Liberazione-Scuola, prove di unità contro la finanziaria
La ministra non convince la Cgil Scuola, prove di unità contro la finanziaria Un buco nell'acqua. Ecco che cosa è stato l'incontro di ieri tra Letizia Moratti e i sindacati cosidetti maggiorme...
La ministra non convince la Cgil
Scuola, prove di unità contro la finanziaria
Un buco nell'acqua. Ecco che cosa è stato l'incontro di ieri tra Letizia Moratti e i sindacati cosidetti maggiormente rappresentativi. All'orizzonte si staglia ora lo sciopero generale del comparto all'interno della più ampia agitazione del pubblico impiego prevista per il prossimo 14 dicembre. Una proposta unitaria era partita, proprio dalle colonne di Liberazione, da parte dei Cobas della scuola all'indomani della prima tornata di scioperi proclamati da singole organizzazioni di categoria. Le parole di Moratti sono suonate a Titti De Simone, parlamentare di Rifondazione comunista, come "l'ennesima riprova dell'arroganza di questo governo". I dati della Finanziaria parlano da soli visto che non sono previsti investimenti per l'adeguamento degli stipendi degli insegnanti all'andamento europeo, né per il miglioramento delle infrastrutture per la didattica e per la ricerca universitaria di base. Sono "ridicole" anche secondo Piero Bernocchi, portavoce dei Cobas della scuola (non ammessi al tavolo in quanto sigla non concertativa), le promesse di nuovi investimenti a partire dal 2003 e solo "se la congiuntura sarà favorevole" formulate dalla ministra. Si tratterebbe di 19mila miliardi in cinque anni da destinare a valorizzazione dei docenti, edilizia scolastica, innovazione tecnologica ma soprattutto alla riforma e al finanziamento delle scuole paritarie. Ma i numeri lasciano perplesso Enrico Panini, segretario della Cgil scuola, che si domanda se siano nuove risorse o riutilizzo di risparmi già previsti: "Bisogna capire di cosa stiamo parlando visto che l'obiettivo già dichiarato di questo governo è di ridurre le spese del personale del 15% nei prossimi 5 anni". Tradotto in cifre quei tagli vogliono dire 10-12mila miliardi, "un passo nella direzione che abbiamo auspicato", dice invece Daniela Colturani, leader della Cisl, il più 'collaterale' - in questa fase - tra i sindacati confederali e dunque il meno disponibile a incrociare le braccia. I Cobas, al contrario, rilanciano proprio per il 14: "Potremo così mettere in campo tutti coloro che vogliono difendere la scuola pubblica contro la catastrofica prospettiva della 'scuola azienda' che vende l'istruzione come una merce". Ma quel giorno si dovrà anche scendere in piazza, dicono gli autorganizzati, "per esprimere tutto il potenziale di lotta maturato nelle scuole, insieme, sindacati confederali e Cobas, lavoratori e studenti, nonché tutte le componenti del movimento no-global che si batte contro la mercificazione della scuola, della sanità, delle strutture pubbliche e contro la guerra". C'è il rischio che tra i confederali del comparto si riproduca la spaccatura ma è quasi certa la determinazione della Cgil a disertare le aule per l'intera giornata del 14. "E' importante una convergenza sulla data dell'agitazione - spiega a Liberazione, Vito Meloni dell'area di Cambiare rotta della Cgil scuola - e sulle forme che dovrà assumere (la manifestazione). Questa occasione prelude ad una stagione di mobilitazioni oltre la finanziaria. Per questo sarà bene innescare dinamiche che favoriscano la convergenza di altre categorie su parole d'ordine unificanti". La Cub scuola, da parte sua, verificherà con gli organismi dirigenti l'ipotesi di fare sciopero: "Ribadiamo che la mobilitazione dovrà essere fatta su contenuti chiari - spiega Cosimo Scarinzi, segretario nazionale - ossia contro ogni ipotesi di ritorno alla concertazione, in nome di forti aumenti salariali e nel rifiuto di ogni tipo di scambio basato su incremento retribuzioni a fronte di massicci tagli dell'organico".
Che. Ant.