunedì a Roma, nel corso del ricco seminario organizzato dagli Scienziati contro la guerra - di cui abbiamo dato notizia da queste pagine - altro gruppo attivo di ricercatori 'contro', nato in occasione del conflitto nei Balcani. Ma la mobilitazione sembra destinata ad allargarsi. Sempre lunedì, durante un'affollata assemblea nazionale del nascente comitato di protesta, che ha visto anche la partecipazione di alcuni rappresentanti politici e sindacali, è stato deciso l'allargamento della mobilitazione su base locale, attraverso degli appositi forum permanenti la cui struttura, agile e insieme radicata, sembra ricalcare quella del movimento. Così ricercatori, universitari e scienziati, sono scesi in piazza decisi a utilizzare tutti i mezzi, anche i picchetti davanti alla camera durante la discussione della finanziaria. Nel frattempo, sulla falsariga dell'iniziativa prevalentemente mediatica di un anno fa - i cui appelli alla libertà di ricerca, pompati dal Sole 24 ore, si sono dissolti in un generico batter di cassa per l'agrobiotech - verrà presentato al governo un appello: 3.300 firme di ricercatori che accompagneranno la lettera aperta pubblicata qui accanto. Ma, ci tiene a precisare Paolo Saracco, ricercatore dell'Infn di Genova e addetto alle relazioni esterne del nascente movimento: "La finanziaria è solo un passaggio: qui si stanno cercando di modificare gli assetti istituzionali per radere al suolo la ricerca pubblica dalle fondamenta. Per questo è necessario costruire una rete di protezione, in grado di reggere sui tempi lunghi, e articolarla sul territorio attraverso dei forum locali". Benvenuti nel movimento, dunque: mancavate soltanto voi.
Sabina Morandi